L’ondata di caldo rovente ha aumentato il rischio incendi negli Stati Unitidove, nella West Coast, sono state centinaia le case distrutte dalle fiamme e decine di migliaia le persone evacuate. Le fiamme non devastano solo gli Stati Uniti. È sempre più evidente che, oltre al danno ambientale delle migliaia di ettari di verde bruciati, le ondate di fumo che si alzano dalle fiamme costituiscono anche una seria minaccia per la salute.

Gli incendi sono sempre più frequenti e più gravi a causa dei cambiamenti climatici e, negli anni a venire, un numero crescente di comunità correranno il rischio di esposizioni prolungate a livelli di fumo nocivi. A dirlo sono gli scienziati della Scuola di Studi Forestali e Ambientali di Yale e della Scuola di Ingegneria e Scienze Applicate di Harvard, che hanno creato una lista di città della Costa Occidentale da monitorare attentamente. Tra esse, anche città molto popolose come San Francisco, che si stima dovrà fronteggiare un alto livello di rischio.

Oltre alle sorgenti antropiche, come il traffico e l’attività industriale, le micropolveri hanno anche delle cause naturali (incendi boschivi, appunto, ma anche attività vulcanica, erosione di rocce, polveri e terra). Il team americano ha coniato un termine, «Ondate di Fumo» (Smoke Wave) per riferirsi ad uno o più giorni consecutive di alti livelli di pm2.5 provenienti dagli incendi.

Si chiama pm2,5 quel materiale particellare con diametro inferiore a 2,5 µm (un quarto di centesimo di millimetro), il più nocivo delle polveri sottili perché le sue dimensioni lo rendono capace di penetrare più profondamente nei polmoni e causare effetti acuti, come l’infiammazione delle vie respiratorie, e anche cronici, come catarro, diminuzione della capacità polmonare e bronchite.

Lo scorso maggio, a causa dell’inquinamento dell’aria dovuto all’incendio scoppiato nella località canadese di Fort McMurray, finirono all’ospedale per disturbi respiratori gli abitanti del Michigan, a 3 mila chilometri di distanza.

Secondo l’analisi condotta dagli scienziati, apparsa sulla rivista Climatic Change, tra il 2004 e il 2009, 57 milioni di residenti nella zona occidentale degli Stati Uniti hanno dovuto fronteggia le «Smoke Waves». «Stimiamo che tra il 2046 e il 2051 oltre 82 milioni di persone sperimenteranno un aumento del 57% della frequenza e del 31% dell’intensità delle Ondate di Fumo» scrivono gli scienziati. Rispetto ad oggi, ciò significa due decine di milioni di persone in più, in particolare bambini e anziani, ad alto rischio di malattie respiratorie.

«Nei prossimi decenni, vedremo le significative conseguenze sulla salute umana di questi eventi estremi in un clima che cambia» ha affermato la prima autrice dello studio, Jia Coco Liu, di Yale, studiosa degli effetti sulla salute del cambiamento climatico. E non si tratta del futuro, il problema esiste oggi: «Il cambiamento climatico è una crisi di salute pubblica e sta già accadendo in questo momento» ha dichiarato Francesca Dominici, professoressa di Biostatistica della T.H. Chan School of Public Health di Harvard.

«Oggi in California i bambini asmatici stanno andando in ospedale a causa del fumo da incendi. Se siamo in grado di capire chi è più a rischio, possiamo iniziare a pensare a sistemi di evacuazioni per il fumo e sistemi di allerta precoce per ospedali e medici di base sul territorio».


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