Negli ultimi decenni l’aspettativa di vita media, almeno nei paesi industrializzati, ha subito un deciso passo in avanti. Ad esempio, in Italia, tra il 1960 e il 2010 abbiamo guadagnato circa 14 anni di vita in più. Un trend che secondo un controverso studio pubblicato dalla rivista Nature dovrebbe arrestarsi all’età di 125 anni. Oltre quell’età, secondo gli autori, l’uomo non può più vivere.
Per arrivare al curioso risultato gli scienziati dell’Albert Einstein College of Medicine di New York hanno elaborato statisticamente i dati demografici di 41 paesi nel mondo provenienti dal Human Mortality Database. Nel tempo, grazie ad antibiotici, vaccinazioni, sempre maggior consapevolezza per la prevenzione e la sana alimentazione e a terapie innovative l’uomo è in grado di raggiungere al massimo i 125 anni di età.
In particolare i ricercatori hanno analizzato i tassi di mortalità degli ultra centenari negli Usa, in Francia, in Giappone e nel Regno Unito. Dal 1995 in poi i dati dimostrano che non ci sono stati nuovi record di longevità. Non solo, anche chi possedeva il patrimonio genetico perfetto per vivere a lungo non ha mai superato la soglia dei 122 anni. Un limite che ha un volto: ad oggi la donna più longeva del mondo, deceduta nel 1997, è stata la francese Jeanne Calment morta alla veneranda età di 122 anni.
Tra gli esperti non tutti sembrano essere però d’accordo: «I risultati –spiega Aubrey de Grey della Sens Research Foundation di Mountain View- sono assolutamente corretti ma non ci dicono nulla sulle future potenzialità della medicina, ci parlano solo di ciò che accade oggi e ciò che è accaduto ieri». Un esempio? Diversi studi negli ultimi anni hanno mostrato che è possibile, almeno negli animali da laboratorio, estendere notevolmente l’aspettativa di vita. Come? Attraverso la dieta: sui topi, la cui aspettativa di vita è di 2-3 anni, cicli di quattro giorni due volte al mese di restrizione calorica durante la «mezza età» hanno fornito dati inequivocabili.
Un prolungamento dell’11% della vita, una riduzione dell’incidenza di cancro, ringiovanimento del sistema immunitario, riduzione delle malattie infiammatorie, rallentamento della perdita di densità minerale ossea e aumento del numero di cellule progenitrici e staminali in vari organi. Che possa funzionare anche nell’uomo? Le prime evidenze, almeno nei parametri esaminati, dicono di sì.
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