Utilizzando dei nanodischi sintetici mille volte più piccoli della sezione di un capello, i ricercatori sono riusciti ad insegnare al sistema immunitario di topi con melanoma e tumore al colon a riconoscere e attaccare più efficacemente le cellule maligne.
L’immunoterapia oncologica è la frontiera della lotta al cancro. I vaccini terapeutici consistono in una certa quantità di biomarcatori tumorali che, introdotti nell’organismo, insegnano alle cellule del sistema immunitario a riconoscerli e quindi combatterli. I dischetti, creati dai ricercatori dell’Università del Michigan e descritti sulle pagine di Nature Materials, hanno le dimensioni dell’ordine del miliardesimo di metro e sono costituiti da lipoproteine sintetiche caricate con antigeni specifici per le cellule tumorali degli animali.
«Con questi nanodischi, stiamo educando il sistema immunitario ad attaccare il tumore in modo personalizzato» ha spiegato James Moon del dipartimento di ingegneria biomedica. Gli autori dello studio hanno visto che il 27% delle cellule T si è attivato contro il tumore (melanoma e tumore del colon) e, in combinazione con inibitori del checkpoint immunitario (o immune checkpoint inhibitors, ovvero anticorpi monoclonali in grado di riattivare il sistema immunitario), sono state in grado di combatterlo e farlo scomparire in 10 giorni. Non solo.
Le difese così messe in campo non vengono dimenticate dall’organismo e il vaccino è stato capace di prevenire la crescita tumorale quando, a distanza di 70 giorni, i ricercatori hanno iniettato negli animali delle cellule maligne. L’immunità a lungo termine ha efficacemente combattuto il tumore. «Questo suggerisce che le cellule “ricordano” a lungo» ha detto Rui Kuai del dipartimento di scienze farmaceutiche dell’Università del Michigan e responsabile dello studio.
Si tratta di studi condotti su topi, ma i risultati sono già alquanto promettenti tanto che i ricercatori sono fiduciosi su un loro trasferimento sugli umani. Nel frattempo, gli scienziati sono già al lavoro per testare i nanodischi su altri animali.
Oggi è possibile creare delle biomolecole dalle forme e strutture diverse, alla cui superficie può essere ancorato del materiale organico o inorganico per permettere il passaggio della membrana cellulare e il riconoscimento dello specifico bersaglio da aggredire. In altri casi, le biomolecole vengono create per il trasporto e il rilascio controllato dei farmaci (ma anche di concentrazione e permanenza in circolo). In questo modo, oltre ad una maggiore efficacia e precisione, i nanofarmaci garantiscono una riduzione della tossicità sistemica e un aumento di quella specifica per le cellule tumorali.
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