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Più basso è, meglio è. È il principio che ha spinto i cardiologi europei a dimezzare i limiti massimi di colesterolo Ldl, quello «cattivo», nelle nuove linee-guida presentate al congresso della Società europea di cardiologia, che si è concluso a Roma. Nuovi paletti, questi, che sono stati accolti anche con scetticismo e sospetto. Ma che, per la stragrande maggioranza dei cardiologi, rappresentano invece un sorta di «atto dovuto» alla luce dell’elevata mortalità provocata dalle malattie cardiovascolari, di cui il colesterolo è proprio uno dei principali fattori di rischio.

Prima di questa storica revisione delle linee-guida europee venivano tollerati valori di colesterolo Ldl decisamente più alti: la prescrizione di farmaci per abbassare il colesterolo veniva presa in considerazione soltanto per valori superiori a 190 milligrammi per decilitro. Oggi, invece, i limiti si fanno molto più stringenti e il «range» indicato va dai 70 ai 100 milligrammi per decilitro. «Nel documento si dice che più basso si va meglio è e si chiede di dimezzare il livello del colesterolo, se è eccessivo, anche andando sotto i limiti», sottolinea Alberico Catapano dell’Università degli Studi di Milano e uno dei membri della «task force» che si è occupata di rivedere le linee-guida. «Noi diciamo, per esempio, che, se hai un limite di 70, perché sei a rischio molto alto, e le tue Ldl sono 100, non ti devi accontentare di 70, ma devi diminuire il tutto almeno del 50% e, quindi, arrivare fino a 50».

Su questo approccio più aggressivo al colesterolo non sono però mancate le polemiche. C’è chi ritiene che la riduzione dei limiti massimi sia esagerata. In effetti, con questi nuove indicazioni moltissimi italiani - si stima circa 8 su 10 - dovrebbero iniziare a preoccuparsi di abbassare i propri livelli. «Questa riduzione dei valori di riferimento per l’Ldl potrebbe dare luogo a una forma di medicalizzazione ingiustificata», dice Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano. «Ma anche a un lievitare ingiustificato della spesa sanitaria, che aggraverà il bilancio del Servizio sanitario senza una reale necessità», aggiunge. Tuttavia, i cardiologi europei precisano di non voler arrivare ai livelli degli Usa, dove le statine - cioè i farmaci che abbassano il colesterolo - vengono prescritte «a tappeto».

E, allora, come comportarsi? Chi non rientra nei nuovi limiti, secondo i cardiologi, dovrebbe agire innanzitutto su alimentazione ed esercizio fisico. Con il moto si può anche aumentare i livelli di colesterolo «buono», l’Hdl. Solo dopo si deve prendere in considerazione l’eventualità di prescrivere le statine, che già oggi rappresentano una soluzione efficace per molti.

Solo per i casi più difficili, poi, a cominciare da chi ha una ipercolesterolemia familiare, un difetto genetico che alza i valori fin dalla nascita, sono in arrivo gli anticorpi anti-Pcsk9, farmaci molto costosi ma efficaci dove le altre terapie falliscono. L’Agenzia italiana del farmaco, l’Aifa, starebbe infatti valutando la possibilità di mettere a disposizione questi farmaci innovativi solo ai soggetti con ipercolesterolemia familiare. «In queste persone - spiega Marcello Arca, segretario della Società Italiana per lo Studio dell’Arteriosclerosi - i problemi cardiovascolari si presentano prima rispetto agli altri per effetto dell’esposizione al colesterolo. Studi in corso stanno dimostrando che questi farmaci possono far raggiungere risultati che per ora si ottengono solo con l’aferesi, “ripulendo” cioè il sangue meccanicamente».

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