L’inferno dantesco, lo sappiamo tutti, si chiude così: “ E quindi uscimmo a riveder le stelle”. Insomma, finalmente “fuori”. Il cielo, l’aria aperta, il mondo – quello nostro – che ci riaccoglie con i suoi odori, i suoi rumori, il vento, l’acqua, la luce abbagliante di mezza mattina e quella incerta delle albe e dei tramonti. Anche in città possiamo assaporare tutto questo: basta abbandonare per qualche ora i nostri rifugi che – troppo spesso – diventano trappole; magari non trappole: luoghi con poca luce, poca aria, poco… mondo.
Non possiamo smettere di lavorare né decidere, da domani, di non mandare i nostri figli a scuola. Tantomeno possiamo tornare a vivere… sotto le stelle. Ci risiamo: di nuovo le stelle; compresa quella a noi più vicina, il Sole. Luce naturale e aria aperta, due ingredienti importanti, fondamentali per il nostro benessere.
Noi siamo la generazione “indoor”, siamo sempre “dentro”. Trascorriamo ore, giorni in casa, in ufficio, in auto e usciamo solo per passare da un “rifugio” all’altro. Solo qualche anno fa non era così: i bambini di ieri uscivano di più, stavano più tempo all’aria aperta. Bambini o adulti il discorso non cambia: la luce del sole, chiudendoci dentro, la vediamo poco, non ne godiamo i benefici; la annulliamo, quanto meno la filtriamo. E, come già detto, non fa bene.
Il Sole regola l’apporto di vitamina D, riduce gli scompensi dell’umore, ci tiene lontani dalla depressione e dai disordini affettivi stagionali (SAD). Sono dati ricavati dalle sempre più numerose ricerche effettuate sul rapporto uomo-natura e luce. Negli ambienti chiusi si possono sviluppare e moltiplicare infinite sostanze tossiche (materiali da costruzione, prodotti per la pulizia, plastica…). Ambienti chiusi e poco illuminati influiscono negativamente sull’umore, sulla qualità del sonno, la capacità di concentrazione…
Dalle ricerche ai sondaggi: ne citiamo uno del 2018 commissionato da VELUX e realizzato da YouGov in 14 Paesi europei, Italia inclusa, e nel Nord America. Ecco qualche numero: il 52% degli intervistati dichiara di trascorrere all’aria aperta, a contatto con la natura (e sotto la luce del sole), meno di un’ora alla settimana. L’aliquota italiana sale a 66…!
“Il sondaggio – ha commentato Peter Foldbjerg, esperto di climatizzazione indoor – mostra comunque che le persone stanno sviluppando una maggior consapevolezza sul fatto che si tratti di uno stile di vita non ideale; diventa pertanto fondamentale trovare nuovi modi per riportare la natura nella nostra quotidianità”.
Come se ne esce? Uscendo di più, ovvio. Ma siccome oggi questo non è sempre possibile, è bene ripensare il nostro modo di abitare; abitare la casa, l’ufficio, la scuola. Insomma il nostro mondo indoor. Come si fa? Si fa eliminando il più possibile le sostanze tossiche, asciugando il bucato all’esterno, evitando i detergenti chimici, aprendo le finestre più volte al giorno... Si fa, soprattutto, con le finestre: scegliendo quelle più indicate caso per caso, quelle capaci di far entrare, anche dall’alto, più luce naturale in casa.
E quindi uscimmo, poi rientrammo. Rientriamo; in casa, beninteso, non nei gironi danteschi. Ma il Sole, la nostra buona stella, resta con noi.
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