Due miliardi: a tanto ammonta la quota di persone obese nel mondo. Con quattro milioni che, soltanto nel 2015, avrebbero perso la vita per un problema di salute correlato al proprio eccesso ponderale. Sono questi i dati che emergono dall’ultima istantanea scattata da un gruppo di ricercatori guidati dall’università di Washington e pubblicata sulla rivista scientifica «New England Journal of Medicine». Secondo gli autori, «i risultati documentano una crisi di salute pubblica crescente e inquietante». Ma più dei numeri, fa effetto il dilagare della condizione anche in Paesi in via di sviluppo, che spesso salgono agli onori della cronaca più per le difficoltà di accesso al cibo. In realtà la stessa malnutrizione rischia di provocare l’effetto opposto, se tra il 2005 e il 2015 i tassi di obesità sono triplicati anche in Brasile e in Indonesia e lo stesso trend riguarda pure la Turchia, il Bhutan e il Venezuela: seppur con una portata inferiore.

Un’epidemia su scala globale

Il dato grezzo è di per sé sufficiente ad affermare che l’obiettivo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità s’era prefissata già per il 2013 - ovvero una brusca frenata all’epidemia mondiale di obesità - è stato mancato. E difficilmente potrà essere raggiunto a breve: almeno non nei prossimi due lustri. Leggendo tra le pieghe del dossier, emergono gli aspetti più salienti. Oltre il valore di 30 dell’indice di massa corporea, al di là del quale si concretizza la condizione di obesità, ci sono infatti 600 milioni di adulti e oltre cento di bambini. I primi, per una questione anagrafica, sono più esposti alle conseguenze drammatiche dell’eccesso ponderale: concausa certe per malattie cardiovascolari, disturbi metabolici e almeno una dozzina di tumori (tiroide, esofago, stomaco, pancreas, fegato, colon-retto, seno, ovaie, utero, rene). Ciò non toglie che convenga drizzare le antenne anche nei confronti dei bambini: considerati i potenziali obesi di domani. Dalla ricerca emerge inoltre come non occorra essere obesi per mettere a rischio la propria salute. Basta già entrare nella fascia del sovrappeso - riconoscibile con un indice di massa corporea compreso tra 25 e 30 - per mettere a repentaglio la propria vita. Il 39 per cento dei decessi misurati, così come il 37 per cento dei casi di disabilità, sono infatti stati registrati in persone «appena» in sovrappeso.

L’obesità cresce anche in Africa

Tra i venti Paesi più popolosi, il massimo livello di obesità tra i bambini e i giovani adulti è stato rilevato negli Stati Uniti (13 per cento). L’Egitto è il Paese che annovera il primato in materia di adulti obesi (circa il 35 per cento). Cina e India, invece, vantano una triste leadership: quella di patrie del maggior numero di bambini obesi. In Africa sono il Burkina Faso, il Mali e la Guinea Bissau i tre Stati che hanno fatto registrare la crescita più rapida: qui oggi risulta obeso in media il sette per cento della popolazione. Mentre nel complesso il dato sull’incidenza dell’obesità è raddoppiato in oltre settanta nazioni: dal 1980 a oggi. Nemmeno l’Italia se la passa bene, con i suoi sei milioni di obesi. I ricercatori non sono andati a fondo delle possibili cause dell’epidemia di obesità. Ma nel commentare i risultati, un paio di ipotesi sono state formulate. L’aumento dei consumi di cibi pronti, abbinato ai crescenti tassi di sedentarietà, rappresenta un cocktail fatale per la nostra salute.


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