La ricerca ha coinvolto due gruppi di studio: uno di 1006 ragazzi tra i 13 e i 17 anni, l'altro di 1002 adulti maggiori di 18 anni, entrambi coordinati da Eva Ritvo, professore associato presso il Dipartimento di Psichiatria della Facoltà di Medicina all'Università di Miami.
Dalla ricerca del gruppo dei più giovani è emerso che i ragazzi con l'acne hanno maggiori probabilità rispetto agli altri di essere percepiti come timidi (il 39% contro il 27%), "secchioni" (il 31% contro il 17%), solitari (il 23% contro il 13% ) e raramente come leaders (il 29% contro il 49%). Inoltre, tali sensazioni non sono diverse tra gli adulti, che ritengono il 56% dei ragazzi con l'acne facili vittime di atti di bullismo rispetto al 29% di quelli con la pelle sana.
Però lo studio ha rilevato pure quali sofferenze l'acne causi agli adolescenti: pur di liberarsi dai brufoli il 59% sarebbe disposto a togliere il proprio profilo da Facebook per un anno, il 30% rinuncerebbe a ogni appuntamento, il 13% sarebbe disposto ad andare a ballare accompagnato da mamma o papà e l'11% accetterebbe di buon grado di avere una media di voti più bassa a scuola.
Nonostante tutto, nella maggior parte dei casi l'acne non è nemmeno considerata una malattia, infatti solo poco più del 40% si rivolge al medico, senza pensare che si tratta di un disturbo che, se curato in modo adeguato, guarisce. Da poco in farmacia si può acquistare senza prescrizione il benzoilperossido, un attivo che riduce brufoli e punti neri e in grado di prevenire la formazione di cicatrici, grazie all'azione antimicrobica verso il batterio responsabile dell'acne.
Ad ogni modo, i genitori giocano un ruolo di fondamentale importanza, poiché dovrebbero essere di supporto e consigliare il parere di un medico. Invece, molto spesso sottovalutano la situazione, o, al contrario, sono molto invadenti, senza lasciare possibilità al ragazzo di esprimersi, anche davanti al dermatologo.