CHICAGO - Con l'approssimarsi dell'estate bisogna fare molta attenzione alla tintarella "veloce" cosiddetta "mordi e fuggi".
Bisogna quindi cercare di evitare le "abbuffate" di sole magari concentrate nell'arco dei due giorni del week-end, poiché questo tipo di esposizione rappresenta un alto fattore di rischio per i tumori della pelle. L'allarme è stato lanciato dagli oncologi durante il Congresso della Società americana di oncologia clinica (Asco) affermando che in 10 anni si è registrato un aumento del 30% per i melanomi.
Sotto accusa sono finiti i comportamenti dei genitori che sono più attenti verso i figli nella protezione ai raggi solari che verso se stessi. Il dato è emerso da un'indagine condotta in Francia su 1.500 persone con e senza bambini, di cui 1.067 (748 con bambini e 319 senza) hanno dichiarato di esporsi al sole almeno 10 giorni all'anno. Tuttavia, nel gruppo di mamme e papà è emersa una sostanziale incoerenza tra i comportamenti adottati nei propri confronti e in quelli verso i figli. Mentre il 50% degli adulti insiste affinché il proprio bimbo si protegga la testa con un cappello, soltanto il 23% dà il buon esempio indossandolo. L'87% dei genitori applica e riapplica regolarmente la crema protettiva al figlio, ma nello stesso momento solo il 44% la spalma sulla propria pelle.
Ogni anno il melanoma colpisce 200mila persone nel mondo, di cui 7mila italiani, e per questo gli oncologi rimarcano l'importanza di comportamenti responsabili sotto il sole e di controlli regolari ai nei.
Riguardo al futuro del trattamento del melanoma metastatico, "che colpisce nel nostro Paese circa 1.800 persone ogni anno, sta nella classificazione delle diverse forme di malattia e nelle terapie personalizzate", ha rilevato Paolo Ascierto, Vicedirettore dell'Unità di Oncologia e Medicina Innovativa dell'Istituto Tumori Pascale di Napoli.
Invece, sul fronte delle cure su misura, all'Asco la multinazionale farmaceutica Roche ha presentato nuovi dati sulla molecola vemurafenib, primo farmaco "a misura di paziente", attivo sulla mutazione del gene Braf V600, presente nel 50% dei casi e rilevabile attraverso un test diagnostico ad hoc.
I dati raccolti dall'aggiornamento dello studio "Brim3", "confermano il beneficio del trattamento con il nuovo farmaco, che ha ottenuto la più alta sopravvivenza mai raggiunta in un trial clinico sul melanoma metastatico", ha precisato Ascierto. Il faramaco è stato approvato dall'agenzia europea Ema nel febbraio scorso.