La Medicina di Genere si occupa delle differenze biologiche tra i due sessi e della loro influenza sullo stato di salute e di malattia rappresentando un punto d’interesse fondamentale per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

Le differenze tra i sessi in termini di salute non sono tuttavia legate esclusivamente alle peculiarità biologiche dell’individuo e alla sua funzione riproduttiva; la medicina di genere, infatti, tiene conto dei fattori ambientali, sociali e culturali che distinguono un uomo da una donna.

«Differenze tra uomini e donne si osservano sia nella frequenza che nella sintomatologia di numerose malattie nonché nella risposta alle terapie. Un approccio di genere alla medicina garantisce a tutti, uomini o donne, il migliore trattamento auspicabile in funzione delle specificità di genere e consente di promuovere l’appropriatezza e la personalizzazione delle cure generando risparmi per il SSN», afferma la Dottoressa Elena Ortona (Istituto Superiore di Sanità).

AUTUTOIMMUNITÀ E GENERE

Ad essere afflitte da malattie autoimmuni, tra cui quelle di tipo gastro reumatologico, sono per l’80% donne: la medicina di genere consentirebbe un trattamento più appropriato per entrambi i sessi. I numeri, d’altra parte, parlano chiaro: moltissime patologie autoimmuni sono meno frequenti nel sesso maschile rispetto a quello femminile, a causa di una maggiore attivazione del sistema immunitario di quest’ultime.

«Malattie come la sindrome di Sjogren, il lupus eritematoso sistemico, le malattie autoimmuni della tiroide e la sclerodermia presentano una frequenza 7-10 volte più elevata nelle donne rispetto agli uomini. E sempre a svantaggio delle donne, anche se in misura inferiore, è la prevalenza di malattie quali l’artrite reumatoide, la sclerosi multipla e la miastenia grave, che sono 2-3 volte più frequenti nelle donne rispetto agli uomini» afferma la Dottoressa Marina Pierdominici (Istituto Superiore di Sanità).

RISPOSTE AI FARMACI DIVERSE NELLE DONNE E NEGLI UOMINI

Non solo alcune patologie prediligono un sesso piuttosto che l’altro, ma le donne e gli uomini rispondono anche in modo diverso ai trattamenti terapeutici perché, ad esempio, differiscono in dimensioni e composizione corporea. Le donne sono generalmente più basse e più magre rispetto all’uomo, hanno più tessuto adiposo, una minore massa muscolare e anche un minor contenuto di acqua totale rispetto alla controparte maschile.

Queste differenze rendono ragione di una diversa efficacia terapeutica di uno stesso farmaco nei due sessi; ecco perché tali parametri dovrebbero essere sempre considerati nella determinazione del dosaggio dei farmaci stessi. «A tal proposito -afferma il Presidente della SIGR (Società Italiana di GastroReumatologia) Dott. Vincenzo Bruzzese - studi preliminari suggeriscono che le donne rispondono diversamente rispetto agli uomini alle terapie con farmaci biologici (come l’anticorpo anti-TNF) per la cura dell’artrite reumatoide o delle malattie infiammatorie croniche intestinali. Le donne, inoltre, presentano reazioni avverse ai farmaci con maggiore frequenza rispetto agli uomini. E’ quindi necessario includerle regolarmente nei trials clinic».

A riguardo, bisogna ricordare alcune iniziative sul piano istituzionale, come il recente statement dell’Agenzia Italiana del Farmaco che prevede l’inclusione delle donne negli studi clinici di fase 1 (attualmente pressoché assenti, e la cui presenza è solo attorno al 30% negli studi clinici di fase 3) al fine di aumentare la sicurezza e l’appropriatezza dei trattamenti farmacologici.

Come gestire la presa in carico e i trattamenti nei due sessi?

«È necessario promuovere un’attività di ricerca scientifica e clinica che tengano conto dei fattori di rischio genere-specifici in tutte le aree della medicina al fine di promuovere l’equità di accesso alle cure secondo l’approccio di genere, ovvero serve porre un’attenzione particolare alla differenza della domanda di salute che caratterizza uomini e donne» chiarisce ancora la Dottoressa Pierdominici e prosegue «Un punto importante da sottolineare riguarda, per esempio, gli stili di vita e l’alimentazione, spesso significativamente molto differenti nei due sessi. Un esempio su tutti: uomini e donne hanno abitudini alimentari differenti, la donna tende a fare colazione e a consumare una maggiore quantità di frutta e verdura rispetto agli uomini che mangiano soprattutto cibi proteici, vino, birra e bevande gassate. D’altra parte le donne scelgono, come snacks, per lo più cibi ad elevato contenuto di carboidrati (dolci), spesso definiti “comfort foods”».

«Questo aspetto nutrizionale può avere una rilevanza nelle malattie immunomediate perché può modificare la composizione del microbiota intestinale (l’insieme dei microrganismi che popolano il nostro intestino) capace di modulare il sistema immunitario la cui alterazione è alla base delle malattie gastro reumatologiche» conclude a tal proposito il Dott Vincenzo Bruzzese.


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