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Il diabete è tra le malattie più diffuse e ha un tasso di crescita impressionante. Da metà degli anni Ottanta ad oggi i malati sono raddoppiati: dal 2 % all’attuale 6% della popolazione, da 2 milioni a quasi 4 milioni.

Stime ottimistiche dicono che l’ascesa di malati continuerà nei prossimi 15 anni per salire all’8% al ritmo di 250 mila nuovi casi l’anno. Parliamo soprattutto di diabete di tipo due che rappresenta più del 90% dei casi. Il diabete di tipo uno è una malattia autoimmune che colpisce soprattutto bambini e giovani e che non si può prevenire. Il diabete di tipo due insorge con l’età o con stili di vita sbagliati e non sempre lo si scopre in modo tempestivo aggravando la malattia.

Arrestare l’epidemia «è una battaglia durissima, da combattere ogni giorno» come spiega Enzo Bonora, ordinario di endocrinologia dell’Università di Verona e presidente della Fondazione diabete ricerca.

«Dico sempre che servono due forchettate in meno e tre passi in più: non bisogna fare una dieta di punizione, ma va tolto qualcosa tutti i giorni. La pasta non va eliminata ma bisogna consumarne poca, 80 grammi, così come con dolci, formaggi e insaccati bisogna mangiarne con moderazione. È una questione di quantità e di calorie: oggi si è sottoposti a una pressione ambientale, pubblicitaria e di abitudini che porta a mangiare in via continuativa durante la giornata e si è così esposti al rischio diabete. Poi bisogna camminare ogni giorno mezz’ora - tre quarti d’ora».

I TEST DA FARE PER SAPERE SE ABBIAMO IL DIABETE

Ad essere colpiti dal diabete sono i più poveri e con un tasso di istruzione più basso, nel mondo e in Italia: al sud più che al nord. «In Italia - continua Bonora - un milione di persone sono malate e non lo sanno e questo impedisce di curarsi efficacemente. I test sono tre: misurare la glicemia a digiuno, il livello di zucchero nel sangue. Se il valore è uguale o superiore a 126 la diagnosi di diabete va verificata con una seconda misurazione a distanza di qualche giorno a meno di un valore particolarmente alto; il prelievo di emoglobina glicata, la quantità di glucosio che si attacca alla molecola di emoglobina e si misura nell’arco di tre mesi, se superiore o uguale a 6,5% bisogna preoccuparsi e poi ci sono persone che vengono identificate solo con la curva del glucosio, si misura la glicemia dando da bere una bevanda zuccherata, se il valore è superiore a 200 c’è diagnosi di diabete. Questo è un approccio più complesso per svelare quelle persone che non hanno disturbi e quindi non si testano ma quella glicemia che non dà disturbi fa danni giorno dopo giorno alle arterie, agli occhi, ai nervi, a tutti gli organismi. Tante volte la diagnosi viene fatta la prima volta in caso di complicanze, come un infarto o ictus».

LA PREVENZIONE

Le donne anziane sono colpite in misura maggiore degli uomini ma a giocare è la longevità ancora maggiore nelle donne, gli uomini si ammalano prima e muoiono prima, spiega Bonora. Sulle cause della malattia «per il diabete di tipo I non sappiamo bene i fattori di rischio - continua il docente - ma per il diabete di tipo II lo sappiamo: l’età avanzata, la storia famigliare, e l’eccesso di peso.

Probabilmente ci sono anche delle interazioni degli inquinamenti ambientali, conservanti, coloranti, edulcoranti, in grado di modificare la flora batterica intestinale, che modificata produce sostanze ad azione diabetogena. Anche nell’aria che respiriamo ci sono sostanze diabetogena: è stata vista una relazione tra diabete e polveri sottili e poi c’è il fumo di sigaretta che aumenta il rischio».

LA RETE DI ASSISTENZA

La buona notizia è che l’Italia ha un tasso di incidenza della malattia simile ad altri paesi europei ma ha ancora una rete di assistenza più efficiente soprattutto al nord: «Abbiamo una rete diabetologica d’avanguardia, l’incidenza delle complicanze è più bassa di altri paesi d’Europa e del mondo e anche l’eccesso di mortalità. La rete assiste solo il 40-50% delle persone con diabete. Se vogliamo che tutti abbiano le stesse opportunità di cura devono andare nei centri specialistici, la rete va potenziata, abbiamo farmaci che possono essere prescritti solo in centri diabetologici, in questo modo riduciamo anche i costi perché la malattia non si cronicizza».

I SUGGERIMENTI DELL’OMS

L’OMS nel «Global report on diabetes» di pochi mesi fa suggerisce un maggiore impegno da parte della politica: serve tassare di più i prodotti molto zuccherati e preconfezionati, diminuire il prezzo di frutta e verdura, cambiare le etichette, promuovere alimenti per bambini salutari. Inoltre l’attività fisica deve essere promossa anche attraverso una pianificazione urbana adeguata e sport dai prezzi accessibili.

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