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I dolori posturali colpiscono il 73% degli italiani, con il mal di schiena al primo posto (49%), seguito da dolori al collo (37%) e dolori alle articolazioni degli arti inferiori (29%). Questi i dati di una ricerca condotta da Assosalute, Associazione nazionale farmaci di automedicazione di Federchimica, che non si discostano molto da quelli dell’anno scorso, nonostante siano in molti i partecipanti che dichiarano di avere sofferto più spesso durante gli ultimi mesi, per via della lunga permanenza in casa.

L’errata postura, la sedentarietà e l’età avanzata, causa in particolare dei dolori articolari, sono alcuni dei fattori che concorrono al peggioramento dei sintomi. Chi non svolgeva regolare attività fisica prima del lockdown, inoltre, partiva da una situazione fisica svantaggiosa.

«C’è anche chi ha iniziato a fare attività fisica in casa, senza sapere però da che parte cominciare» dice Roberto Pozzoni, responsabile del centro di traumatologia dello sport dell’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano. Invitati a riflettere sulle cause del proprio mal di schiena, i rispondenti nel 44% dei casi accusano la sedentarietà, associata a una postura scorretta (per il 34%) e a un aumento del peso corporeo (il 24%).

Dall’indagine emerge anche il diseguale carico di lavoro domestico anche durante l’isolamento: il 28,3% delle donne attribuisce ai lavori di casa la colpa del mal di schiena, mentre lo fa solo il 13,8% degli uomini. Come rileva la sociologa Giovanna Hotellier di Human Highway, agenzia che ha condotto l’indagine, «non c’è stata redistribuzione del carico di lavoro tra uomo e donna, neppure quando entrambi erano in casa».

Il 40% di chi già soffriva di qualche dolore riporta un peggioramento; il 47,7% risponde di aver sofferto come al solito e il 12,7% meno del solito. Durante l’isolamento, si è per lo più agito in autonomia per risolvere i sintomi: il 45% non ha chiesto a nessuno, anche perché già avvezzo a gestire questi disturbi posturali.

«La sintomatologia dovuta a vizi posturali e non a delle vere e proprie patologie può essere gestita efficacemente con le automedicazioni», conferma Roberto Pozzoni, che suggerisce di adottare cautela con la ripartenza. La parola chiave è «gradualità nel tornare all’attività di prima» e anche nell’iniziarne una nuova. Secondo, «prestare sempre attenzione alla correttezza dei movimenti, per evitare infortuni, e usare uno specchio quando non fosse possibile rivolgersi a un istruttore». Terzo, potenziare la muscolatura del Core, composta dai muscoli della colonna lombare e dai muscoli della parete addominale. Questi muscoli «oltre a garantire buona postura, proteggono ultimo tratto della colonna, quello lombare, che maggiormente sopporta il carico del peso corporeo». In generale, tutti dovrebbero prendersi cura della propria massa muscolare.

«Una buona muscolatura è in grado di assorbire lo shock dell’impatto a terra quando ci cammina e si corre o delle buche se si è in bicicletta». Quando si lavora al pc, entrambi i piedi devono essere poggiati a terra, con le articolazioni che formano angoli di 90 gradi e la schiena in appoggio allo schienale; la visione deve mantenersi diretta sulla prima metà dello schermo. Quando siamo in piedi, invece, è raccomandabile spostare regolarmente il peso su una gamba e poi l’altra, senza stare troppo tempo nella stessa posizione. Analoga alternanza quando si tiene un bambino in braccio: il loro peso poggi sul fianco destro per un po’ e poi su quello sinistro, cercando di mantenere il bambino più vicino possibile al busto. Quando ci abbassiamo per raccogliere un peso, dobbiamo sempre piegare le ginocchia e non la schiena.

Infine, un appello per cittadini e medici di base: «Non è corretto eccedere con gli esami strumentali, bisogna iniziare con l’indagare il mal di schiena con una visita. Non bisogna partire con la risonanza magnetica. L’esame clinico resta fondamentale per capire la strada giusta da percorrere» spiega Roberto Pozzoni, che aggiunge: «Molti si rivolgono al fisioterapista o all’osteopata, ma queste figure devono limitarsi ad adottare protocolli stabili dal medico dopo aver visitato paziente».

