La Demenza frontotemporale, in passato nota come malattia di Pick, è la forma più comune di demenza a esordio precoce. Colpisce infatti persone più giovani rispetto all’Alzheimer, tipicamente tra i 55 e i 65 anni. Ora, secondo uno studio italo-olandese pubblicato sulla rivista «Annals of Neurology», si è scoperto che i sintomi che si manifestano quando la malattia è ancora agli inizi non sono soltanto neurologici, ma anche psichiatrici: un aspetto che potrebbe migliorare la diagnosi per i pazienti che ne sono colpiti.

Demenza frontotemporale: come riconoscerla?

La demenza frontotemporale è una malattia spesso ereditaria e può essere dovuta a diverse mutazioni genetiche scoperte recentemente. «Diagnosticarla non è semplice - spiegano gli autori dello studio, medici e ricercatori del Policlinico e dell’Università di Milano - in quanto non esistono marcatori biologici affidabili. E l’analisi attraverso la risonanza magnetica o con la PET non garantiscono al momento una diagnosi affidabile. La demenza frontotemporale è però un esempio di malattia neuropsichiatrica. È infatti caratterizzata all’esordio da disturbi psico-comportamentali come disinibizione o apatia, comportamenti non adeguati al contesto sociale, aggressività verbale, mancanza di empatia, tendenza alla ripetitività e della fluenza del linguaggio. La causa è la degenerazione progressiva dei neuroni in una regione particolare (frontale e temporale) della corteccia cerebrale».

Attenzione ad allucinazioni e disinibizione verbale

Nello studio, in cui sono state esaminate le condizioni del cervello di 150 pazienti con una diagnosi di demenza frontotemporale, i ricercatori hanno posto in relazione i sintomi neuropsichiatrici con i reperti anatomo-patologici. È così emerso che «all’esordio della malattia, i sintomi sono spesso non solo neurocognitivi, ma anche psichiatrici. In particolare, la disinibizione orale e le allucinazioni sono risultate frequenti e possono costituire un importante indicatore della patologia sottostante. Inoltre, il 68 per cento dei pazienti con diagnosi una diagnosi clinica di demenza frontotemporale presentava a livello anatomico un quadro specifico». Secondo gli esperti, «è la prima volta che i sintomi neuropsichiatrici presenti vengono correlati a una diagnosi di certezza di malattia su un gruppo così numeroso di pazienti». Motivo per cui, «la valutazione clinica di persone con una sospetta demenza frontotemporale dovrebbe tenere conto anche della presenza e le caratteristiche di tali condizioni».

Twitter @fabioditodaro

La Demenza frontotemporale, in passato nota come malattia di Pick, è la forma più comune di demenza a esordio precoce. Colpisce infatti persone più giovani rispetto all’Alzheimer, tipicamente tra i 55 e i 65 anni. Ora, secondo uno studio italo-olandese pubblicato sulla rivista «Annals of Neurology», si è scoperto che i sintomi che si manifestano quando la malattia è ancora agli inizi non sono soltanto neurologici, ma anche psichiatrici: un aspetto che potrebbe migliorare la diagnosi per i pazienti che ne sono colpiti.

Demenza frontotemporale: come riconoscerla?

La demenza frontotemporale è una malattia spesso ereditaria e può essere dovuta a diverse mutazioni genetiche scoperte recentemente. «Diagnosticarla non è semplice - spiegano gli autori dello studio, medici e ricercatori del Policlinico e dell’Università di Milano - in quanto non esistono marcatori biologici affidabili. E l’analisi attraverso la risonanza magnetica o con la PET non garantiscono al momento una diagnosi affidabile. La demenza frontotemporale è però un esempio di malattia neuropsichiatrica. È infatti caratterizzata all’esordio da disturbi psico-comportamentali come disinibizione o apatia, comportamenti non adeguati al contesto sociale, aggressività verbale, mancanza di empatia, tendenza alla ripetitività e della fluenza del linguaggio. La causa è la degenerazione progressiva dei neuroni in una regione particolare (frontale e temporale) della corteccia cerebrale».

Attenzione ad allucinazioni e disinibizione verbale

Nello studio, in cui sono state esaminate le condizioni del cervello di 150 pazienti con una diagnosi di demenza frontotemporale, i ricercatori hanno posto in relazione i sintomi neuropsichiatrici con i reperti anatomo-patologici. È così emerso che «all’esordio della malattia, i sintomi sono spesso non solo neurocognitivi, ma anche psichiatrici. In particolare, la disinibizione orale e le allucinazioni sono risultate frequenti e possono costituire un importante indicatore della patologia sottostante. Inoltre, il 68 per cento dei pazienti con diagnosi una diagnosi clinica di demenza frontotemporale presentava a livello anatomico un quadro specifico». Secondo gli esperti, «è la prima volta che i sintomi neuropsichiatrici presenti vengono correlati a una diagnosi di certezza di malattia su un gruppo così numeroso di pazienti». Motivo per cui, «la valutazione clinica di persone con una sospetta demenza frontotemporale dovrebbe tenere conto anche della presenza e le caratteristiche di tali condizioni».

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