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A lanciare la moda, come spesso accade, sono stati alcuni personaggi famosi come Nicole Kidman e Claudia Galanti. La questione ruota attorno all’opportunità di ingerire un estratto della placenta a poche ore dal parto. Una scelta che, se in Italia stenta a raccogliere proseliti, negli Stati Uniti è molto in voga.

Mamme e papà - tra gli adepti ci sarebbe stato infatti anche Tom Cruise - ascrivono a questo comportamento una serie di presunti benefici (per la pelle e il tono dell’uomo) e l’opportunità di costruire fin da subito un rapporto più solido con il neonato. Ma in realtà la pratica - più estrema, ma che si inserisce lungo lo stesso solco della scelta di partorire in casa o di rimandare il taglio del cordone ombelicale - non è esente da rischi.

Cosa dice la scienza?

Negli ultimi anni sul tema hanno deciso di intervenire diversi ricercatori. Il contributo più recente è stato ospitato sulle colonne dell’«American Journal of Obstetrics and Ginecology». La scelta di ingerire la placenta - cruda, cotta o disidratata: queste le modalità più in voga - è priva di benefici per la salute e può risultare finanche dannosa.

Nella metanalisi si fa riferimento anche al caso di un neonato che aveva contratto l’infezione da streptococco di tipo B - uno dei batteri che oggi meno risponde agli antibiotici: nel neonato può provocare sepsi, polmonite e meningite - dopo che la madre aveva consumato capsule di placenta contaminate.

Ma la pratica può essere in realtà veicolo di infezioni anche più gravi: come quelle da Hiv, Zika ed epatite. Analoghe erano state le conclusioni di un’altra review, pubblicata nel 2015 sulla rivista «Archives of Women Mental Health». «Nonostante la pratica goda di una buona eco attraverso il web, non c’è alcun lavoro che attesti un effetto positivo per il corpo e per la mente».

Gli studiosi della Northwestern University erano giunti alla conclusione che non ci sono dati che possono supportare la tesi dei benefici riportati nell’ingerire la placenta: dalla prevenzione della depressione post partum, dei dolori, alla pelle più elastica, miglioramento dell’allattamento e della salute.

Ma negli Stati Uniti è boom commerciale

Le insidie di tipo microbiologico sono legate al ruolo di «filtro» che la placenta svolge durante la gravidanza. Di conseguenza, una volta terminata la gravidanza, l’organo non può essere considerato sterile e nessuno s’è finora preso la briga di esaminare i rischi: sia per la salute della donna sia per quella del neonato. Nel frattempo, però, l’interesse commerciale nei confronti della pratica, i cui primi casi sono riconducibili agli anni ‘70, è cresciuto. Sono ormai numerose le aziende che offrono la preparazione della placenta in capsule: con costi che Oltreoceano oscillano tra i 200 e i 400 dollari.

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