Prima il biologico. Poi il naturale e il vegano. A seguire il senza glutine. Cronologicamente, è stata questa la progressione delle diverse mode alimentari.

Ma a differenza delle prima, l’ultima sdogana nei confronti dell’intera popolazione un regime dietetico che in realtà è una terapia. A seguirla dovrebbero essere soltanto i celiaci: poco più di centonovantamila censiti in Italia, molti di più secondo l’Associazione Italiana Celiachia (Aic), che da anni combatte contro il dilagare di una tendenza che si porta dietro una pericolosa ripercussione . Ovvero: la dissipazione del valore di una dieta che equivale a un farmaco, con il rischio che la stessa possa essere messa in discussione anche ai piani alti dello Stato.

Le iniziative in programma nella settimana dedicata alla celiachia

Ruoterà attorno a questo tema la Settimana Nazionale della Celiachia, in programma dal 13 al 21 maggio (www.settimanadellaceliachia.it).

L’associazione dei pazienti, per l’occasione, ha deciso di farsi supportare dall’Associazione Nazionale dei Dietisti (Andid). Obiettivo: fare corretta informazione ed educazione in tema alimentare. Online sarà possibile rivolgere domande a medici e dietiste, a disposizione dei cittadini attraverso mail e chat. Ma l’occasione sarà utile anche per pubblicare la guida «Sport e Celiachia», che il comitato scientifico dell’Aic ha redatto per spiegare come anche i celiaci possano mettere in pratica le regole per una buona salute. La pubblicazione sarà scaricabile gratuitamente online (www.celiachia.it).

Smentiti i benefici della dieta gluten-free per il cuore

Una buona educazione alimentare sul tema non può prescindere dalla considerazione che la dieta senza glutine è l’unico strumento terapeutico a disposizione dei celiaci. Ma le scelte compiute da molti vip stanno condizionando sempre più persone, portandole ad adottare una dieta senza glutine senza che ce ne sia bisogno. In cambio si promettono chili in meno e un generico benessere diffuso. «Eppure non c’è una ricerca che dimostri queste ipotesi», mette in guardia Guido Di Fabio, presidente dell’Associazione Italiana Celiachia. Anzi, le evidenze spesso dicono il contrario. Come evidenziano dati appena pubblicati dal «British Medical Journal», «l’esclusione del glutine nei non celiaci non riduce il rischio cardiovascolare, come alcuni sostenevano ritenendo che incrementasse il livello generale di infiammazione anche in chi non è intollerante», aggiunge Marco Silano, direttore del dipartimento nutrizione dell’Istituto Superiore di Sanità e coordinatore del board scientifico dell’Aic. «Gli autori hanno scoperto che l’alimentazione gluten-free nei non celiaci si associa a una riduzione del consumo di cereali integrali, con possibili effetti negativi proprio sul rischio cardiovascolare».

Dieta senza glutine salvavita per i celiaci

La dieta senza glutine è invece essenziale per i pazienti celiaci. In Italia si stimano circa seicentomila casi: pari all’un per cento della popolazione. Ma i diagnosticati, a oggi, sono meno di un terzo. Ciò equivale a dire che sette celiaci su dieci non sanno di esserlo, mentre una quota più corposa della popolazione si «innamora» del senza glutine senza in realtà averne bisogno.

Una tendenza che rischia di svilire un approccio terapeutico: l’unico in grado di concedere ai pazienti una convivenza pacifica con la malattia, che in quanto cronica non è al momento guaribile. Di Fabio ricorda che «il Servizio Sanitario Nazionale eroga ai pazienti celiaci i prodotti dietetici senza glutine fino a un tetto massimo di spesa pari, in media, a 90 euro al mese per paziente». U

Una tutela che i celiaci hanno ottenuto non in maniera così agevole, come sembra essere oggi. «La moda dei cibi gluten-free può portare a ritardo o a mancate diagnosi, in quanto chi si mette a dieta senza glutine, senza una diagnosi precisa, rischia di vanificare la possibilità di scoprire se la celiachia sia la vera causa dei propri malesseri», chiosa il numero uno dell’Aic. Detto ciò, la dieta dei celiaci può essere impreziosita dal ricorso ad alimenti naturalmente privi di glutine, di cui però non sempre ci si ricorda.

«È il caso del mais, del riso, del grano saraceno, del miglio, della quinoa e di altri cereali minori o pseudocereali -fa il punto la dietista Ersilia Troiano, presidente dell’Andid -. A ciò occorre aggiungere verdura, frutta, legumi, latte e derivati, uova, carne e pesce che, se non trattati o accompagnati con derivati del frumento, possono tranquillamente fare parte della dieta di un celiaco. A casa è abbastanza semplice preparare pasti senza glutine, quando invece si mangia fuori occorre fare particolare attenzione, spiegando la propria condizione e informandosi sugli ingredienti dei piatti».

Sono comunque ormai più di quattromila i ristoranti, le pizzerie, gli alberghi, le gelaterie, i laboratori artigianali che, in tutta Italia, assicurano pasti idonei ai celiaci .

Twitter @fabioditodaro


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