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«Peppaa minto». Con una delle loro gustose giapponesizzazioni dall’inglese (da «Pepper mint», in questo caso) i nipponici chiamano l’olio essenziale di menta, una delle panacee più diffuse in tutto l’Estremo Oriente.

Per i suoi mille usi potrebbe essere paragonato, forse, al bicarbonato di sodio. Ciò che colpisce, è che la menta può essere adoperata indifferentemente sia all’interno che all’esterno del corpo. Spruzzata sulla pelle tiene lontani gli insetti, nebulizzata nelle fauci allevia il mal di gola, usata come olio per massaggi lenisce i dolori muscolari e le contratture.

Sono decine gli usi terapeutici – dei quali molti insospettati - di questa essenza rilassante, ma anche stimolante e vivificante, che permette di ripristinare forze fisiche e mentali.

Takehico Nagata

Abbiamo intervistato direttamente nella sua città, Kitami, nell’isola di Hokkaido, il principale produttore della menta giapponese, il signor Takehico Nagata, che ci ha ricevuti nella sua splendida casa in stile neoclassico, ornata qui e là da eleganti stucchi raffiguranti le foglie della pianta aromatica che ha segnato la sua fortuna.

«Kitami è stata sempre conosciuta in tutto il Giappone come la città della menta – spiega Nagata-san – perché il suo clima fresco e variabile offre le condizioni migliori per la crescita della pianta. Prima della guerra, qui si produceva il 70% della menta mondiale, poi, negli anni, l’industria locale è andata sempre più declinando. Negli anni 80 nacque la nostra azienda Hakka con il preciso obiettivo di riportare all’antico splendore il regno della menta a Kitami. Ci siamo riusciti: oggi esportiamo i nostri prodotti in tutto l’Oriente e in molti hanno seguito le nostre orme».

Le proprietà battericide dell’olio di menta lo rendono applicabile sulle ferite aperte come disinfettante e adatto per curare il mal di denti tramite sciacqui. E’ stato dimostrato, inoltre, come sia in grado di neutralizzare persino i microbi responsabili del tifo e della tubercolosi.

Nagata-san ci racconta di quando, durante la guerra, i soldati giapponesi usavano quest’olio per curare le terribili ustioni procuratesi sul campo di battaglia: la balsamica sensazione di freschezza, infatti, allevia molto efficacemente il dolore di qualsiasi bruciatura. Sulla pelle esercita anche un forte potere antinfiammatorio utile per intervenire su dermatiti, foruncoli e per anestetizzare il prurito provocato dalle punture di zanzara. I giapponesi usano quest’olio nello shampoo, per rinfrescare e disinfettare il cuoio capelluto e nell’acqua del bagno, come tonificante.

La verdissima città di Katami

Uno dei problemi che maggiormente affliggono i lavoratori nipponici è lo stress: le proprietà rigeneranti sulla psiche dell’olio di menta favoriscono la concentrazione e il rendimento in ufficio. Nel caso di affaticamento nervoso, inalare il suo aroma combatte insonnia e depressione.

Un’altra delle indicazioni d’uso più comuni, riguarda il suo potere digestivo: bastano due gocce di essenza in un bicchier d’acqua per aromatizzarla completamente e la bevanda è considerata fra i migliori peptici in aromaterapia.

Per quanto riguarda i disturbi dell’apparato digerente, essa cura indigestioni, meteorismo, spasmi, colite, dispepsie e, considerato che distrugge anche lo stafilococco, è utilizzata per curare enterocoliti e infezioni delle vie urinarie. L’essenza viene consigliata persino per lenire i dolori mestruali.

Il profumo della menta è molto efficace contro il mal d’auto e le nausee: basta spruzzare qualche goccia su un batuffolo d’ovatta e annusarlo di tanto in tanto. Il potente aroma, disciolto nell’acqua, è, come noto, ideale per i suffumigi, dato che contribuisce a liberare le vie respiratorie in caso di raffreddore o tosse.

Per quanto la menta sia originaria dell’Europa, l’uso terapeutico del suo olio essenziale non è ancora così diffuso nel vecchio continente come nell’Asia orientale proprio a causa – ipotizziamo – della quantità di indicazioni che esso può vantare: per la mentalità occidentale rimane, forse, più facile associare un medicinale alla cura di un solo disturbo.

Un delizioso mito greco ci ricorda l’origine della pianta. Menta o Myntha, era una bellissima ninfa concubina di Plutone. Proserpina, moglie del dio dei morti, gelosa del marito e furibonda per le minacciose allusioni che la giovane aveva osato pronunciare, la trasformò in una pianticella dall’aspetto insignificante. Plutone, impietosito, consentì almeno alla sventurata di spandere un fresco e intenso profumo intorno a sé.

Un’altra versione del mito tramanda che Giove, rifiutato da Menta, l’avesse trasformata in una pianta dall’aroma così freddo così quanto la ninfa lo era stata con il sovrano degli dei.

Curioso che questa essenza dal gusto così glaciale – tutta da scoprire - venga estratta dalla pianta attraverso una corrente di vapore bollente.

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