Un intervento inedito in Piemonte. E a detta degli esperti, tra i più avanzati in Italia. È quello che all’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino si è tradotto in un doppio trapianto di reni da un unico donatore. A fare la differenza non è l’operazione in sè ma la combinazione delle età: 83 anni il donatore, deceduto all’ospedale di Ciriè, 78 anni i trapiantati (uno era entrato in dialisi quest’anno, l’altro nel 2011).
Gli interventi sono stati effettuati dalle Chirurgie vascolari dirette da Maurizio Merlo e Carla Porta e dalle Urologie dirette da Paolo Gontero e Alessandro Volpe, con il supporto degli anestesisti di Pierpaolo Donadio e di Francesco Della Corte delle Molinette e di Novara: i pazienti sono ricoverati nei reparti di Nefrologia (diretti da Luigi Biancone e da Vincenzo Cantaluppi) dei rispettivi ospedali, dove proseguono la fase post-operatoria e sono fuori dalla dialisi.
Operazione inedita, si premetteva, che sposta in avanti la frontiera dei trapianti «old for old» peraltro di casa al Centro Trapianti renali «A. Vercellone» delle Molinette, al top in Italia sia per il numero di interventi sia per la sopravvivenza e la qualità di vita: l’80% degli organi arriva dal Piemonte, il resto da altre regioni. Un’operazione, anche, che accende un faro sull’aumento di trapianti in pazienti anziani da donatori anziani. Nei prossimi giorni sarà pubblicata sulla principale rivista mondiale di Nefrologia, il «Clinical Journal of the American Society of Nephrology», uno studio effettuato dal gruppo dei nefrologi delle Molinette sui risultati a distanza di anni dei trapianti di rene effettuati «old for old» da donatori di diverse fasce di età sopra i 50 anni, analizzando 647 trapianti da donatori con età superiori a 50 anni (da 50 a 88 anni) effettuati dal 2003 al 2013 in riceventi con età media sui 60 anni. I risultati di sopravvivenza dei trapianti con queste caratteristiche dopo 5 anni sono attorno all’80% e sono simili anche con i donatori superiori a 80 anni.
Diversi i fattori che da una decina di anni a questa parte hanno reso possibile quello che nel passato prossimo sembrava impossibile: in primis, il progressivo allungamento dell’età di vita. «E’ migliorata la prevenzione - spiega il professor Biancone - e quindi la sopravvivenza delle persone. Ma anche la comorbilità e i problemi renali legati all’età».
Non a caso, oggi l’ingresso delle persone in dialisi si avvicina mediamente ai 70 anni. «Sono cambiate anche le caratteristiche dei donatori - interviene Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro Nazionale Trapianti -: prima si trattava di soggetti deceduti a seguito di traumi, prevalentemente stradali, oggi di persone sui sessant’anni, ipertese, colpite da emoraggie e da ictus». Poi la tecnologia: con riferimento soprattutto alla «perfusione», cioè all’impiego di speciali apparecchi che consentono al rene di essere costantemente irrorato quando è «in ghiaccio» nelle ore antecedenti il trapianto. Il tutto preceduto, nel caso di donatori anziani, da una rigorosa valutazione degli organi da trapiantare basata non solo sull’analisi nefrologica e chirurgica ma anche su quella istologica.
Insomma: oggi esistono le condizioni per garantire la funzionalità di un rene, anche se «anziano», a prescindere dalla carta di identità del donatore. «I problemi renali che talora determinano lo scarto di un donatore possono occasionalmente presentarsi anche in giovane età, da qui la prassi dei controlli multipli - precisa Biancone -. Una variabile, semmai, è legata al trapianto da donatore vivente o deceduto: nel primo caso lo stato dell’organo è migliore, il che agevola i trapianti tra donatori anziani e riceventi anche molto giovani».
L’aumento dell’età media dei donatori in Italia è un fatto, spiegano dal Centro Nazionale Trapianti: 48 anni nel 2002, 56 nel 2010, 60 quest’anno. Una media che però deve tenere conto delle «regole per organo»: il fegato non ha età, e può essere donato anche da ultranovantenni; il rene ha raggiunto e superato la frontiera degli 80 anni. Mentre per cuore e polmoni non si va oltre i 65 anni. Comune la necessità di un flusso di donazioni sempre e comunque costante.
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