Il sacerdote getta un pugno di incenso sul braciere ed ampie volute azzurrine si levano verso l’altro, confondendo alla vista la statua del dio. Una scena che si ripete da 5000 anni grazie a questa resina cristallizzata dall’inconfondibile aroma; una materia pregiata che è, da sempre, indissolubilmente legata al sacro per il significato di collegamento fra il mondo terreno e quello spirituale.
La ricerca
Tuttavia, pochi sanno che ai benefici spirituali evocati dalla combustione di incenso corrispondono effetti terapeutici anche per il corpo. Gli acidi contenuti nella resina dell’incenso esercitano un’inibizione selettiva sulla lipossigenasi, enzima che promuove l’infiammazione. Per questo motivo la sostanza viene utilizzata contro l’artrite reumatoide, la colite ulcerosa, il morbo di Crohn, la gotta, l’asma bronchiale. Alle proprietà antinfiammatorie si aggiungono quelle antibatteriche, note fin dai tempi degli antichi Egizi i quali aggiungevano l’incenso al khol, il bistro nero, per proteggere gli occhi dalle infezioni.
Fra i vari studi dedicati alla resina, uno pubblicato nel 1996 su “Biologi italiani” rivista dell’omonimo ordine professionale, riporta i risultati di una sperimentazione eseguita per la prima volta “in aria confinata” (ovvero all’interno di un ambiente chiuso) per misurare l’abbattimento della carica batterica sia nell’aria che sulle superfici.
Un arbusto o un albero?
L’incenso è una resina oleosa che si estrae da piante della famiglia delle Burseracee, in particolar modo dalla Boswellia carterii, un albero che, in Somalia assomiglia ad un grosso cespuglio spinoso, mentre riesce a raggiungere anche i sei metri di altezza in Guinea Bissau. E’ diffuso, oltre che in Africa, anche in Medio Oriente e in India. Il suo tronco “geme” naturalmente una resina che, cristallizzandosi, forma delle gocce solide e biancastre. I popoli che raccolgono tale resina sono soliti praticare sui tronchi di questi alberi delle apposite scortecciature in modo da sollecitare la pianta alla produzione. Le gocce saranno poi selezionate in base alla dimensione dei grani, al colore e alla qualità per essere commercializzate e utilizzate secondo i vari scopi.
L’olio essenziale
Tuttavia, dall’incenso si produce anche un resinoide, una sorta di olio essenziale. E’ stato questo il protagonista della ricerca dei dottori E. Garrou, G. Serafini, A. Mangiavillano, C. A. Zaccagna e M. Bevilacqua, tutti attivi in enti di ricerca universitari od ospedalieri del Torinese, tranne l’ultimo, medico, legato all’Università di Padova.
E’ importante notare come l’esperimento sia stato condotto senza alcuna combustione dell’incenso che, se bruciato e inalato da vicino, può essere cancerogeno.
Piuttosto, l’olio essenziale è stato vaporizzato tramite diffusori elettrici - o semplice riscaldamento - di una soluzione alcolica nella quale erano state diluite appena tre gocce di resinoide di incenso, combinate con altre tre gocce di propoli. Anche la propoli è in effetti una resina, per quanto raccolta e “lavorata” dalle api per la protezione dell’alveare dalle malattie e dai predatori. Analogamente all’incenso, la propoli possiede proprietà antibatteriche, antifungine, antivirali e antiparassitarie che però colpiscono altre specie di microrganismi nocivi.
Il test è stato condotto in un’aula scolastica, sempre del Torinese e, dopo appena tre giorni, la carica batterica dell’aria si era ridotta circa dell’80%. Tale effetto, riporta lo studio, è dovuto alla presenza, sia nella propoli che nell’incenso, di sostanze particolari come i Sesquiterpeni (C15-H24) in concentrazioni variabili a seconda dell’origine geografica (per esempio, il più ricco è l’incenso della Guinea Bissau con il 51,8%).
Costi e benefici
Significativo come tale risultato si debba a prodotti naturali che non generano il minimo effetto collaterale. Considerando, quindi che i bambini e i ragazzi sono i principali fruitori degli ambienti scolastici, questa sperimentazione potrebbe tornare di interesse, in futuro.
Sia la boccetta da 15 ml di olio essenziale di incenso che quella di propoli costano mediamente intorno ai 5 euro e, nelle dosi suggerite dallo studio, durerebbero circa 30 giorni. I costi per la scuola ammonterebbero, grossomodo, a 10 euro al mese per la sanificazione dell’aria di ogni aula scolastica. A questo andrebbe aggiunto il costo del diffusore elettrico che va dai 15 ai 40 euro, dispositivi che possono durare vari anni.
