Il rapporto con il cibo può essere molto complicato. C’è chi si abbuffa senza alcun controllo, chi spilucca continuamente, chi mangia senza pensarci ma non può farne a meno. Il minimo comun denominatore e ricorrere al cibo in risposta a un disagio, cercando così di farvi fronte, alleviando le emozioni negative. Senza avere il controllo.

«L’alimentazione emotiva. La soluzione DBT per rompere il cerchio delle abbuffate» è il titolo del libro pubblicato da Raffaello Cortina e scritto da Debra Safer, psichiatra alla Stanford University, Sarah Adler psicologa clinica dello stesso ateneo e Philip Mason, psicologo clinico presso il London Health Sciences Center in Ontario, in Canada. Dove DBT sta per dialectal behavioural therapy, terapia dialettico comportamentale, un approccio molto simile alla terapia comportamentale ma che si concentra «direttamente sul collegamento tra la difficoltà di gestire le emozioni e l’abbuffata per alleviare momentaneamente il disagio emotivo» scrivono gli autori, che spiegano che «il punto centrale della DBT è che gli individui si rivolgono al cibo per autocalmarsi, affievolire ed evitare il disagio emotivo perché il cibo funziona in quel momento nonostante le conseguenze negative a lungo termine».

Ciò non è vero unicamente del cibo, come dimostrano i casi di chi spende eccessivamente, fa troppo esercizio fisico e lavora senza tregua: tutti «maniaci» di qualcosa che per il sollievo che procura. La perdita di peso passa quindi in secondo piano rispetto al comprendere cosa scatena la voglia di avvicinarsi al frigo. Il libro contiene schede da compilare e spazi bianchi per eseguire via via gli esercizi sulle proprie emozioni, pensieri e attività svolte e annotare i progressi. Eseguendo tutti i passi del programma di auto-aiuto guidato proposto dagli autori, il calo ponderale verrà da sé, promettono gli autori, come conseguenza naturale dell’aver acquisito consapevolezza dei propri sentimenti dolorosi, dei propri desideri incontrollati senza metterli in pratica ma cavalcando l’onda dell’impulso per andare oltre, e dell’aver imparato l’accettazione di sé e degli altri.