Basta sfogliare un libro di Oliver Sacks per imparare a conoscere lo straordinario potere curativo della musica, la sua capacità di agire come un farmaco nei malati di Parkinson o Alzheimer e di stimolare abilità cognitive straordinarie anche nei soggetti ormai giunti a uno stadio avanzato della demenza.

A dar sostegno alle parole del celebre scrittore e neuroscienziato britannico è ora uno studio scientifico apparso sulla rivista Brain & Cognition, che ha dimostrato che eseguire anche un semplice gesto motorio con un sottofondo musicale nelle orecchie favorisce un significativo sviluppo di sostanza bianca a livello cerebrale.

Un risultato che potrebbe avere importanti implicazioni non solo in ambito sportivo, ma anche nel campo della riabilitazione motoria dopo traumi e ictus.

Implicazioni anche sul linguaggio

«Lo studio suggerisce che la musica fa una differenza fondamentale», afferma Katie Overy dell’Università di Edimburgo, responsabile della ricerca. «Sappiamo da tempo che la musica incoraggia le persone a muoversi. Questo studio fornisce la prima evidenza sperimentale che aggiungere delle battute musicali all’apprendimento di nuovi compiti motori può comportare dei cambiamenti nella struttura della materia bianca cerebrale», ha spiegato ancora la ricercatrice.

I suoi risultati sono di enorme impatto soprattutto nei casi di riabilitazione post-ictus, dato che diversi studi hanno legato proprio l’integrità della sostanza bianca degli emisferi cerebrali (specialmente quello destro) con il recupero delle abilità motorie e linguistiche dopo un ictus o un’ischemia.

Nuovi gesti motori

Per giungere a queste conclusioni, la ricercatrice scozzese e i colleghi hanno suddiviso in due gruppi un campione di 30 volontari destrimani e li hanno messi di fronte a un compito motorio del tutto nuovo, che consisteva nell’eseguire una particolare sequenza di movimenti con la mano sinistra. Un sottofondo di note musicali accompagnava i soggetti del primo gruppo, mentre gli altri dovevano imparare i movimenti in rigoroso silenzio.

Dopo quattro settimane di pratica, tutti i volontari mostravano la stessa abilità nell’eseguire l’intera sequenza di movimenti, indipendentemente dal gruppo di appartenenza. Tuttavia le analisi condotte con la risonanza magnetica nucleare hanno mostrato che i soggetti che avevano appreso la sequenza con un sottofondo di musica manifestavano un significativo incremento della sostanza bianca nell’area cerebrale che lega la corteccia uditiva alle regioni motorie dell’emisfero destro.

Una conclusione che – secondo i ricercatori – dovrebbe far nascere ulteriori studi relativi alle implicazioni della musica nel campo della riabilitazione, con la possibilità che le note musicali più adatte a questo scopo siano diffuse in tutti i centri dedicati.


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