Perdono tanti chili: naturalmente o dopo essere ricorsi alla chirurgia bariatrica. Ma una volta ritrovata la sintonia con la bilancia, molti ex obesi possono avvertire la necessità di un ulteriore ritocco, questa volta di natura estetica.

Si spiega così il crescente aumento degli interventi di rimodellamento corporeo realizzati lungo la penisola. «L’incremento della domanda deriva essenzialmente da due fattori: da una parte l’aumento della popolazione obesa, dall’altra le nuove tecniche della chirurgia bariatrica che hanno determinato un ampliamento del numero di pazienti operabili», afferma Adriana Cordova, responsabile dell’unità operativa di chirurgia plastica della mammella al policlinico Paolo Giaccone di Palermo e presidente della Società italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica.

In sintesi, rispetto al passato ora sono di più le persone che in seguito a importanti dimagrimenti sentono la necessità di eliminare i tessuti di rivestimento in eccesso, desiderando un corpo più armonioso.

La classifica degli interventi

Il punto su questa branca della chirurgia plastica, che si occupa di pazienti dimagriti anche di 40-50 chili, è stato fatto nel corso del congresso nazionale dell’Associazione Italiana Chirurgia Estetica dell’Obesità, svoltosi a Torino. Si tratta di interventi che sono determinati da esigenze funzionali, ma che riescono anche a determinare un miglioramento estetico.

I tessuti molli e svuotati infatti limitano i movimenti e rendono difficile la cura dell’igiene personale, interferendo con le normali attività quotidiane. In base ai risultati raccolti attraverso un sondaggio condotto tra gli specialisti, l’intervento più eseguito sugli ex obesi è la lipoaspirazione, seguito dall’addominoplastica (con cui si rimodella l’addome) e dalla mastopessi (lifting del seno).

A giustificare il «successo» della lipoaspirazione, il fatto che questo intervento sia spesso eseguito in abbinata con quelli di rimodellamento, migliorando ulteriormente il risultato finale.

«In ogni caso, il percorso chirurgico che permette a un ex obeso di riacquistare una figura armonica a una piena funzionalità avviene in più tappe - puntualizza Cordova -. Gli interventi da sostenere sono diversi e, sempre in nome della sicurezza, non possono avere luogo nella stessa seduta operatoria».

La necessità di affidarsi a mani esperte

Dal confronto scientifico è emerso l’aumento degli interventi eseguiti presso strutture convenzionate con il servizio sanitario nazionale. Con differenze da Regione a Regione, gli interventi sugli ex-obesi sono generalmente a carico del Servizio Sanitario Nazionale.

«Il 43 per cento dei chirurghi plastici che intervengono sugli ex-obesi lavora in ospedale e il 40 per cento in una struttura convenzionata - dichiara Maria Alessandra Bocchiotti, chirurgo plastico all’ospedale San Lazzaro di Torino -. Due anni fa i chirurghi che operavano in ospedale erano il 60 per cento. Questa variazione ci fa capire che le strutture pubbliche non riescono a soddisfare la domanda, anche in considerazione degli altri compiti in capo ai reparti di chirurgia plastica: con in cima alla lista la ricostruzione post-trauma e post-oncologica, mammaria in particolare.

L’aumento della disponibilità delle strutture convenzionate è una delle risposte per tenere sotto controllo l’allungarsi delle liste d’attesa».

In ogni caso, soprattutto se ci si rivolge a una struttura privata, bisogna essere certi dell’esperienza del team chirurgico. «L’ex obeso è un paziente difficile, che ha il 30 per cento di possibilità in più di incorrere in complicanze e ha spesso una lunga storia di sofferenza alle spalle. Occorre migliorare l’informazione, la preparazione e rendere più facilmente accessibile il percorso diagnostico e terapeutico».

Twitter @fabioditodaro


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