Scegliere la miglior terapia per combattere un tumore è questione di tecnologia. Più dettagli relativi alle mutazioni che causano la malattia si conoscono e più mirate saranno le cure. Ma per farlo è di fondamentale importanza leggere correttamente il Dna tumorale. Negli ultimi anni sono diverse le realtà tecnologiche che hanno investito in questa direzione: una di esse è Foundation Medicine (di proprietà Roche per il 52%), azienda che ha sviluppato un «chip» di analisi capace di ricercare oltre 300 mutazioni genetiche e, in base ai risultati ottenuti, di fornire all’oncologo l’elenco dei farmaci disponibili per quella data mutazione. Presente già in Italia Policlinico Sant’Andrea-Università Sapienza di Roma a breve partirà uno studio volto a valutare l’efficacia di questo metodo.

Curare il tumore non più per localizzazione

Sino a poco tempo fa ogni singolo tumore veniva trattato in base alla localizzazione corporea. Complice lo sviluppo delle tecniche di sequenziamento genetico oggi è possibile avere una mappa dettagliata delle mutazioni che causano il tumore. Con il tempo si è scoperto però che queste possono essere le stesse anche per tumori all’apparenza molto differenti fra loro. Ecco perché sempre di più le indicazioni ad assumere un determinato farmaco al posto di un altro passeranno dalla ricerca delle principali mutazioni associate a quel tumore anziché alle caratteristiche «classiche» come l’istologia e la localizzazione per sede corporea.

Analizzare il Dna del tumore è il primo passo nella scelta del farmaco giusto

Per ricercare le mutazioni è di fondamentale importanza però disporre di una tecnologia adeguata: «Nel nostro dipartimento – spiega Paolo Marchetti, direttore dell’Uoc di Oncologia del Sant’Andrea – la piattaforma di Foundation medicine viene usata ormai da diversi mesi: si manda il campione tumorale con corriere negli Stati uniti e la risposta arriva in una decina di giorni via mail. Individuare il bersaglio è il primo, fondamentale passo per colpirlo con gli strumenti giusti». Grazie a questa tecnologia è possibile valutare simultaneamente 324 mutazioni in una biopsia e oltre 60 in un prelievo ematico.

Scegliere il farmaco migliore grazie ad un database

«Il vantaggio della piattaforma di Foundation Medicine -aggiunge Marchetti- è che, oltre a identificare le mutazioni alla base del singolo tumore, ti dice anche quali sono i farmaci giusti, non solo quelli già utilizzati e autorizzati per quella patologia specifica, ma anche quelli che hanno altre indicazioni e le molecole in sperimentazione in trial clinici internazionali. Possiamo indirizzare i pazienti in questi percorsi, garantendo l’accesso a farmaci non ancora disponibili a carico del Sistema Sanitario Nazionale».

Al via il progetto in 28 centri italiani

Utilizzato in via sperimentale già in diversi centri mondiali a breve partirà uno studio che coinvolgerà i reparti di oncologia di 28 ospedali italiani. Il progetto sarà coordinato dall’Unità operativa di oncologia del Policlinico Sant’Andrea-Università Sapienza di Roma con la supervisione del Dipartimento di oncologia e nuovi farmaci dell’Istituto Superiore di Sanità. In particolare saranno coinvolti 440 pazienti a cui verrà fatto il test per identificare la mutazione principale da colpire. «Il nostro obiettivo finale – conclude Marchetti- è quello di cercare il maggior numero di mutazioni per offrire ai malati quante più opzioni terapeutiche possibili. Questa è la sfida che giocheremo nei prossimi anni».

@danielebanfi83


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