I dolori posturali colpiscono il 73% degli italiani, con il mal di schiena al primo posto (49%), seguito da dolori al collo (37%) e dolori alle articolazioni degli arti inferiori (29%). Questi i dati di una ricerca condotta da Assosalute, Associazione nazionale farmaci di automedicazione di Federchimica, che non si discostano molto da quelli dell’anno scorso, nonostante siano in molti i partecipanti che dichiarano di avere sofferto più spesso durante gli ultimi mesi, per via della lunga permanenza in casa.

L’errata postura, la sedentarietà e l’età avanzata, causa in particolare dei dolori articolari, sono alcuni dei fattori che concorrono al peggioramento dei sintomi. Chi non svolgeva regolare attività fisica prima del lockdown, inoltre, partiva da una situazione fisica svantaggiosa.

«C’è anche chi ha iniziato a fare attività fisica in casa, senza sapere però da che parte cominciare» dice Roberto Pozzoni, responsabile del centro di traumatologia dello sport dell’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano. Invitati a riflettere sulle cause del proprio mal di schiena, i rispondenti nel 44% dei casi accusano la sedentarietà, associata a una postura scorretta (per il 34%) e a un aumento del peso corporeo (il 24%).

Dall’indagine emerge anche il diseguale carico di lavoro domestico anche durante l’isolamento: il 28,3% delle donne attribuisce ai lavori di casa la colpa del mal di schiena, mentre lo fa solo il 13,8% degli uomini. Come rileva la sociologa Giovanna Hotellier di Human Highway, agenzia che ha condotto l’indagine, «non c’è stata redistribuzione del carico di lavoro tra uomo e donna, neppure quando entrambi erano in casa».

Il 40% di chi già soffriva di qualche dolore riporta un peggioramento; il 47,7% risponde di aver sofferto come al solito e il 12,7% meno del solito. Durante l’isolamento, si è per lo più agito in autonomia per risolvere i sintomi: il 45% non ha chiesto a nessuno, anche perché già avvezzo a gestire questi disturbi posturali.

«La sintomatologia dovuta a vizi posturali e non a delle vere e proprie patologie può essere gestita efficacemente con le automedicazioni», conferma Roberto Pozzoni, che suggerisce di adottare cautela con la ripartenza. La parola chiave è «gradualità nel tornare all’attività di prima» e anche nell’iniziarne una nuova. Secondo, «prestare sempre attenzione alla correttezza dei movimenti, per evitare infortuni, e usare uno specchio quando non fosse possibile rivolgersi a un istruttore». Terzo, potenziare la muscolatura del Core, composta dai muscoli della colonna lombare e dai muscoli della parete addominale. Questi muscoli «oltre a garantire buona postura, proteggono ultimo tratto della colonna, quello lombare, che maggiormente sopporta il carico del peso corporeo». In generale, tutti dovrebbero prendersi cura della propria massa muscolare.

«Una buona muscolatura è in grado di assorbire lo shock dell’impatto a terra quando ci cammina e si corre o delle buche se si è in bicicletta». Quando si lavora al pc, entrambi i piedi devono essere poggiati a terra, con le articolazioni che formano angoli di 90 gradi e la schiena in appoggio allo schienale; la visione deve mantenersi diretta sulla prima metà dello schermo. Quando siamo in piedi, invece, è raccomandabile spostare regolarmente il peso su una gamba e poi l’altra, senza stare troppo tempo nella stessa posizione. Analoga alternanza quando si tiene un bambino in braccio: il loro peso poggi sul fianco destro per un po’ e poi su quello sinistro, cercando di mantenere il bambino più vicino possibile al busto. Quando ci abbassiamo per raccogliere un peso, dobbiamo sempre piegare le ginocchia e non la schiena.

Infine, un appello per cittadini e medici di base: «Non è corretto eccedere con gli esami strumentali, bisogna iniziare con l’indagare il mal di schiena con una visita. Non bisogna partire con la risonanza magnetica. L’esame clinico resta fondamentale per capire la strada giusta da percorrere» spiega Roberto Pozzoni, che aggiunge: «Molti si rivolgono al fisioterapista o all’osteopata, ma queste figure devono limitarsi ad adottare protocolli stabili dal medico dopo aver visitato paziente».