PISA - I defibrillatori, impiantati ogni anno su circa 21mila italiani, riportano all'ordine il ritmo del cuore se batte troppo velocemente, scongiurando un infarto.

L'unico loro difetto, al momento, è la durata delle batterie che dopo quattro o cinque anni, in base ai casi, impone la sostituzione dell'apparecchio con un'operazione in day hospital.

Ora, con l'arrivo di un nuovo tipo di batterie al biossido di manganese questo problema sembra superato o quantomeno posticipato, dato che è garantita un'autonomia fino a tredici anni.

Ciò è emerso da una ricerca americana su 67mila pazienti che ha testato la durata dei nuovi impianti.

Lo studio è stato presentato nel corso del congresso dell'Associazione Italiana Aritmologia e Cardiostimolazione (Aiac), a Pisa.

I dati americani sono stati confermati da quelli del registro europeo Latitude di cui fanno parte 9mila pazienti dell'Unione europea e 2mila italiani. Il risparmio può arrivare fino a 50 milioni di euro all'anno e 2.500 interventi evitati.

"I nuovi defibrillatori, con una durata superiore a dieci anni, consentono di evitare ogni anno il 60% degli interventi di sostituzione - hanno dichiarato Maria Grazia Bongiorni, Presidente dell'Aiac e Roberto Verlato, direttore dell'Unità Operativa di Cardiologia dell'Ospedale di Camposampiero, Padova - e questo permette di ridurre complicanze e costi, oltre a migliorare la qualità della vita dei pazienti".