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Assieme a quello che protegge dall’influenza, è l’altro vaccino che viene raccomandato durante la gravidanza. L’antidoto trivalente «Dtp» protegge - sia la mamma sia il neonato - dalla difterite, dal tetano e dalla pertosse.

L’indicazione a effettuare la vaccinazione nel corso dei nove mesi riguarda soprattutto l’opportunità di proteggere il neonato dall’ultima malattia, che può essere finanche letale se contratta nei primi mesi di vita (quando il bambino non è ancora immunizzato). Eppure in molti casi, così come accade in genere quando si parla di vaccinazioni, le preoccupazioni hanno la meglio sulla salute pubblica. Ma sulla sicurezza di questo antidoto, al pari degli altri, nessun dubbio. Nemmeno per quanto concerne il rischio, per il nascituro, di sviluppare un disturbo dello spettro autistico.

Nessun rischio per l’autismo

Sono queste le conclusioni di uno studio statunitense, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista «Pediatrics» . Gli autori hanno esteso al vaccino «Dtp» la ricerca di eventuali correlazioni con il rischio di diagnosticare una forma di autismo nei bambini. I ricercatori hanno arruolato oltre 81mila bambini nati tra il 2011 e il 2014 negli ospedali del gruppo Kaiser Permanente, nel Sud della California. Una volta ricostruiti i tassi di adesione alla vaccinazione da parte delle rispettive mamme, durante la gravidanza, e preso nota delle diagnosi di disturbi dello spettro autistico ottenute entro il 30 giugno 2017 (nell’1,6 per cento dei bambini coinvolti), è stato possibile costruire un modello di rischio per definire l’eventuale correlazione tra la somministrazione del vaccino trivalente e l’insorgenza dell’autismo. Il risultato è stato chiaro: la vaccinazione materna non è stata associata a un’aumentata probabilità di rilevare un disturbo dello spettro autistico nella prole. Anzi: i tassi di questi ultimi sono risultati più bassi tra i figli delle donne protette, per lo più primipare e con alle spalle solidi percorsi di istruzione.

Autismo e vaccino: storia di una frode scientifica

Un’ipotesi in realtà già fugata da tempo, relativamente all’altro vaccino trivalente: quello che protegge dal morbillo, dalla parotite e dalla rosolia. A instillare il dubbio, nell’ormai lontano 1998, fu il medico inglese Andrew Wakefield, che in uno studio pubblicato sulla rivista «The Lancet» e poi ritirato (2010) ipotizzò un legame tra il vaccino «Mpr» e l’insorgenza dell’autismo.

Una correlazione - inconsistente - dimostrata ricorrendo alla falsificazione di alcuni risultati, peraltro dietro compensi mirati a portare a galla il presunto legame per far poi procedere cause milionarie. Nonostante le molteplici smentite da parte della comunità scientifica, però, tra gli «anti-vax» sono ancora in molti a dare ossigeno a questa bufala. Da qui l’idea di rilevare l’eventuale impatto su coppie di mamme immunizzate contro difterite, tetano e pertosse e bambini venuti successivamente alla luce. Risposta assolutamente negativa.

Quando vaccinarsi?

Le conclusioni rassicuranti rappresentano un contributo in più per favorire l’adesione da parte delle donne in dolce attesa a una misura di profilassi che stenta a decollare. Nello studio, i tassi di adesione alla vaccinazione sono aumentati rapidamente: dal 26 per cento delle donne incinte nel 2012 al 79 per cento delle stesse del 2014. In Italia, dove la vaccinazione è offerta gratuitamente tra la 27esima e la 35esima settimana di gravidanza, ancora oggi l’adesione non arriva al dieci per cento.

Eppure i rischi derivanti dalla pertosse per i neonati sono alti, come testimoniano i due decessi avvenuti a Bergamo durante la scorsa estate . Da qui la presa di posizione della comunità delle ostetriche e dei ginecologi , che negli ultimi mesi hanno diffuso due documenti ufficiali per aumentare la conoscenza in materia di vaccinazioni da effettuare nel corso della gestazione.

«Con la vaccinazione trivalente si favorisce il trasferimento di anticorpi dalla mamma al neonato, in modo da proteggere quest’ultimo fino alla sua vaccinazione - dichiara Irene Cetin, direttore della clinica ostetrica e ginecologica all’Ospedale Buzzi di Milano -. La profilassi va ripetuta a ogni gravidanza, anche se tra due di esse intercorre un periodo molto breve. Nessun problema a somministrare l’antidoto contro la pertosse assieme a quello antinfluenzale, purché la gravidanza sia destinata a concludersi nell’ultimo trimestre dell’anno: quello in cui è attiva la campagna mirata a contenere la portata dell’influenza».

Twitter @fabioditodaro