Il diabete, i cui numeri sono in crescita sia a livello globale sia in Italia (3,84 milioni i malati nel nostro Paese), preoccupa soprattutto in ragione delle sue complicanze. Tra le più frequenti, ci sono quelle cardiovascolari. Se non adeguatamente trattati, i pazienti corrono un rischio maggiore di sviluppare infarti e ictus. E, di conseguenza, di morire. Ecco perché, nell’ottica di garantire una sempre migliore qualità di vita ai pazienti, medici, ricercatori e aziende farmaceutiche da anni sono al lavoro per identificare una strategia terapeutica che consenta di tenere la glicemia sotto controllo e di ridurre al contempo le insidie per il cuore e per i vasi sanguigni.

Diabete e prevenzione cardiovascolare

Vanno lette in quest’ottica le conclusioni dello studio «Rewind», presentato a San Francisco in occasione del congresso dell’American Diabetes Association. Dal lavoro, condotto su quasi diecimila diabetici di tipo 2 e pubblicato sulla rivista «The Lancet» , emerge che l’utilizzo del principio attivo dulaglutide (già in uso in Italia nel trattamento del diabete) è in grado di ridurre in maniera significativa eventi cardiovascolari. Il tutto rilevato in un’ampia popolazione di pazienti, di cui la maggior parte non presentava malattia cardiovascolare accertata.

La ricerca è la più ampia finora condotta sugli agonisti del recettore del Glp-1 (Glucagon like peptide-1), categoria di farmaci che fa fronte alla rapida degradazione dell’ormone e permette una catena di processi che favorisce il controllo della glicemia nel diabetico: dal rallentamento dello svuotamento gastrico e la protratta sintesi di insulina. L'ampia tipologia di persone con diabete di tipo 2 studiata - inclusi i pazienti con e senza precedente malattia cardiovascolare: novità sostanziale - sottolinea poi l’importanza di questo risultato. « Il farmaco, somministrato sottocute una volta alla settimana, in associazione alla terapia standard, ha ridotto la comparsa di eventi cardiovascolari in pazienti con una malattia subclinica o con diversi fattori di rischio e ha confermato l’efficacia preventiva nei diabetici con già alle spalle diverse malattie cardiovascolari», afferma Francesco Giorgino, direttore dell’unità operativa complessa di endocrinologia del policlinico di Bari e presidente della Società Italiana di Endocrinologia.

Così il cuore è più protetto

Secondo gli esperti, il 20-25 per cento dei diabetici ha già una malattia cardiovascolare e sarebbe perciò candidabile alla terapia con dulaglutide. Ma, secondo i dati forniti a San Francisco, soltanto il quattro per cento degli italiani risulterebbe già in cura con un agonista di Glp-1. «Ogni anno, in Italia, 50mila diabetici vanno incontro a un infarto e altrettanti a un ictus - rimarca Enzo Bonora, direttore dell’unità operativa complessa di endocrinologia, diabetologia e malattie del metabolismo dell’azienda ospedaliero-universitaria di Verona -. Utilizzando dulaglutide in tutti coloro che ne avrebbero bisogno, potremmo risparmiare oltre 13mila eventi cardiovascolari».

La novità assoluta sta nell’opportunità di ricorrere a un farmaco per la prevenzione primaria, somministrandolo cioè a tutti quei pazienti sì diabetici, ma senza alcuna complicanza cardiovascolare già registrata. Una sfida anche sul piano dei costi, che per gli esperti vale però la pena di affrontare. Il profilo dei pazienti studiati è risultato sovrapponibile a quello che si registra quotidianamente negli ambulatori: per età, durata della malattia, compresenza di malattie cardiovascolari e valori medi di emoglobina glicata (uno dei parametri per la diagnosi iniziale di diabete).

«Con dulaglutide osserviamo per la prima volta un’analoga riduzione del rischio cardiovascolare, sia nei diabetici sia in coloro che apparentemente risultano sani - conclude Giorgino -. Questo dato potrebbe portare a una revisione delle raccomandazioni cliniche per i pazienti con diabete di tipo 2. Attualmente è previsto l’impiego di farmaci che consentono una riduzione del rischio cardiovascolare nei pazienti che hanno già avuto infarti o ictus. Ma in futuro un farmaco come dulaglutide potrebbe essere raccomandato a tutti i diabetici con rischio cardiovascolare ma senza un evento pregresso».

Twitter @fabioditodaro