Una banale carenza di vitamine potrebbe essere alla base di molti casi di emicrania che colpiscono i ragazzi e i giovani adulti. A lanciare questa ipotesi, destinata ad alimentare il dibattito su un disturbo complesso e ancora in parte oscuro, è una recente ricerca presentata al meeting annuale della American Headache Society che si è tenuto a San Diego, in California.

Lo studio ha evidenziato che una significativa percentuale di giovani che soffrono di emicrania ha nel sangue livelli inferiori alla norma di vitamina D, vitamina B2 e coenzima Q10, che costituiscono la componenti vitaminiche essenziali per il corretto funzionamento delle «centraline energetiche» delle nostre cellule: i mitocondri. «Una funzionalità carente, probabilmente dovuta alla mancanza o al sovrautilizzo di vitamine, potrebbe sottoporre chi soffre di emicrania a un maggior rischio di deficit energetici», ha sottolineato l’autore dello studio, Andrew Hershey, direttore del centro emicranie dell’Ospedale Pediatrico di Cincinnati. Proprio queste carenze nella produzione di energia da parte delle cellule potrebbero avviare, secondo il ricercatore, la cascata di reazioni che finiscono per accendere il dolore nei soggetti predisposti.

LIVELLI DI POCO INFERIORI ALLA NORMA

La ricerca statunitense ha preso in esame quasi 8 mila giovani sofferenti di emicrania che hanno fatto riferimento al centro medico di Cincinnati nell’arco di tempo di 18 anni, a cui erano stati analizzati i livelli nel sangue di vitamina D, riboflavina (o vitamina B2), coenzima Q10 e folati prima delle cure. Dai risultati è emerso che un’alta percentuale di ragazzi mostrava livelli anche moderatamente inferiori alla norma di almeno una di queste vitamine, con alcune differenze significative a seconda dei gruppi di pazienti. Ad esempio i giovani che soffrivano delle forme croniche di emicrania avevano più frequentemente una carenza di coenzima Q10 rispetto ai giovani con emicrania episodica, le giovani donne mostravano più spesso una carenza di questo enzima rispetto agli uomini, che invece manifestavano un deficit di vitamina D in più larga percentuale.

INTEGRATORI SÌ O NO?

La corretta prevenzione nella cura dell’emicrania in età giovanile, secondo i ricercatori, dovrebbe quindi avere inizio da una sana e ricca alimentazione, anche se è ancora aperto il dibattito su quanto sia utile assumere queste elementi in forma di integratori. «Sono necessari ulteriori studi per chiarire se la supplementazione di vitamine è necessaria nei pazienti con emicrania e se i pazienti con deficit lieve hanno maggiori probabilità di beneficiare della supplementazione», ha dichiarato la coautrice dello studio Suzanne Hagler, della divisione di neurologia dell’Ospedale Pediatrico di Cincinnati. Le ricerche sul legame tra deficit vitaminici ed emicrania appaiono infatti discordanti. Un’ampia analisi pubblicata nel 2014 sulla rivista BioMed Research International, ad esempio, è giunta alla conclusione che non esistono prove scientifiche sufficienti a dimostrare che un deficit di vitamina D sia alla base di un maggior rischio di emicrania.

IL DILEMMA DEL MAGNESIO

Un altro capitolo interessa poi il magnesio, un elemento messo in relazione con diverse forme di cefalea da alcuni studi scientifici. Una ricerca pubblicata lo scorso maggio sull’International Clinical Psychopharmacology ha mostrato che il rischio di essere colpiti da una forma acuta di emicrania aumenta di oltre 35 volte quando nel sangue sono presenti livelli di magnesio inferiori alla media. Ma anche in questo caso, secondo Andrew Hershey, c’è da dubitare che una sua integrazione possa apportare benefici, dato che soltanto l’1% del magnesio assunto va a finire nel plasma sanguigno.


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