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Le nuove tecnologie possono aiutare i pazienti a seguire meglio le terapie e a vincere la tendenza a non assumere i farmaci prescritti. Quello dell’aderenza è un problema noto, di cui si discute da decenni e soprattutto nel caso di malattie croniche, di natura cardiovascolare, oncologica, respiratoria e mentali.

Non essere aderente significa non seguire le prescrizioni in termini di dosaggio e frequenza indicati dal medico (compliance) e di farlo in modo continuativo (persistenza). L’Oms stima che solo la metà dei pazienti assuma i farmaci in modo corretto. Secondo il Comitato Italiano per l’Aderenza alla Terapia, in Italia, solo il 57,7% dei pazienti aderisce ai trattamenti antipertensivi, il 63,4% alle terapie ipoglicemizzanti per la cura del diabete, il 40,3% alle cure antidepressive, il 13,4% ai trattamenti con i farmaci per le sindromi ostruttive delle vie respiratorie e il 52,1% alle cure contro l’osteoporosi. Recenti dati Osmed, inoltre, rivelano che il 50% delle persone che inizia un trattamento psicofarmacologico lo interrompe dopo appena tre mesi. Dopo tre mesi, i più interrompono il trattamento e l’abbandono aumenta con l’età del paziente.

Nel caso della depressione, quando il trattamento inizia a funzionare e la persona torna a sentirsi meglio, spesso decide di interrompere la cura. «Uno dei nostri primi compiti è ricordare che la depressione è una patologia del sistema nervoso e come tale deve essere curata, con un approccio scientifico rigoroso. Abbandonare la terapia quando inizia a dare i suoi frutti è purtroppo un comportamento diffuso ma decisamente scorretto» Maria Signorelli psichiatra dell’Università di Catania, in occasione della presentazione di una nuova app per i pazienti studita da un gruppo di clinici. «Una persona con patologie cardiologiche non interromperebbe di sua iniziativa una terapia efficace, probabilmente perché si tratta di patologie che non vivono lo stigma e che non hanno lo stesso livello di disinformazione delle patologie mentali». Abbandonare la terapia significa essere a maggior rischio di ricadute.

La nuova app, Giada, è pensata per il monitoraggio dell’aderenza alla terapia e del suo andamento e consente la raccolta delle informazioni relative all’umore del paziente in un sorta di diario che potrà poi essere mostrate al medico durante la visita. Realizzata con la collaborazione di un board di esperti composto da Giuseppe Carrà, psichiatra dell’Università Milano Bicocca, Maria Signorelli psichiatra dell’Università di Catania e Coordinatrice SIP giovani e Umberto Volpe, psichiatra all’Università Politecnica delle Marche, con il patrocinio dell’Associazione Italiana per i Disturbi Depressivi (AIDDEP), di Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, di Fondazione Istud, della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia (SINPF), della Società Italiana di Psichiatria (SIP) e SIP giovani, della Società Italiana di Psichiatria Sociale (SIPS) e della Società Italiana di Psicopatologia (SOPSI). L’App, scaricabile su dispositivi mobile IOS e Android, ha ottenuto il supporto incondizionato di Lundbeck Italia, e ricorda esattamente cosa prendere, quando farlo e manda news informative che spiegano l’importanza di seguire correttamente il trattamento prescritto dal medico.

Le nuove tecnologie possono aiutare i pazienti a seguire meglio le terapie e a vincere la tendenza a non assumere i farmaci prescritti. Quello dell’aderenza è un problema noto, di cui si discute da decenni e soprattutto nel caso di malattie croniche, di natura cardiovascolare, oncologica, respiratoria e mentali.

Non essere aderente significa non seguire le prescrizioni in termini di dosaggio e frequenza indicati dal medico (compliance) e di farlo in modo continuativo (persistenza). L’Oms stima che solo la metà dei pazienti assuma i farmaci in modo corretto. Secondo il Comitato Italiano per l’Aderenza alla Terapia, in Italia, solo il 57,7% dei pazienti aderisce ai trattamenti antipertensivi, il 63,4% alle terapie ipoglicemizzanti per la cura del diabete, il 40,3% alle cure antidepressive, il 13,4% ai trattamenti con i farmaci per le sindromi ostruttive delle vie respiratorie e il 52,1% alle cure contro l’osteoporosi. Recenti dati Osmed, inoltre, rivelano che il 50% delle persone che inizia un trattamento psicofarmacologico lo interrompe dopo appena tre mesi. Dopo tre mesi, i più interrompono il trattamento e l’abbandono aumenta con l’età del paziente.

Nel caso della depressione, quando il trattamento inizia a funzionare e la persona torna a sentirsi meglio, spesso decide di interrompere la cura. «Uno dei nostri primi compiti è ricordare che la depressione è una patologia del sistema nervoso e come tale deve essere curata, con un approccio scientifico rigoroso. Abbandonare la terapia quando inizia a dare i suoi frutti è purtroppo un comportamento diffuso ma decisamente scorretto» Maria Signorelli psichiatra dell’Università di Catania, in occasione della presentazione di una nuova app per i pazienti studita da un gruppo di clinici. «Una persona con patologie cardiologiche non interromperebbe di sua iniziativa una terapia efficace, probabilmente perché si tratta di patologie che non vivono lo stigma e che non hanno lo stesso livello di disinformazione delle patologie mentali». Abbandonare la terapia significa essere a maggior rischio di ricadute.

La nuova app, Giada, è pensata per il monitoraggio dell’aderenza alla terapia e del suo andamento e consente la raccolta delle informazioni relative all’umore del paziente in un sorta di diario che potrà poi essere mostrate al medico durante la visita. Realizzata con la collaborazione di un board di esperti composto da Giuseppe Carrà, psichiatra dell’Università Milano Bicocca, Maria Signorelli psichiatra dell’Università di Catania e Coordinatrice SIP giovani e Umberto Volpe, psichiatra all’Università Politecnica delle Marche, con il patrocinio dell’Associazione Italiana per i Disturbi Depressivi (AIDDEP), di Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, di Fondazione Istud, della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia (SINPF), della Società Italiana di Psichiatria (SIP) e SIP giovani, della Società Italiana di Psichiatria Sociale (SIPS) e della Società Italiana di Psicopatologia (SOPSI). L’App, scaricabile su dispositivi mobile IOS e Android, ha ottenuto il supporto incondizionato di Lundbeck Italia, e ricorda esattamente cosa prendere, quando farlo e manda news informative che spiegano l’importanza di seguire correttamente il trattamento prescritto dal medico.