Da tempo i ricercatori sono convinti dell’esistenza di un legame tra ipertensione e malattia di Parkinson. Proprio alla luce di questo collegamento, sotto attenta indagine da parte degli scienziati perché non ancora del tutto chiaro, un team di ricercatori britannici e italiani si è concentrato sulle differenze tra pazienti parkinsoniani normotesi e ipertesi. Il lavoro, annunciato come un importante contributo al miglioramento delle opzioni terapeutiche per i pazienti parkinsoniani, è stato presentato al 3° Congresso dell’Accademia europea di neurologia (EAN) tenutosi ad Amsterdam.
«I nostri risultati dimostrano che nei pazienti ipertesi la malattia di Parkinson si manifesta in forma più grave rispetto ai pazienti normotesi» ha dichiarato il dottor Beniamino Giordano del Neurodegeneration Imaging Group del King’s College di Londra nel suo intervento. I ricercatori hanno analizzato i dati presenti nel database internazionale della Parkinson’s Progression Markers Initiative (PPMI), promossa dall’attore americano Michael J. Fox, afflitto dal Parkinson, con l’obiettivo di capire se e in quale misura i marcatori della malattia cambiano nei pazienti ipertesi rispetto ai soggetti normotesi. I ricercatori hanno valutato i sintomi motori e non motori, i parametri neurologici, vari tipi di biomarcatori e lo stato dopaminergico.
«È emerso chiaramente che i pazienti ipertesi presentano una sintomatologia motoria più grave, con rigidità muscolare o rallentamento delle attività motorie volontarie, nonché una riduzione della funzionalità a livello dei gangli della base. Tuttavia, si tratta solo di dati preliminari e sono perciò necessarie ulteriori analisi per fare luce sul legame tra ipertensione e Parkinson» ha osservato il Dr. Giordano. I risultati di questa ricerca potrebbero avere ripercussioni importanti, non ultimo sul trattamento della malattia di Parkinson, perché la speranza è che il raggiungimento di valori pressori ottimali possa migliorare i sintomi del Parkinson. Nel frattempo, la ricerca continua, in particolare per comprendere il ruolo dei farmaci antiipertensivi nella progressione della malattia.
L’ipertensione è il principale fattore di rischio per le patologie cardiovascolari e costituisce la prima causa di morte in tutto il Vecchio Continente. Se non viene trattata, causa danni cardiaci e vascolari. Sempre più studi confermano l’importanza di un suo corretto monitoraggio alla luce delle conseguenze che la pressione elevata, anche in caso di valori comunque preclinici, può avere per l’intero organismo, cervello compreso.
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