La dieta può avere un ruolo chiave nel trattamento del tumore al seno. A confermarlo è uno studio internazionale coordinato dall’IFOM di Milano e dal Policlinico Universitario San Martino di Genova pubblicato sulla rivista scientifica «Nature».
Attraverso una sperimentazione condotta sia su modello animale sia su pazienti alle prese con la più diffusa neoplasia femminile, i ricercatori hanno testato l’efficacia di una dieta ipocalorica a base vegetale combinata alla terapia ormonale (seguita da 3 donne su 4 che ricevono una diagnosi di tumore al seno). I risultati indicano che cicli di dieta protratti per una media di circa sei mesi riducono alcuni fattori di crescita che possono influenzare la crescita tumorale.
Gli effetti di un «quasi» digiuno nelle donne con un tumore al seno
Sebbene i dati siano preliminari e necessitino di essere confermati in studi clinici più ampi, i risultati sono considerati incoraggianti dagli autori dello studio. Dal loro lavoro si evince infatti che, come negli esperimenti condotti in cellule in coltura e in topolini con tumore al seno, anche negli esseri umani questo effetto metabolico potrebbe associarsi a una minor progressione del cancro, a un potenziamento dell’efficacia delle terapie e a un recupero della sensibilità al trattamento nei casi in cui si sia instaurata una resistenza ai farmaci. Ciò a patto di seguire pedissequamente i cicli di dieta proposta e di rispettare - sotto stretto controllo medico - il protocollo che prevede comunque settimane di intervallo per proteggere la salute delle donne e non intaccare l’efficacia delle terapie. Escluso dunque qualsiasi approccio «fai-da-te», che aumenterebbe il rischio di malnutrizione, una condizione che nei pazienti oncologici può essere molto pericolosa, minando l’esito delle terapie.
«La dieta che abbiamo sperimentato, valutandone gli effetti clinici per la prima volta in donne con tumore della mammella anche metastatico in terapia ormonale, è un regime alimentare vegano ipocalorico che induce nel corpo gli effetti metabolici del digiunare», spiega Alessio Nencioni, geriatra e oncologo del Policlinico universitario San Martino di Genova. Gli fa eco Valter Longo, dell’IFOM (Istituto FIRC di Oncologia Molecolare) di Milano. «Nei topi, la dieta mima digiuno non solo ha rallentato la crescita tumorale, ma ha fatto regredire i tumori anche dopo l’acquisizione di resistenza alle terapie farmacologiche standard».
Il metabolismo evolve in chiave anti-tumorale
Le pazienti con tumore della mammella in terapia ormonale hanno seguito i cicli di questa dieta per una media di circa sei mesi, senza mostrare effetti collaterali consistenti, ma soltanto fastidi lievi e transitori come mal di testa e debolezza. La dieta ipocalorica abbinata alle terapie ormonali ha ridotto i livelli di glucosio in circolo ma soprattutto la leptina (l’ormone che regola la sazietà), l’insulina e il fattore di crescita insulino-simile (IGF1), tutte proteine che favoriscono la proliferazione delle cellule di tumore della mammella.
«Le modifiche metaboliche indotte dalla dieta mima-digiuno sono associate a effetti antitumorali positivi, che peraltro vengono mantenuti a lungo nel tempo - riprende Nencioni -. Ciò significa che questo regime di restrizione dietetica potrebbe essere un’arma in più per combattere il tumore della mammella nelle donne in terapia ormonale, senza il rischio di effetti collaterali seri. Abbiamo infatti osservato che il protocollo non compromette lo stato nutrizionale delle pazienti, se fra un ciclo di dieta e l’altro si prescrive un’alimentazione adeguata per evitare la malnutrizione e la perdita di peso».
Verso una strategia integrata
Inoltre si è visto che, prevedendo un regime di attività fisica leggera o moderata fra un ciclo e l’altro, le pazienti mostravano anche un miglioramento della composizione corporea: con una riduzione della massa grassa e un aumento della massa magra. Tutti elementi che indicano come i cicli di dieta ipocalorica, condotta sempre sotto controllo dello specialista, possano avere effetti positivi senza pericoli consistenti per la salute delle pazienti, aiutandole a orientarsi nelle terapie complementari per evitare errori e migliorarne i risultati. «Si tratta ovviamente di risultati iniziali - conclude Nencioni -. Ma se saranno confermati da ulteriori studi clinici con numeri più ampi di pazienti, potrebbero aprire la strada a nuovi scenari nell’ambito delle terapie oncologiche integrate, diventando una strategia da abbinare alle consuete cure», conclude Nencioni.
