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Un feto non respira o mangia nel pancione della mamma. Ma sopravvive e cresce nel grembo materno proprio come se respirasse e mangiasse. Questo grazie alla presenza temporanea di quello straordinario organo che è la placenta, quella speciale «bolla» che avvolge il feto e mette in contatto la mamma con il suo bimbo.

Tecnicamente, quindi, la tragica morte della donna di Catania e dei suoi due gemellini che portava in grembo, non può esser stata causata da una «crisi respiratoria» dei feti. Ma, al massimo, da un’insufficienza placentare che ha compromesso il passaggio di ossigeno e sostanze nutritive al feto.

IL FETO SI NUTRE E SI OSSIGENA ATTRAVERSO IL SANGUE DEL CORDONE OMBELICALE

«I feti non respirano come facciamo noi all’aria aperta», spiega Leonardo Caforio, responsabile di Chirurgia neonatale dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. «Anzi non respirano proprio. Piuttosto si nutrono di ossigeno e altre sostanze nutritive, come vitamine e proteine, attraverso il sangue del cordone ombelicale», aggiunge.

Si tratta quindi di un tipo di «respirazione» - o meglio di rifornimento di ossigeno - che avviene attraverso il passaggio di sangue.

«Il sangue del feto circola attraverso i vasi sanguigni del cordone ombelicale che sono: una vena che trasporta il sangue ricco di ossigeno e sostanze nutritive dalla placenta al bambino e due arterie che riportano alla placenta il sangue povero di ossigeno e ricco di prodotti di scarto», spiega Caforio.

In qualche modo funziona in modo contrario a quanto avviene con la nascita. «Di solito sono le arterie che trasportano il sangue ricco di ossigeno, nei feti è invece il contrario», sottolinea l’esperto.

In pratica, il feto, attraverso la vena del cordone ombelicale, riceve dalla madre le sostanze che gli servono per vivere, come se mangiasse e respirasse, e restituisce alla madre, attraverso le due arterie del cordone ombelicale, le sostanze di scarto che verranno poi espulse dalla madre attraverso i suoi polmoni e attraverso la sua urina e le sue feci.

LA PLACENTA FUNZIONA SIA COME BARRIERA CHE COME FILTRO

Il sangue del bambino però non è quello della madre: si tratta di due circoli sanguigni separati. Il compito di tenere separati i due circoli sanguigni è affidato alla placenta, che deve però permettere lo scambio dell’ossigeno, delle sostanze nutritive e delle sostanze di scarto dovute alle funzioni vitali del bambino. La placenta costituisce quindi, allo stesso tempo, una barriera per una parte del sangue e un filtro per la parte rimanente, ovvero per le sostanze che devono poter essere scambiate tra la madre e il bambino nel suo grembo, compresi gli ormoni e gli anticorpi della madre.

L’INSUFFICIENZA PLACENTARE E’ LA PIU’ FREQUENTE PATOLOGIA CHE METTE IN PERICOLO IL FETO

Quando il feto non riceve ossigeno e nutrimento necessari allora non significa che non respira e non mangia. Almeno non lo possiamo intendere così letteralmente. «I problemi che spesso vengono impropriamente definiti come crisi o disturbi respiratori sono in realtà problemi di ridotto apporto di ossigeno», specifica Caforio. «La più frequente delle patologie a riguardo è l’insufficienza placentare. Se immaginiamo la placenta come se fosse un filtro - continua – nell’insufficienza placentare significa che i vasi sono più piccoli o ostruiti e impediscono il passaggio dei nutrienti e dell’ossigeno».

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