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È un’istantanea sui ragazzi, verso i quali sono puntati gli occhi di «Big Tobacco». Per questo va osservata con attenzione, perché si tratta della conferma di quanto gli addetti ai lavori dicono da tempo: la battaglia contro il fumo di sigaretta è tutt’altro che conclusa. Dopo anni caratterizzati dal calo complessivo dei fumatori , l’industria del tabacco vive una fase di evoluzione che punta a posizionarla in vista dei prossimi decenni. Un periodo durante il quale i protagonisti saranno gli adolescenti di oggi, ovvero i consumatori del futuro. Tra di loro, l’abitudine al fumo continua a essere presente fin dall’età scolare. Con una differenza, rispetto al passato: il mercato è diviso pressoché a metà, tra le sigarette tradizionali e quelle elettroniche. Un dato che preoccupa perché queste ultime, se per gli adulti fumatori possono rappresentare un’opportunità per ridurre il danno , sono invece una minaccia per i più giovani . Molti di questi, infatti, si avvicinano al fumo attraverso le «e-cig», convinti di trovarsi di fronte a un prodotto meno dannoso, se non proprio innocuo. E da qui possono poi sviluppare comunque una dipendenza, se non proprio «saltare» verso le sigarette tradizionali.

Abitudine al fumo tra i giovani

Preoccupano le conclusioni dell’indagine «Giovani e Tabacco», condotta nell’anno scolastico 2017-2018 dall’Istituto Superiore di Sanità. Il lavoro, parte di una rete di monitoraggio globale dell’abitudine al fumo tra i giovani, è stato condotto con la collaborazione di 28 scuole secondarie di primo grado e 31 di secondo grado, per un totale di quasi 1700 studenti coinvolti. I dati raccolti tratteggiano uno scenario poco rassicurante. Un ragazzo su 5 fuma quotidianamente le sigarette tradizionali, di poco inferiore è la percentuale dei consumatori delle sigarette elettroniche. Nel primo caso, l’abitudine è soprattutto femminile, mentre i maschi guardano con maggiore interesse ai nuovi device. Strumenti che, in soli quattro anni, hanno di fatto conquistato una diffusione paragonabile a quella della sigaretta tradizionale. Per gli adolescenti, il suo utilizzo è visto soprattutto come un modo per superare le insicurezze in pubblico. Un aspetto che in molti casi aiuta a superare la consapevolezza - comunque diffusa - che il fumo di tabacco è dannoso per la salute. Preoccupa inoltre la precocità con cui si comincia a fumare, se chi è avvezzo alla pratica ha dichiarato di aver acceso la prima sigaretta tra i 10 e i 13 anni. Un aspetto da considerare anche nell’ottica di una prevenzione efficace: iniziare alle scuole superiori può essere già troppo tardi.

Accesso e disponibilità al fumo

Dopo anni di lotta al fumo, l’ambiente in cui viviamo non sembra avere più le maglie così strette nei confronti delle sigarette. Lo si deduce dalle risposte fornite dai ragazzi, ancora troppo esposti al fumo passivo nelle case (1 ragazzo su 2 ha riferito di essere stato esposto al fumo passivo in casa sua nell’ultima settimana) e nelle scuole (i dati sono in calo, ma resiste una quota di docenti che fuma ancora all’interno delle strutture, nonostante il divieto introdotto da una legge dello Stato) e poco abituati a non vedersi la strada sbarrata all’interno delle tabaccherie (un minorenne su cinque compra da solo le sigarette).

L’insieme di condizioni non agevola il lavoro di chi, quotidianamente, si spende per evidenziare ai ragazzi i danni che il fumo di sigaretta è in grado di provocare. Il loro contributo, secondo i ragazzi, è in calo. Rispetto al 92 per cento del 2010, infatti, soltanto un ragazzo su due lo scorso anno ha visto o ascoltato messaggi mirati alla prevenzione sui media o durante un evento sportivo o musicale. Al contrario, invece, la presenza delle sigarette in tv è stata molto massiccia (riscontrata dal 92 per cento degli intervistati), come peraltro quella dei brand del fumo nei negozi o durante gli eventi sportivi.

Occhio vigile sui nuovi dispositivi

Gli esperti guardano inoltre con attenzione anche ai nuovi prodotti a tabacco «riscaldato». La loro diffusione, in Italia, è ancora circoscritta agli adulti. Ma se si guarda ad altri mercati, come per esempio il Giappone, si osserva come il loro successo sia quasi maggiore a quello registrato dalle sigarette elettroniche. Nel nostro Paese sono in vendita l’«IQOS» e la «GLO» che, secondo i produttori, sono molto meno dannose rispetto alle sigarette tradizionali in ragione del funzionamento. Il tabacco, in questi casi, viene riscaldato e non bruciato. In questo modo si riduce la formazione di componenti nocivi e potenziali rispetto al fumo di una sigaretta a combustione, ma ciò non basta a considerare i nuovi dispositivi sicuri per i consumatori: men che meno per i ragazzi, il due per cento dei quali ha dichiarato di usarli abitualmente (il doppio in maniera occasionale).

Twitter @fabioditodaro

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