Twitter @fabioditodaro
La dieta può avere un ruolo chiave nel trattamento del tumore al seno. A confermarlo è uno studio internazionale coordinato dall’IFOM di Milano e dal Policlinico Universitario San Martino di Genova pubblicato sulla rivista scientifica «Nature».
Attraverso una sperimentazione condotta sia su modello animale sia su pazienti alle prese con la più diffusa neoplasia femminile, i ricercatori hanno testato l’efficacia di una dieta ipocalorica a base vegetale combinata alla terapia ormonale (seguita da 3 donne su 4 che ricevono una diagnosi di tumore al seno). I risultati indicano che cicli di dieta protratti per una media di circa sei mesi riducono alcuni fattori di crescita che possono influenzare la crescita tumorale.
Gli effetti di un «quasi» digiuno nelle donne con un tumore al seno
Sebbene i dati siano preliminari e necessitino di essere confermati in studi clinici più ampi, i risultati sono considerati incoraggianti dagli autori dello studio. Dal loro lavoro si evince infatti che, come negli esperimenti condotti in cellule in coltura e in topolini con tumore al seno, anche negli esseri umani questo effetto metabolico potrebbe associarsi a una minor progressione del cancro, a un potenziamento dell’efficacia delle terapie e a un recupero della sensibilità al trattamento nei casi in cui si sia instaurata una resistenza ai farmaci. Ciò a patto di seguire pedissequamente i cicli di dieta proposta e di rispettare - sotto stretto controllo medico - il protocollo che prevede comunque settimane di intervallo per proteggere la salute delle donne e non intaccare l’efficacia delle terapie. Escluso dunque qualsiasi approccio «fai-da-te», che aumenterebbe il rischio di malnutrizione, una condizione che nei pazienti oncologici può essere molto pericolosa, minando l’esito delle terapie.
«La dieta che abbiamo sperimentato, valutandone gli effetti clinici per la prima volta in donne con tumore della mammella anche metastatico in terapia ormonale, è un regime alimentare vegano ipocalorico che induce nel corpo gli effetti metabolici del digiunare», spiega Alessio Nencioni, geriatra e oncologo del Policlinico universitario San Martino di Genova. Gli fa eco Valter Longo, dell’IFOM (Istituto FIRC di Oncologia Molecolare) di Milano. «Nei topi, la dieta mima digiuno non solo ha rallentato la crescita tumorale, ma ha fatto regredire i tumori anche dopo l’acquisizione di resistenza alle terapie farmacologiche standard».
Il metabolismo evolve in chiave anti-tumorale
Le pazienti con tumore della mammella in terapia ormonale hanno seguito i cicli di questa dieta per una media di circa sei mesi, senza mostrare effetti collaterali consistenti, ma soltanto fastidi lievi e transitori come mal di testa e debolezza. La dieta ipocalorica abbinata alle terapie ormonali ha ridotto i livelli di glucosio in circolo ma soprattutto la leptina (l’ormone che regola la sazietà), l’insulina e il fattore di crescita insulino-simile (IGF1), tutte proteine che favoriscono la proliferazione delle cellule di tumore della mammella.
«Le modifiche metaboliche indotte dalla dieta mima-digiuno sono associate a effetti antitumorali positivi, che peraltro vengono mantenuti a lungo nel tempo - riprende Nencioni -. Ciò significa che questo regime di restrizione dietetica potrebbe essere un’arma in più per combattere il tumore della mammella nelle donne in terapia ormonale, senza il rischio di effetti collaterali seri. Abbiamo infatti osservato che il protocollo non compromette lo stato nutrizionale delle pazienti, se fra un ciclo di dieta e l’altro si prescrive un’alimentazione adeguata per evitare la malnutrizione e la perdita di peso».
Verso una strategia integrata
Inoltre si è visto che, prevedendo un regime di attività fisica leggera o moderata fra un ciclo e l’altro, le pazienti mostravano anche un miglioramento della composizione corporea: con una riduzione della massa grassa e un aumento della massa magra. Tutti elementi che indicano come i cicli di dieta ipocalorica, condotta sempre sotto controllo dello specialista, possano avere effetti positivi senza pericoli consistenti per la salute delle pazienti, aiutandole a orientarsi nelle terapie complementari per evitare errori e migliorarne i risultati. «Si tratta ovviamente di risultati iniziali - conclude Nencioni -. Ma se saranno confermati da ulteriori studi clinici con numeri più ampi di pazienti, potrebbero aprire la strada a nuovi scenari nell’ambito delle terapie oncologiche integrate, diventando una strategia da abbinare alle consuete cure», conclude Nencioni.
Twitter @fabioditodaro