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Il via è previsto per oggi 26 maggio e lo stop per il 24 giugno.

Inizia il Ramadan, il mese di festa che i musulmani celebrano con l’inversione del ritmo sonno-veglia e con un profondo cambiamento delle abitudini alimentari. Ma se nei Paesi d’origine il nono mese del calendario lunare coincide con un rallentamento dei ritmi lavorativi, per i quasi due milioni di seguaci di Allah che vivono nel nostro Paese è più difficile conciliare i dettami della religione con la necessità di portare avanti gli impegni quotidiani.

Si mangia prima dell’alba o dopo il tramonto

Durante questo periodo, nelle ore diurne, non è infatti concesso consumare cibo e bevande. Né prendere medicinali o fumare. Sono consentiti invece due pasti: al tramonto («iftar») e prima dell’alba («suhoor»). Per il primo, si può bere acqua e si possono mangiare yogurt e frutta fresca. Per il secondo, generalmente si portano a tavola tre portate.

In Italia il tramonto arriva dalle due alle quattro ore dopo quello di Tunisi o Marrakech. Un aspetto che dilata i tempi del digiuno anche fino a sedici ore, rendendo più difficile seguire il Ramadan in concomitanza con un regime lavorativo standard. La sua «interruzione» rappresenta un momento di convivialità e di festa, che porta a un elevato consumo di alimenti zuccherini tipo datteri, miele, dolci e bibite analcoliche.

Ma il Ramadan non è per tutti

Il Ramadan, comunque, non è per tutti. Le autorità religiose islamiche consentono infatti l’esenzione dal digiuno a persone malate o in particolari situazioni. Una variazione al programma che nasce dalle esigenze di tutela della salute. «Tutte le malattie o le fasi della vita che pongono la stessa a rischio non sono compatibili con il digiuno», afferma Foad Aodi, medico musulmano e presidente dell’Associazione medici di origine stranieri (Amsi). «Motivo per cui alle persone con problemi cardiovascolari, tumori, malattie del sistema immunitario, diabete e alle donne in gravidanza si raccomanda di evitare il digiuno. Vanno valutati singolarmente, invece, i pazienti con insufficienze renali, epatiche e respiratorie. Il consiglio, in questi casi, è quello di sentire il proprio medico ed evitare il fai da te».

Benefici potrebbero invece emergere nelle persone che presentano alcuni fattori di rischio cardiovascolare: come l’ipertensione e l’ipercolesterolemia. In questo caso, ma la decisione deve sempre passare al vaglio di uno specialista, il digiuno può avere anche effetti benefici sulla riduzione del rischio.

Focus sul diabete di tipo 2

Nel mondo ci sono circa 1,5 miliardi di musulmani: quasi un quarto della popolazione mondiale. di questa quota, il 4,6 per cento risulta affetto da diabete di tipo 2. E cinquanta milioni, ma è soltanto una stima, sarebbero i musulmani diabetici che seguono alla lettera il Ramadan: nonostante l’esenzione concessa. Da qui la scelta della Società Italiana di Diabetologia (Sid) di redigere un documento su diabete e Ramadan. «Vogliamo che sia uno strumento utile ai diabetologi per favorire una piena integrazione socio-sanitaria e il rispetto della libertà di culto», afferma Giorgio Sesti, ordinario di medicina interna all’Università di Catanzaro e presidente della Sid. Ancora più a rischio sono considerati i diabetici di tipo 1, a cui si raccomanda di non seguire il digiuno del Ramadan.

Diabete e Ramadan: come comportarsi a tavola?

L’attenzione è puntata sulle oscillazioni dei valori di glicemia. Il consumo di pasti ipercalorici al tramonto, gli spuntini ricchi in carboidrati raffinati e zuccheri durante il periodo che va dal tramonto all’alba, il consumo di elevate porzioni di cibo ad alto indice glicemico e di cibi fritti e la riduzione dell’attività fisica potrebbero contribuire a instaurare uno stato di iperglicemia.

A controbilanciarla, invece, altri comportamenti: a partire dal lungo digiuno tra i due pasti principali. Da qui i consigli dei diabetologi italiani. Andrebbero consumati almeno 130 grammi di carboidrati al giorno, meglio se a basso indice glicemico: come quelli contenuti in cereali integrali, legumi, frutta e verdura.

Standard deve rimanere l’apporto di fibre: tra 25 e 30 grammi al giorno. Quanto alle proteine, rispetto al resto della popolazione, si consigliano un consumo leggermente più elevato: 1,2 grammi al giorno per chilo di peso corporeo.

Fondamentale è infine bere acqua, mentre andrebbe ridotto il consumo di caffè, tè e cola: in ragione del loro effetto diuretico che rischia di accelerare la disidratazione. Quanto al primo pasto della giornata, meglio consumarlo il più tardi possibile: in modo da accorciare il periodo di digiuno. Cosa portare a tavola? Più proteine e grassi, per ridurre il rischio di iperglicemia e favorire un maggiore senso di sazietà. Infine gli spuntini: si a uno o due al giorno con frutta fresca, noci o verdura.

Twitter @fabioditodaro

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