Il sacerdote getta un pugno di incenso sul braciere ed ampie volute azzurrine si levano verso l’altro, confondendo alla vista la statua del dio. Una scena che si ripete da 5000 anni grazie a questa resina cristallizzata dall’inconfondibile aroma; una materia pregiata che è, da sempre, indissolubilmente legata al sacro per il significato di collegamento fra il mondo terreno e quello spirituale.
La ricerca
Tuttavia, pochi sanno che ai benefici spirituali evocati dalla combustione di incenso corrispondono effetti terapeutici anche per il corpo. Gli acidi contenuti nella resina dell’incenso esercitano un’inibizione selettiva sulla lipossigenasi, enzima che promuove l’infiammazione. Per questo motivo la sostanza viene utilizzata contro l’artrite reumatoide, la colite ulcerosa, il morbo di Crohn, la gotta, l’asma bronchiale. Alle proprietà antinfiammatorie si aggiungono quelle antibatteriche, note fin dai tempi degli antichi Egizi i quali aggiungevano l’incenso al khol, il bistro nero, per proteggere gli occhi dalle infezioni.
Fra i vari studi dedicati alla resina, uno pubblicato nel 1996 su “Biologi italiani” rivista dell’omonimo ordine professionale, riporta i risultati di una sperimentazione eseguita per la prima volta “in aria confinata” (ovvero all’interno di un ambiente chiuso) per misurare l’abbattimento della carica batterica sia nell’aria che sulle superfici.
Un arbusto o un albero?
L’incenso è una resina oleosa che si estrae da piante della famiglia delle Burseracee, in particolar modo dalla Boswellia carterii, un albero che, in Somalia assomiglia ad un grosso cespuglio spinoso, mentre riesce a raggiungere anche i sei metri di altezza in Guinea Bissau. E’ diffuso, oltre che in Africa, anche in Medio Oriente e in India. Il suo tronco “geme” naturalmente una resina che, cristallizzandosi, forma delle gocce solide e biancastre. I popoli che raccolgono tale resina sono soliti praticare sui tronchi di questi alberi delle apposite scortecciature in modo da sollecitare la pianta alla produzione. Le gocce saranno poi selezionate in base alla dimensione dei grani, al colore e alla qualità per essere commercializzate e utilizzate secondo i vari scopi.
L’olio essenziale
Tuttavia, dall’incenso si produce anche un resinoide, una sorta di olio essenziale. E’ stato questo il protagonista della ricerca dei dottori E. Garrou, G. Serafini, A. Mangiavillano, C. A. Zaccagna e M. Bevilacqua, tutti attivi in enti di ricerca universitari od ospedalieri del Torinese, tranne l’ultimo, medico, legato all’Università di Padova.
E’ importante notare come l’esperimento sia stato condotto senza alcuna combustione dell’incenso che, se bruciato e inalato da vicino, può essere cancerogeno.
Piuttosto, l’olio essenziale è stato vaporizzato tramite diffusori elettrici - o semplice riscaldamento - di una soluzione alcolica nella quale erano state diluite appena tre gocce di resinoide di incenso, combinate con altre tre gocce di propoli. Anche la propoli è in effetti una resina, per quanto raccolta e “lavorata” dalle api per la protezione dell’alveare dalle malattie e dai predatori. Analogamente all’incenso, la propoli possiede proprietà antibatteriche, antifungine, antivirali e antiparassitarie che però colpiscono altre specie di microrganismi nocivi.
Il test è stato condotto in un’aula scolastica, sempre del Torinese e, dopo appena tre giorni, la carica batterica dell’aria si era ridotta circa dell’80%. Tale effetto, riporta lo studio, è dovuto alla presenza, sia nella propoli che nell’incenso, di sostanze particolari come i Sesquiterpeni (C15-H24) in concentrazioni variabili a seconda dell’origine geografica (per esempio, il più ricco è l’incenso della Guinea Bissau con il 51,8%).
Costi e benefici
Significativo come tale risultato si debba a prodotti naturali che non generano il minimo effetto collaterale. Considerando, quindi che i bambini e i ragazzi sono i principali fruitori degli ambienti scolastici, questa sperimentazione potrebbe tornare di interesse, in futuro.
Sia la boccetta da 15 ml di olio essenziale di incenso che quella di propoli costano mediamente intorno ai 5 euro e, nelle dosi suggerite dallo studio, durerebbero circa 30 giorni. I costi per la scuola ammonterebbero, grossomodo, a 10 euro al mese per la sanificazione dell’aria di ogni aula scolastica. A questo andrebbe aggiunto il costo del diffusore elettrico che va dai 15 ai 40 euro, dispositivi che possono durare vari anni.