In alcune comunità servono a mortificare la sessualità femminile, privando le donne della possibilità di provare piacere sessuale. In altre comunità sono semplicemente un rito di passaggio o sono essenziali per assicurarsi una buona integrazione sociale. In altre comunità ancora si danno fantomatiche spiegazioni igieniche e sanitarie, prive di fondamento scientifico.

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Da qualsiasi prospettiva le vediamo, le mutilazioni genitali continuano a rappresentare una vera e propria barbarie. Ecco perché anche oggi, come ogni anno, si celebra la Giornata Mondiale contro l’infibulazione e le mutilazioni genitali femminili: lo scopo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica contro pratiche come la circoncisione femminile, l’escissione del clitoride, l’infibulazione e altre torture simili.

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NEL MONDO 44 MILIONI DI BAMBINE E ADOLESCENTI SUBISCONO MUTILAZIONI GENITALI

Secondo l’Unicef, nel mondo almeno 200 milioni di donne e bambine hanno subito mutilazioni genitali femminili. Tra le vittime, 44 milioni sono bambine e adolescenti fino a 14 anni; in questa fascia di età, la prevalenza maggiore è stata riscontrata in Gambia, con il 56%, in Mauritania con il 54% e in Indonesia, dove circa la metà delle adolescenti (con un età fino a 11 anni) ha subito mutilazioni. I paesi con la più alta prevalenza tra le ragazze e le donne tra i 15 e i 49 anni sono la Somalia (98%), la Guinea (97%) e Djibouti (93%).

IN ITALIA LE DONNE SOTTOPOSTE A MUTILAZIONE SONO CIRCA 80MILA

Ma non bisogna andare tanto lontano. Le mutilazioni genitali sono una barbarie perpetrata anche nel nostro paese per via del fenomeno delle migrazioni. Secondo Action Aid, le mutilazioni genitali vengono praticate illegalmente anche presso le comunità migranti che risiedono in Italia. Uno studio coordinato dall’Università degli Studi Milano-Bicocca, in Italia le donne sottoposte a mutilazione sono tra le 61mila e le 80mila. Il gruppo più numeroso è quello nigeriano, seguito da quello della comunità egiziana. Quanto alla prevalenza del fenomeno all’interno delle singole comunità, per le donne somale si rileva una prevalenza dell’83,5%, per la comunità nigeriana 79,4%, per le donne provenienti dal Burkina Faso 71,6%, per quelle egiziane 60,6%, quelle eritree 52,1%.

LE MUTILAZIONI GENITALI POSSONO PORTARE ALLA MORTE

Oltre che umilianti, le mutilazioni genitali sono estremamente dolorose. Secondo l’Unicef, le bambine che vi sono sottoposte possono morire per cause che vanno dallo shock emorragico a quello neurogenico, cioè provocato dal dolore e dal trauma, fino all’infezione generalizzata (sepsi). Per tutte, l’evento è un grave trauma: molte bambine entrano in uno stato di shock a causa dell’intenso dolore e del pianto irrefrenabile che segue. Conseguenze di lungo periodo sono la formazione di ascessi, calcoli e cisti, la crescita abnorme di tessuto cicatriziale, infezioni e ostruzioni croniche del tratto urinario e della pelvi, forti dolori nelle mestruazioni e nei rapporti sessuali, maggiore vulnerabilità all’infezione da Hiv, epatite e altre malattie veicolate dal sangue, infertilità, incontinenza, maggiore rischio di mortalità materna per travaglio chiuso o emorragia al momento del parto.


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