Accedi

Registrati



Gli effetti della pratica costante dell’esercizio fisico sul metabolismo sembrano essere maggiori di quanto finora ritenuto. Lo mostra uno studio condotto su maschi ventenni in salute e dallo stile di vita piuttosto simile, perché tutti reclutati nell’esercito, osservati prima e dopo un periodo di ottanta giorni.

Il lavoro, pubblicato su Cardiovascular Research, rivista della European Society of Cardiology (ESC), esamina gli effetti metabolici dell'esercizio su un gruppo di individui in cui si è cercato di controllare il più possibile le differenze individuali relative a dieta, stress, sonno e lavoro, tutti fattori importanti nella valutazione degli effetti dell’esercizio fisico. Secondo il responsabile del lavoro, John O’Sullivan dell'Università di Sydney, l’adattamento del metabolismo all’esercizio fisico che emerge dall’analisi è più profondo di quanto ritenuto fin qui.

Per controllare al meglio i fattori confondenti, come età, sesso, peso, fitness di base, dieta (alcuni salutari, altri molto insalubri), schemi di sonno, lavoro (lavoro fisico contro lavoro da scrivania), alcool e fumo, spiega l’autore «abbiamo usato una coorte di soldati maschi sani, appena arruolati, di età simile e simile stato fisico di base, tutti abitanti nello stesso domicilio, con le stesse abitudini di sonno, la stessa alimentazione e lo stesso regime di esercizio fisico».

I 52 giovani volontari dell’esercito con un’età media di 22 anni hanno eseguito un programma di esercizi aerobici e di potenziamento muscolare, circa un’ora e mezza al giorno, per 80 giorni. I ricercatori hanno studiato l’effetto di questo regime oltre che sul fisico anche sul metabolismo, che è il modo in cui l’organismo converte il cibo in energia ed elimina i rifiuti, i cosiddetti metaboliti. Hanno quindi misurato i valori nel sangue di circa 200 metaboliti e le loro variazioni sono state confrontate anche con le variazioni nella forma fisica. È emerso che i muscoli allenati ed efficienti dal punto di vista energetico consumavano molto più carburante, ad esempio grasso, rispetto a quanto mostrato in precedenza. I ricercatori hanno quindi analizzato i livelli di molti fattori, alcuni derivati ​​dall'intestino, altri coinvolti nella coagulazione del sangue, altri prodotti dalla decomposizione delle proteine ​​e altri ancora coinvolti nella dilatazione dei vasi sanguigni per aumentare il flusso sanguigno.

In particolare, sottolineano gli autori, l’allenamento fisico comporta una riduzione dei livelli di una molecola, il dimetilguanidino valerico (DMGV), biomarcatore capace di predire chi beneficerà dell’attività fisica. Infatti, come già dimostrato da studi precedenti, i giovani che in partenza presentavano elevati livelli nel sangue di DMGV erano proprio coloro che meno traevano benefici dall’esercizio fisico. Questa molecola potrebbe diventare un comodo indice predittivo di cattiva risposta metabolica all’esercizio.

Gli effetti della pratica costante dell’esercizio fisico sul metabolismo sembrano essere maggiori di quanto finora ritenuto. Lo mostra uno studio condotto su maschi ventenni in salute e dallo stile di vita piuttosto simile, perché tutti reclutati nell’esercito, osservati prima e dopo un periodo di ottanta giorni.

Il lavoro, pubblicato su Cardiovascular Research, rivista della European Society of Cardiology (ESC), esamina gli effetti metabolici dell'esercizio su un gruppo di individui in cui si è cercato di controllare il più possibile le differenze individuali relative a dieta, stress, sonno e lavoro, tutti fattori importanti nella valutazione degli effetti dell’esercizio fisico. Secondo il responsabile del lavoro, John O’Sullivan dell'Università di Sydney, l’adattamento del metabolismo all’esercizio fisico che emerge dall’analisi è più profondo di quanto ritenuto fin qui.

Per controllare al meglio i fattori confondenti, come età, sesso, peso, fitness di base, dieta (alcuni salutari, altri molto insalubri), schemi di sonno, lavoro (lavoro fisico contro lavoro da scrivania), alcool e fumo, spiega l’autore «abbiamo usato una coorte di soldati maschi sani, appena arruolati, di età simile e simile stato fisico di base, tutti abitanti nello stesso domicilio, con le stesse abitudini di sonno, la stessa alimentazione e lo stesso regime di esercizio fisico».

I 52 giovani volontari dell’esercito con un’età media di 22 anni hanno eseguito un programma di esercizi aerobici e di potenziamento muscolare, circa un’ora e mezza al giorno, per 80 giorni. I ricercatori hanno studiato l’effetto di questo regime oltre che sul fisico anche sul metabolismo, che è il modo in cui l’organismo converte il cibo in energia ed elimina i rifiuti, i cosiddetti metaboliti. Hanno quindi misurato i valori nel sangue di circa 200 metaboliti e le loro variazioni sono state confrontate anche con le variazioni nella forma fisica. È emerso che i muscoli allenati ed efficienti dal punto di vista energetico consumavano molto più carburante, ad esempio grasso, rispetto a quanto mostrato in precedenza. I ricercatori hanno quindi analizzato i livelli di molti fattori, alcuni derivati ​​dall'intestino, altri coinvolti nella coagulazione del sangue, altri prodotti dalla decomposizione delle proteine ​​e altri ancora coinvolti nella dilatazione dei vasi sanguigni per aumentare il flusso sanguigno.

In particolare, sottolineano gli autori, l’allenamento fisico comporta una riduzione dei livelli di una molecola, il dimetilguanidino valerico (DMGV), biomarcatore capace di predire chi beneficerà dell’attività fisica. Infatti, come già dimostrato da studi precedenti, i giovani che in partenza presentavano elevati livelli nel sangue di DMGV erano proprio coloro che meno traevano benefici dall’esercizio fisico. Questa molecola potrebbe diventare un comodo indice predittivo di cattiva risposta metabolica all’esercizio.