Si tratta di segnali d'allarme che se riconosciuti in tempo potrebbero consentire interventi immediati ed evitare guai importanti. Lo hanno rilevato i pediatri riuniti per il 68esimo congresso della Società italiana di pediatria (Sip), spiegano che bisogna puntare tutto sulla prevenzione.
"Il disagio adolescenziale è una fase quasi fisiologica dello sviluppo - ha spiegato Paolo Curatolo, direttore dell'Unità di Neuropsichiatria infantile all'Università Tor Vergata di Roma - ci sono adolescenti che internalizzano i disagi, altri che li esternalizzano" e individuare "i segni del disagio" consente di "limitare il danno".
Facile irritabilità, cambiamenti repentini dell'umore, isolamento, perdita di interessi, scarsa tolleranza alle frustrazioni sono campanelli d'allarme che devono indurre le famiglie a vigilare, hanno sottolineato gli esperti, pure per ridurre, per quanto possibile, eventuali fattori ambientali di rischio creando attorno al ragazzo un ambiente protettivo che faciliti il cambiamento evolutivo.
Tra i principali fattori di rischio rientra il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (Adhd), che interessa circa il 3% della popolazione pediatrica e che in un terzo dei casi tende ad aggravarsi e a complicarsi e "va incontro a problemi psichiatrici nell'età giovanile tre volte tanto rispetto a chi non ha l'Adhd".