Le malattie reumatiche autoimmuni colpiscono prevalentemente persone di sesso femminile: tendono a comparire prevalentemente nella fascia di età 15-45 anni, nel periodo quindi che coincide con quello fertile della donna e con il pieno della sua attività lavorativa.

Si presentano con quadri clinici estremamente variabili, anche in termini di gravità e con sintomi non sempre facilmente riconducibili alla patologia principale. Queste malattie, quindi, influenzano notevolmente la qualità di vita della donna in senso negativo, impattando sul piano affettivo, familiare e lavorativo. Una diagnosi corretta, formulata precocemente, tuttavia, può limitare in maniera significativa il quadro clinico e i disagi che tali patologie possono comportare poiché consente di accedere alle cure in modo tempestivo. «Fino a qualche decennio fa, alle donne con diagnosi di malattie reumatiche autoimmuni, veniva fortemente sconsigliata la gravidanza.

Tuttavia le migliori possibilità di diagnosi e cura consentono oggi di mantenere queste patologie in remissione, cioè in fase silente, priva di sintomi, per lunghi periodi e dunque di poter pianificare con tranquillità una gravidanza- chiarisce Nicoletta Orthmann, Coordinatore medico scientifico di Onda - Questa è un’opportunità che le giovani donne con patologia reumatica autoimmune devono conoscere e che non deve essere preclusa sulla scorta del fatto che sono portatrici di una malattia cronica. Affrontare il tema della salute riproduttiva e della pianificazione familiare significa contribuire a migliorare la qualità della vita di queste donne e consentire loro di affrontare il proprio desiderio di maternità con maggior consapevolezza e con la dovuta serenità».

Ecco perché Onda, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, ha scelto proprio la prossimità della Festa della Mamma, per offrire gratuitamente, tramite gli ospedali con Bollini Rosa, servizi informativi a tutte le donne su questa tematica. Per l’occasione è stata anche realizzata una brochure informativa «Malattie reumatiche autoimmuni: dalla pianificazione familiare alla genitorialità» che sarà distribuita negli ospedali Bollini Rosa e che potrà essere scaricata dal sito www.ondaosservatorio.it alla sezione «pubblicazioni».

Tutti i servizi offerti possono essere consultati sul sito www.bollinirosa.it

Malattie reumatiche e fertilità

Essere affetti da una patologia reumatica su base autoimmune non pregiudica in genere, la fertilità. Lo dimostra il fatto che il tasso di infertilità in queste pazienti è sostanzialmente sovrapponile a quello della popolazione generale.

Fondamentale per queste donne, però, è pianificare la gravidanza affinché possa essere avviata in una fase di remissione stabile di malattia (almeno sei mesi). Queste patologie, infatti, si caratterizzano per l’andamento costituito da periodi di riacutizzazione e altri di quiescenza.

«In questo senso la contraccezione riveste un ruolo strategico e presuppone una valutazione condivisa con il reumatologo e ginecologo di fiducia per la scelta del metodo più adatto nello specifico caso, in funzione degli aspetti clinici correlati alla malattia reumatica e ad altre eventuali patologie, dei fattori di rischio come ipertensione arteriosa, fumo, obesità e delle preferenze personali della paziente - spiega ancora la dott.ssa Orthmann- La gravidanza, quindi, va attentamente programmata e non deve essere motivo di sospensione della terapia anti-reumatica proprio perché la malattia materna in fase di remissione è il presupposto per ridurre al minimo i rischi e le complicanze ostetriche. Solo alcuni farmaci anti-reumatici sono potenzialmente tossici per il feto. La maggior parte si sono dimostrati sicuri in gravidanza e possono essere assunti con tranquillità.

Sarà quindi importante, sempre nell’ambito della pianificazione, discutere preliminarmente con il proprio specialista di fiducia la compatibilità delle cure in atto con la gravidanza e il rapporto rischi/benefici. Nel caso di infertilità, anche le donne con malattia reumatica possono accedere ai percorsi di procreazione medicalmente assistita (PMA), purché sia effettuata un’attenta valutazione preliminare dei rischi individuali e vengano attivate le dovute strategie per ridurre al minimo i rischi potenzialmente correlati alla stimolazione ormonale laddove si rendesse necessaria».

Le cure del «dopo gravidanza»

Ogni donna affetta da tali patologie deve essere consapevole che il periodo successivo al parto è estremamente delicato, caratterizzato da un aumentato rischio di riacutizzazione della malattia. «Ecco perché si raccomanda una programmazione regolare dei controlli reumatologici fino almeno ai sei mesi successivi al parto- puntualizza la dott.ssa Orthmann che conclude - Altro aspetto importantissimo su cui la donna deve essere informata e adeguatamente «preparata» è che accuserà maggior stanchezza e affaticamento e che avrà bisogno di aiuti in senso pratico e organizzativo. Il puerperio è un momento complesso, faticoso sul piano fisico ed emotivo per tutte le donne, ancor di più chiaramente per le mamme con malattia reumatica».

È bene puntualizzare inoltre, come l’allattamento al seno non sia controindicato, anche perché non favorisce la riattivazione della patologia di base. Solo alcuni e ben codificati farmaci sono incompatibili con l’allattamento come il metotrexato, la leflunomide, la ciclofosfamideb e il micofenolato mofetile. Essere seguite da un pediatra attento e da un reumatologo esperto permette anche a queste donne, di allattare in sicurezza senza mettere a repentaglio la salute e il corretto accrescimento del neonato.


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