Comunemente nota come eczema o neurodermite, la dermatite atopica è la più comune malattia cronica infiammatoria della pelle. Colpisce giovani e adulti, in particolare il viso, ma anche altre aree del corpo, come mani, piedi, cuoio capelluto, gomiti e retro delle ginocchia. Ne soffre il 2-5% degli italiani e, secondo un’indagine svolta da Sanofi Genzyme con l’agenzia Stethos, i pazienti adulti che fanno riferimento ai centri specialistici di dermatologia sono oltre 35.500, di cui 7.721 con la malattia nella sua forma grave. Solo un terzo dei casi insorge in età adulta e nei pazienti pediatrici la dermatite tende a scomparire durante l’adolescenza nel 60% dei casi.
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NON RIGUARDA SOLTANTO LA PELLE
Alla comparsa dei primi sintomi, come rossore e prurito, il paziente può non capire subito che il ricorso ad uno specialista è necessario; inoltre, la diagnosi richiede in genere un percorso molto lungo. «É una malattia multifattoriale, determinata da motivi genetici e ambientali, alla cui base c’è un difetto della barriera epidermica.
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Nella fase acuta, la pelle si presenta arrossata e umida; nella fase cronica, diventa secca e desquamata» spiega il professor Giampiero Girolomoni, ordinario di dermatologia e venereologia dell’Università di Verona.
La dermatite atopica va ben oltre la pelle. Da problema cutaneo, diventa una malattia a impatto sistemico. Infatti, la reazione del sistema immunitario, più violenta, può agire a livello della pelle, delle mucose (come nel raffreddore da fieno e nella congiuntivite allergica) e dei bronchi e dei polmoni (asma).
«La progressiva comparsa di sintomi respiratori, come l’asma e la rinite allergica, e allergie alimentari si chiama marcia atopica o marcia allergica» spiega Girolomoni. E nel 30% dei casi i sintomi della dermatite atopica si accompagnano a quelli dell’asma.
L’IMPATTO SULLA QUALITÀ DELLA VITA
Il coinvolgimento di zone del corpo a forte impatto (come il viso e le mani), insieme al prurito intenso, fanno sì che la malattia interferisca con tutti gli aspetti della vita della persona, quella lavorativa, condizionando anche le scelte professionali, e la sfera relazionale e sociale.
Alcune attività, come andare in palestra o in piscina, diventano molto complicate perché compromettono ulteriormente la condizione della malattia. Inoltre, chi ne soffre spesso è costretto ad abbandonare lo svolgimento di alcune attività professionali per il dolore, l’insonnia e le manifestazioni cutanee come rossore e escoriazioni che rendono insostenibili alcuni impieghi come quelli che richiedono un costante rapporto con il pubblico e una costante concentrazione. Queste numerose rinunce aumentano lo stress e senso di frustrazione e di discriminazione.
Di «perdita dell’immagine di sé» parla la professoressa Annalisa Patrizi, direttore della Scuola di specializzazione in dermatologia e venerologia e della Dermatologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna e che ricorda come il costante imbarazzo, cui si aggiunge la diffidenza altrui per l’aspetto della pelle con eczema, ha delle «ripercussioni sull’efficienza, la produttività e la presenza sul lavoro».
I SINTOMI E LE TERAPIE
Il prurito è il sintomo comune alla maggior parte dei pazienti; esso provoca un urgente bisogno di grattarsi che porta all’ulteriore danneggiamento della pelle che si cerca di contrastare con creme emollienti che combattano l’eccessiva secchezza e aiutano contro un eventuale riacutizzarsi della malattia.
La prima terapia impostata dal dermatologo è quella a base di cortisone topico e, nei casi più difficili, si può ricorrere a terapie sistemiche ad azione immunosoppressiva.
«Il monitoraggio è necessario in questi casi e comunque le visite al centro specialistico consentono di osservare l’andamento della malattia e di impostare cure adeguate, con cambiamento dei dosaggi o dello schema terapeutico» ha spiegato Girolomoni. Spesso si nota una certa stanchezza nei pazienti, che non tollerano più creme e cremine e finiscono con l’automedicarsi, ma il costante rapporto con lo specialista è necessario per evitare la cronicità e l’evoluzione verso una forma grave dell’eczema. E per poter beneficiare delle più recenti conoscenze sulla malattia.
Di dermatite atopica si è parlato anche nel corso del meeting annuale dell’American Academy of Dermatology svoltasi di recente ad Orlando dove sono stati presentati i risultati di un farmaco sperimentale, il dupilumab, non ancora in commercio (in approvazione entro l’anno). Il grande lavoro di ricerca degli ultimi anni (oltre 3mila pubblicazioni scientifiche) ha portato ad una maggior comprensione dei meccanismi fisiopatologici della malattia e a nuovi trattamenti topici e sistemici allo studio, nei confronti dei quali i ricercatori oggi nutrono molte aspettative.
@nicla_panciera
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