Poche note della sonata K 448 di Wolfgang Amadeus Mozart, ascoltate ogni giorno, ridurrebbero di quasi il 21% la frequenza delle crisi epilettiche in pazienti resistenti ai farmaci. Sono i risultati dello studio realizzato dall'Unità di ricerca dell'Istituto Serafico di Assisi,coordinata dal direttore sanitario Sandro Elisei, presentato alla International Conference on Mental Health 2017 a Cambridge.
Secondo lo studio dell'istituto Serafico - centro specializzato nella riabilitazione, cura ed educazione di
bambini e ragazzi con gravi disabilità fisiche e cognitivo comportamentale - l'ascolto indotto della Sonata K 448 di Mozart avrebbe degli effetti benefici. I ricercatori hanno infatti constato che, nei soggetti affetti da epilessia farmacoresistente in aggiunta a una severa disabilità intellettiva, ascoltare la sonata di Mozart ridurrebbe il
rischio di ricaduta: in 1 paziente su 2, la melodia del compositore austriaco porterebbe a una riduzione di circa il 21% delle crisi epilettiche e nel 10% dei casi si è assistito alla loro scomparsa.
La musica inoltre porterebbe a un miglioramento delle abilità comunicative, verbali, motorie, emotive e sociali.
Ecco perché si parla di “Effetto Mozart”. Da tempo riconosciuta come malattia sociale, l'epilessia è una patologia neurologica che si manifesta sotto forma di crisi, disturbi improvvisi e transitori, causata da una alterata funzionalità dei neuroni. È una delle malattie più diffuse e nel mondo ci sono circa 65 milioni di persone che ne soffrono. In Italia, il dato si attesta a mezzo milione, con più di 30.000 nuovi casi l'anno.
Lo studio ha però portato alla luce anche un altro aspetto: gli effetti benefici rilevati sono temporanei. Infatti, a distanza di qualche mese la frequenza delle crisi epilettiche è tornata ai numeri iniziali. Per avere effetti positivi a lunga durata, affermano i ricercatori, «è quindi consigliabile “prescrivere” l'ascolto della Sonata K 448 a vita». Questo studio è un «importante contributo a sostegno dell'indicazione di far ascoltare la musica come terapia aggiuntiva nella gestione clinica dell'epilessia in soggetti con una disabilità profonda, soprattutto quando i trattamenti farmacologici standard non si dimostrano particolarmente efficaci», ha concluso Elisei.