Occorre tenere conto delle dovute differenze, a seconda del tumore di cui ci si è ammalati. Ma oggi quasi sei adulti su dieci sono vivi cinque anni dopo aver scoperto di avere un cancro. Merito sia di una consapevolezza che porta ad anticipare le diagnosi e ai risultati raggiunti dalle terapie, che però non sono esenti da effetti collaterali. Problemi di cui fino a pochi anni fa non ci si preoccupava più di tanto, dal momento che l’unico obiettivo era il superamento della malattia. Ma che oggi vengono invece affrontati e pure superati, con l’obiettivo di garantire ai pazienti oncologici una vita dignitosa pure dopo la malattia.

Chemioterapia: come evitare che danneggi il cuore

I benefici della chemioterapia non sono in discussione, ma il ricorso prolungato ai farmaci di questo tipo può provocare contraccolpi per la salute cardiovascolare: ipertensione, cardiopatia ischemica fino a un aumentato rischio di incorrere in un infarto. In un’epoca contraddistinta da grandi successi in oncologia, i pazienti rischiano il cuore per le conseguenze avverse proprio delle cure che li hanno salvati dal tumore.

È quanto è emerso da un recente studio sulle cause di decesso in 1807 pazienti sopravvissuti al cancro. In un follow-up durato sette anni, si è evidenziato che un paziente su tre muore per disturbi cardiaci e la metà per la malattia per la quale era realmente un cura: ovvero il cancro. Ecco perché occorre comunque interrogarsi sulle azioni da intraprendere una volta finite le cure.

«Tutto ciò si può evitare valutando la salute cardiovascolare del paziente se al momento della diagnosi e prima della scelta della terapia oncologica - afferma Nicola Maurea, direttore della struttura complessa di cardiologia dell’Istituto Nazionale dei Tumori Fondazione Pascale di Napoli -. In questo modo si può iniziare fin da subito il trattamento nei confronti di fattori di rischio o malattie pregresse: come l’ipertensione, l’ipercolesterolemia, l’ipertrigliceridemia, il diabete, la disfunzione ventricolare sinistra e la cardiopatia ischemica. Senza trascurare eventualmente aritmie e problemi tromboembolici, che già da soli espongono il cuore a un rischio più alto».

Da monitorare le interazioni tra i farmaci

Il problema degli effetti collaterali cardiaci delle terapie antitumorali sta diventando sempre più consistente anche perché, a causa dell’invecchiamento della popolazione, un numero sempre maggiore di pazienti arriva alla diagnosi di tumore con fattori di rischio cardiovascolari o cardiopatie silenti. Per esempio: le donne con cancro al seno di età superiore ai 50 anni hanno una probabilità più alta di morire per problematiche cardiache collegate ai trattamenti oncologici che di morire per la recidiva del tumore.

«Spesso, mentre si è tutti concentrati a eliminare il cancro, questi problemi non sono purtroppo riconosciuti o non vengono adeguatamente trattati - prosegue lo specialista -. Si tratta di un errore di prospettiva, perché la presenza di fattori di rischio cardiovascolari non trattati aumenta il rischio di eventi avversi cardiaci a seguito della chemioterapia o della terapia con farmaci biologici.

Il cardiologo che prende in cura il paziente deve essere aggiornato sui farmaci oncologici utilizzati e sulle loro interazioni con i farmaci cardiologici con cui trattare il paziente».

Inoltre, le tecniche ecocardiografiche, attualmente diffuse nella maggior parte degli ospedali e sul territorio, non sempre sono sufficienti a diagnosticare precocemente il danno cardiaco, laddove invece il paziente dovrebbe essere seguito dal da un team che annoveri cardiologi e oncologi durante il corso della malattia e, se ha assunto determinati farmaci, anche per anni dopo la fine della chemioterapia.

Dieta e attività fisica preziosi alleati

Il contrasto alla tossicità della chemioterapia passa pure da uno stile di vita adeguato. E dunque: dieta equilibrata e attività fisica. «Sappiamo che una corretta alimentazione è fondamentale per contrastare gli effetti cardiotossici di chemioterapia e cure biologiche - chiosa Michelino De Laurentiis, direttore della divisione di oncologia medica senologica dell’Istituto dei Tumori napoletano -. L’alimentazione migliora la prognosi e le regole per una dieta antitumorale sono poche: bisogna limitare o abolire carne rossa, zuccheri e dolci, ma senza restrizioni particolari su tutte le altre classi di alimenti. I latticini non devono essere eliminati del tutto né è necessario diventare vegani: non esiste nessuna prova scientifica chiara di eventuali vantaggi, in più si tratta di un regime alimentare difficile da seguire con costanza e anche complicato da gestire perché sia equilibrato in termini di nutrienti necessari».

Anche l’attività fisica gioca un ruolo fondamentale. «Nel caso delle donne con carcinoma mammario, l’attività fisica è talmente efficace da poter essere considerata una vera e propria cura, al pari di chemio e ormonoterapia, oltre che essere preventiva sullo sviluppo di tumori».

Twitter @fabioditodaro


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