Quello che era un indizio, oggi è un sospetto con radici ben fondate. La sindrome da stanchezza cronica, condizione che in Italia colpirebbe all’incirca duecentomila persone (manca un registro ufficiale), è quasi certamente una malattia che nasce da un’alterazione della flora intestinale e non ha invece un’origine psicologica. Questo, almeno, è quanto sostiene un gruppo di ricercatori della Cornell University (Ithaca) in uno studio pubblicato sulla rivista « Microbiome ».
«La sindrome da stanchezza cronica nasce dall’intestino, non dalla testa», hanno sentenziato gli scienziati, le cui parole confermano l’ipotesi più battuta dagli specialisti impegnati nell’individuare l’esatta eziologia della malattia.
L’ORIGINE DELLA MALATTIA RISIEDE NELL’INTESTINO
Nell’ultimo studio, i ricercatori hanno identificato alcune alterazioni del microbiota intestinale comuni a tutte le persone coinvolte nello studio (48) che segnalavano sintomi riconducibili alla sindrome da stanchezza cronica (rispetto ai 39 soggetti inseriti nel gruppo di controllo). L’osservazione, riferibile all’83 per cento delle persone che segnalavano i sintomi caratteristici della condizione (stanchezza protratta, difficoltà di concentrazione, dolori articolari, mal di gola e mal di testa che non si attenuano con i farmaci), è avvenuta attraverso il campionamento delle feci e un semplice prelievo.
«Il nostro lavoro dimostra che chi soffre di affaticamento cronico ha un’alterazione della flora batterica intestinale che risulta probabilmente responsabile dei sintomi gastrointestinali e dei processi infiammatori riscontrabili in questi pazienti», afferma Maureen Hanson, docente di genetica e biologia molecolare alla Cornell University e prima firma della pubblicazione. Molti aspetti restano ancora da scoprire, ma secondo la scienziata l’evidenza è «sufficiente a escludere l’origine psicologica della malattia», finora presa in esame vista la frequente concomitanza con le sindromi depressive.
Sequenziando le regioni di Dna microbico raccolte attraverso i campioni di feci, i ricercatori hanno identificato diverse tipologie di batteri, tra le persone sane e quelle colpite dalla sindrome da stanchezza cronica. In particolare nelle persone malate è stata individuata una quota inferiore di microrganismi dotati di azione antinfiammatoria. Il riscontro, ottenuto anche in alcuni studi mirati a indagare il possibile ruolo della flora batterica intestinale nei meccanismi di insorgenza delle malattie infiammatorie croniche intestinali , ha convinto gli esperti a cercare nel microbiota le possibili cause della risposta immunitaria sovradimensionata che innesca la sindrome da stanchezza cronica. Resta poco chiaro se le alterazioni siano una causa o un effetto della malattia, ma su un aspetto gli esperti concordano: il legame non è da trascurare. Oltre ai batteri, i ricercatori puntano a capire se un ruolo determinante non sia giocato anche da virus e funghi.
ALTRI FATTORI RESPONSABILI
L’ipotesi non è peregrina. Finora, infatti, tra le possibili cause della malattia è stato considerato anche il virus di Epstein-Barr, responsabile della mononucleosi: spesso presente nel sangue dei pazienti, al momento della diagnosi. Non si esclude comunque che a innescare i meccanismi immunologici alla base del disturbo ci siano altri fattori: alimentari, ambientali o endocrini. Senza trascurare l’ipotesi ormonale, viste le disfunzioni riscontrate in molti pazienti a carico dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene. La strada per completare la conoscenza della sindrome da stanchezza cronica rimane ancora lunga.
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