L’esperienza più bella che una donna possa mai provare in tutta la sua vita non deve necessariamente essere anche la più dolorosa. Si può infatti godere appieno ogni istante della nascita del proprio figlio, grazie all’analgesia epidurale che allevia i dolori tipici del travaglio. Richiederla non dovrebbe quindi far sentire in colpa le future mamme e i medici sono tenuti a condannare il mito secondo il quale un parto doloroso è meglio per le mamme e per i bambini.

E’ di questo che si discuterà il mese prossimo, nel Regno Unito, in occasione del meeting della Royal Society of Medicine.

ALLEVIARE DOLORE DURANTE TRAVAGLIO FA BENE ANCHE AL BAMBINO «Abbiamo deciso che è giunto il momento di dire alle donne che non devono vergognarsi se vogliono sfruttare l’analgesia epidurale», ha detto al The Sunday Times, Felicity Plaat, presidente dell’Obstetric Anaesthetists’ Association.

Nel corso del meeting gli specialisti discuteranno di come il dolore aumenta la quantità di lavoro che il corpo deve fare durante il travaglio e che può potenzialmente aumentare il livello degli ormoni dello stress nel corpo. E, anche se questo può non avere conseguenze a lungo termine sulle donne e i bambini sani, potrebbe invece essere dannoso per le donne affette da determinate condizione mediche e sui bambini nati con alcune vulnerabilità.

Uno studio dell’University of Pittsburgh Medical Centre ha suggerito infatti che più si soffre durante il parto, maggiori sono le probabilità che la donna soffra di depressione nei mesi successivi.

L’ANALGESIA EPIDURALE RENDE LE CONTRAZIONI PERCEPIBILI MA NON DOLOROSE

Ma per vincere i pregiudizi e le paure riguardo all’analgesia epidurale, è bene capire cos’è, come funziona e agisce, e quali sono gli eventuali rischi.

«L’analgesia epidurale è una tecnica sicura che consente di controllare il dolore del travaglio e del parto», spiega Gaetano Draisci, direttore UOC di Anestesia in Ostetricia e Day Surgery del Policlinico Agostino Gemelli di Roma.

«Questa tecnica è efficace perché rende le contrazioni uterine percepibili in modo non doloroso. E’ sicura per la mamma e per il bambino, è flessibile per la possibilità di modulare l’analgesia ed è rispettosa delle dinamiche fisiologiche del travaglio.

Il momento ideale per sottoporsi a questa procedura può variare da donna a donna, tuttavia si preferisce l’inizio della fase attiva del travaglio. «La tecnica consiste nel posizionamento di un sottile cateterino - spiega Draisci - attraverso un ago introduttore, nello spazio epidurale. Tutto ciò richiede pochi minuti ed avviene con procedura sterile ed in anestesia locale a livello delle ultime vertebre lombari. Attraverso il cateterino si iniettano i farmaci analgesici il cui effetto inizia dopo circa dieci minuti e permane per tutta la durata del travaglio senza compromettere la deambulazione e la partecipazione attiva nella fase espulsiva del parto».

L’effetto antalgico si accompagna inoltre ad un miglioramento della respirazione materna e conseguentemente ad una migliore ossigenazione fetale.

EPIDURALE INDICATA PER LE DONNE IPERTESE E DIABETICHE

Dato il controllo ottimale del dolore, l’analgesia epidurale è particolarmente indicata in pazienti ipertese, diabetiche o con altre patologie in cui risulti utile il controllo dello stress. «In caso di necessità - precisa Draisci - il cateterino epidurale consente anche di convertire l’analgesia in una vera e propria anestesia per un eventuale taglio cesareo».

Alcuni effetti collaterali, possono essere cefalea e indolenzimento lombare, ma si risolvono in pochi giorni. «La tecnica è sicura e le complicanze più gravi sono molto rare», precisa Draisci. Si parla di un caso su 250mila. E’ sconsigliata alle donne con malattie emorragiche, in terapia anticoagulante e con pregressi interventi sulla colonna vertebrale.

IN ITALIA L’ANALGESIA EPIDURALE NON E’ GARANTITA A TUTTE LE DONNE Nonostante l’analgesia epidurale per il travaglio sia una procedura ormai consolidata in tutti i paesi più sviluppati, in Italia si pratica ancora molto poco. Non tutte le sale parto infatti mettono a disposizione delle partorienti questa procedura. In alcune addirittura si deve pagare per poterne usufruire.

Specialmente al Sud, dove si è lontani dal cosiddetto «golden standard» che prevede l’utilizzo dell’analgesia per almeno il 30 per cento delle partorienti.

L’epidurale per il travaglio è stata inserita nei nuovi Lea, i livelli essenziali di assistenza che tutte le Regioni devono garantire ai cittadini. Ma è ancora tutta teoria e poi tocca alle amministrazioni decidere in quale ospedali rendere disponibile il servizio. E non tutte le amministrazioni sono sensibili all’argomento. «Il problema è che si tratta di una procedura costosa che non tutti gli ospedali possono offrire», dice Draisci. «Al Policlinico Gemelli la parto- analgesia, ad esempio, viene garantita 24 ore su 24», aggiunge.

C’è poi ancora un grosso ostacolo culturale, ovvero il pregiudizio secondo il quale le donne che scelgono l’epidurale non sono buone mamme. Oppure che preferiscono prendere scorciatoie, rinunciando a vivere il travaglio e il parto nel modo più naturale possibile. Lo stesso pregiudizio a cui i medici britannici hanno dichiarato guerra.


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