Le condizioni socioeconomiche nelle quali viviamo giocano un ruolo fondamentale nel determinare il nostro benessere. E il divario fra più e meno abbienti provoca cambiamenti biologici che, a loro volta, si traducono in marcate diseguaglianze di salute. Da tempo è noto che le condizioni sociali ed economiche in cui una persona nasce e cresce possono avere forti conseguenze sul suo stato di benessere e sulla qualità della sua vita. Ma uno studio pubblicato sulla rivista «Aging» ha posto per la prima volta lo status socioeconomico (basso) sullo stesso livello di altri fattori di rischio noti per la salute: come l’abuso di alcol, il fumo, l’eccesso di peso. Condizioni di disagio, secondo gli autori, sarebbe responsabile di alcune modificazioni dell’espressione del Dna associate a un invecchiamento biologico precoce.

Quanto «pesa» la povertà per la salute

Da tempo è noto che le condizioni sociali ed economiche in cui una persona nasce e cresce possono avere forti conseguenze sul suo stato di benessere e sulla qualità della sua vita. Chi vive in condizioni di povertà ha maggiori probabilità di avere problemi di salute, soprattutto in età avanzata, e queste diseguaglianze creano quello che gli esperti definiscono un gradiente sociale della salute. «Le condizioni socioeconomiche possono entrare sotto la pelle», sintetizza Paolo Vineis, a capo del dipartimento di epidemiologia ambientale dell’Imperial College di Londra e vicepresidente del Consiglio Superiore di Sanità.

È stato lui a coordinare i lavori di «Lifepath», un progetto europeo durato cinque anni, durante i quali ci si è occupati di studiare i meccanismi biologici alla base di questa associazione gradiente di salute.

«Uno dei risultati più rilevanti delle nostre ricerche è che vivere in una posizione sociale svantaggiata è un fattore di rischio associato a mortalità prematura e funzionalità fisica la cui importanza è paragonabile a quello di altri fattori noti come fumo, abuso di alcol e scarsa attività fisica - ha aggiunto Silvia Stringhini, ricercatrice all’Università di Ginevra -. Da un nostro studio è emerso che circa il venti per cento della mortalità prematura è dovuta a una bassa condizione socioeconomica, mentre il 25 per cento è dovuto all’inattività fisica e il trenta per cento al fumo».

Attenzione ai bambini più disagiati

I dati raccolti nelle diverse pubblicazioni del progetto «Lifepath» mostrano che condizioni svantaggiate in termini di reddito, istruzione, abitazione o lavoro, si accumulano fin dalle prime fasi della vita tramite diversi fattori, fra i quali c’è anche lo stress psicosociale. Questa condizione può provocare uno stato di infiammazione sistemica nell’organismo, che a sua volta accelera l’invecchiamento biologico e mina la salute e il benessere delle persone. L’infanzia è cruciale in questo processo ed è quindi fondamentale intervenire in aiuto delle famiglie più povere e dei bambini in modo da migliorare la loro resilienza a condizioni sociali ed economiche avverse. «Bambini e adolescenti cresciuti in contesti economicamente svantaggiosi hanno maggiori probabilità di essere sovrappeso fin dai tre anni, il che poi influirà sulla loro salute da adulti. La condizione sociale della famiglia influisce su alcuni marcatori biologici che abbiamo studiato, come l’accelerazione dell’età epigenetica, mentre vivere in quartieri poveri può avere un impatto negativo su molti fattori di rischio cardiometabolici», ha aggiunto Vineis.

Mortalità comunque in calo (nonostante la crisi)

Fra gli obiettivi di «Lifepath», c’era anche la valutazione dell’impatto che la crisi economica del 2008 ha avuto sull’Europa, realizzata grazie a uno studio sulle diseguaglianze di salute in 27 Paesi europei. «In molti Stati dell’Europa la mortalità è in calo da decenni e questa tendenza non è stata deragliata dalla crisi», ha commentato Johan Mackenbach, epidemiologo dell’Erasmus University Medical Center di Rotterdam. «Sembra che le politiche finalizzate all’abbassamento della mortalità, in quei Paesi, abbiano raggiunto anche le fasce meno istruite della popolazione. Ciò significa che quando si introducono nuove strategie sanitarie, bisogna monitorare con attenzione le disuguaglianze di salute dovute alle condizioni socioeconomiche».

Twitter @fabioditodaro