Difficoltà nelle abilità di lettura, scrittura e calcolo si identificano nella dislessia, discalculia, disgrafia, disortografia: sono questi i disturbi specifici dell’apprendimento (DSA). Il funzionamento intellettivo di chi ne soffre è intatto, ma con il procedere del percorso scolastico diventano oggettive le difficoltà del bambino prima e dell’adolescente poi, di leggere e scrivere in maniera fluente, di sviluppare abilità adeguate nella scrittura e nella decodifica dei testi.
Le difficoltà di lettura possono essere più o meno gravi e possono accompagnarsi a difficoltà nella corretta acquisizione fra fonologia e rappresentazione grafemica della parola e si parla di disortografia. Può essere ravvisata la difficoltà nella realizzazione manuale dei grafemi e si parla di disgrafia, mentre la debolezza nella strutturazione delle componenti di cognizione numerica viene identificata come discalculia.
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Le diverse componenti descritte sin qui possono essere presenti tutte insieme ed essere più o meno accentuate. Un bambino DSA, quindi, deve impegnarsi moltissimo per raggiungere risultati scolastici che per altri bambini risultano più automatici e viene spesso individuato come un soggetto a cui mancano delle abilità. Tutto questo, inevitabilmente si ripercuote negativamente sulla sua autostima.
Bassa autostima: un fattore di rischio per la depressione
Dagli studi disponibili emerge che bambini e adolescenti con una diagnosi DSA hanno un basso livello di autostima e vivono nella costante paura di essere etichettati come stupidi o pigri. Una bassa autostima, secondo le evidenze scientifiche fin qui acquisite, costituisce un fattore di rischio per lo sviluppo di depressione e porta a sperimentare sentimenti di inadeguatezza in vari ambiti della vita personale.
«Quando si fallisce in una qualunque attività intrapresa, si sperimenta la sensazione di impotenza che porta alla volontà, limitata nel tempo, di non intraprendere alcuna altra azione e anche se in qualche modo si tenta di fare una certa cosa, viene meno la capacità di persistere- spiega Andrea Novelli, psicologo, psicoterapeuta e membro del Consiglio Direttivo di AID (Associazione Italiana Dislessia) che aggiunge- Molti fallimenti in età evolutiva generano un’assenza di speranza che facilita la costruzione di uno stile pessimistico, il quale, se si protrae nel tempo e in molte situazioni abbassa l’autostima, se ciò perdura conduce a disturbi ansioso-depressivi. Per i bambini con DSA il fallimento scolastico si ripete costantemente e quando non è compreso, sia i genitori sia gli insegnanti concludono che il bambino è svogliato cioè danno una spiegazione personalizzante, che lede in maniera gravissima l’autostima del bambino poiché sviluppano la sensazione di impotenza in ambito scolastico».
Ecco dunque che questi bambini vanno compresi dai genitori e dall’ambiente scolastico: prima si riesce a individuare un’eventuale criticità, migliore sarà l’intervento che si potrà mettere in atto. Oltre a scelte didattiche mirate che possono aiutare il bambino ad apprendere puntando sulle sue potenzialità, senza insistere troppo sulle sue mancanze, anche i genitori devono incoraggiare i piccoli successi quotidiani dei loro bambini e adoperarsi per offrire loro sostegno, anche quando non richiesto, senza per questo sostituirsi mai a loro.
Una diagnosi che non deve essere penalizzante
Una diagnosi di DSA non deve impedire la realizzazione di un percorso scolastico normale e neppure impedire di accedere a traguardi della vita che per gli altri sono scontati come possono esserlo l’accesso all’università o il conseguimento della patente di guida. Per quest’ultimo traguardo, purtroppo, per i DSA si riscontrano numerose criticità.
«In generale manca un’adeguata formazione sia degli istruttori sia degli esaminatori. Non è prevista alcuna attenzione particolare nell’adattamento della struttura sematico-lessicale dei quiz, né sono previste le tipiche misure compensativo/dispensative che normalmente i ragazzi utilizzano in ambito scolastico, come ad esempio un tempo maggiore per lo svolgimento della prova- interviene ancora il dottor Novelli che aggiunge -L’unica possibilità prevista è il files audio durante la prova di teoria, allegando alla documentazione di rito, oltre al certificato di uno dei sanitari di cui all’art. 119, comma 2, del codice della strada (o laddove ricorrano i presupposti, della commissione medica locale) un certificato di un medico neuropsichiatra in cui è specificamente attestato che il candidato è affetto da disturbo specifico di apprendimento della lettura (o dislessia) e/o scrittura (o disortografia).
Va considerato che molte diagnosi in possesso delle famiglie sono effettuate da psicologi accreditati o conformati (a seconda della normativa regionale), che a tutti gli effetti sono competenti alla diagnosi di DSA (L.56/89).
Ci troviamo quindi nella situazione paradossale in cui il MIUR riconosce le documentazioni presentate da Psicologi e attiva tutte le procedure compensative e dispensative, mentre il Ministero dei trasporti non le riconosce costringendo le famiglie a ulteriori spese per nuove diagnosi mediche. In questo senso l’AID si sta attivando con il Ministero competente per correggere al più presto questa iniquità».
Le iniziative sul territorio
Per sensibilizzare e informare tutti sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento anche quest’anno dall’ 1 al 7 ottobre si svolge la Settimana Nazionale della Dislessia. Tali disturbi solo nel nostro Paese, secondo le stime di AID interessa circa 2.000.000 di persone. La settimana, che anche quest’anno si svolge in contemporanea con la European Dyslexia Awareness Week, è contrassegnata da eventi su tutto il territorio con il coinvolgimento di più di 1000 volontari AID e la collaborazione di 300 fra enti pubblici e istituzioni scolastiche.
Tutte le manifestazioni in programma sono focalizzate non solo sul bambino e le sue difficoltà scolastiche, ma anche sugli ostacoli e le opportunità nell’età adulta per questo si parla anche di inserimento nel mondo lavorativo e accesso all’università. Erickson e AID, infine, hanno lanciato la campagna «Lo sai che…?» con l’obiettivo di sensibilizzare e approfondire la conoscenza sulla dislessia e sugli altri disturbi specifici dell’apprendimento. La campagna porta a scoprire che personaggi come Mika, Jennifer Aniston e Steven Spielberg sono tutti dislessici. Mika parla 7 lingue, ma non riesce a leggere lo spartito musicale, pur essendo in grado di cantare e suonare diversi strumenti musicali. Steven Spielberg a scuola faceva tanta fatica per leggere: ecco perché ha sviluppato una tale immaginazione da riuscire a creare personaggi come l’extraterrestre E.T. e ideare un film come Jurassic Park.