Fa malissimo. Per alcuni è come se il tallone e il calcagno venissero trafitti da una lama, specialmente al risveglio o quando si cambia posizione. E’ la tallonite o talagia plantare, un’infiammazione che colpisce l’area del retropiede inferiore, cioè la zona sotto il calcagno. Può interessare un solo tallone o entrambi. Generalmente, la tallonite è più frequente negli uomini con un’età compresa tra i 40 e i 70 anni e in sovrappeso. Ma colpisce anche le donne, specialmente coloro che hanno l’abitudine a indossare tacchi alti. In effetti, tra le principali cause della tallonite c’è proprio la postura errata, molto spesso legata a scarpe inadeguate. Oltre i tacchi alti, tra i responsabili ci sono anche le scarpe sportive. Altra causa può essere la “tendinopatia inserzionale”, un’infiammazione causata dagli sport nei quali viene sollecitata la zona del tallone e del calcagno. Poi ci sono fattori di rischio quale sovrappeso e obesità. E infine la tallonite può essere legata a varie patologie: dall’artrosi a malattie metaboliche, come la gotta.

RIPOSO PER 15 GIORNI E IMPACCHI DI GHIACCIO

Considerate le molteplici cause diventa importante diagnosticare il prima possibile l’origine dell’infiammazione attraverso una visita specialistica. Gli esami che di solito vengono richiesti sono: esame radiografico e posturale, ecografia e risonanza magnetica. Una volta individuata la malattia e la causa, si può procedere con le terapie che possono variare. «Solitamente si rende necessario un riposo dell’area interessata per 15 giorni, arco temporale in cui generalmente la tallonite evolve verso la guarigione», spiegano gli esperti di Humanitas Gavazzeni.

Nel frattempo si possono applicare impacchi ghiacciati sull’area interessata. In generale, è sconsigliato l’utilizzo indiscriminato di farmaci antinfiammatori o analgesici. A volta lo specialista può consigliare l’uso di pomate o gel antinfiammatori. «Nei casi più gravi si interviene con trattamenti specifici, come la mesoterapia, le infiltrazioni e la fisioterapia. Si ricorre all’intervento chirurgico - spiegano gli specialisti - solo in presenza di fascite plantare o di borsite particolarmente serie o irreversibili».

SI PUO’ PREVENIRE CON CONTROLLO DEL PESO E SCARPE ADATTE

Ma la miglior cosa che si può fare contro la tallonite è prevenirla. In primis, evitando di mette su troppo peso e poi evitando di indossare calzature poco adatte, con la suola troppo rigida o eccessivamente bassa, che non sostiene il piede nei suoi movimenti e nelle sue molteplici attività. Altro accorgimento: fare stretching prima di fare attività fisica. Inoltre, «è di fondamentale importanza riconoscere se vi siano deformità a carico del piede, per esempio piattismo o cavismo, e, se possibile, correggerle in modo adeguato con ortesi personalizzate con impronta, ovvero i cosiddetti plantari, inserite in calzature idonee», spiega Maria Cristina d’Agostino, specialista ortopedico e responsabile del Centro Terapia Onde d’Urto dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano).

«I plantari possono ridurre il rischio di recidiva dopo guarigione da fascite plantare, o potenzialmente ridurne il rischio di insorgenza nei soggetti predisposti», aggiunge.

SCARPE CONTENITIVE E CON UN PO’ DI TACCO PER LE DONNE

«Nel caso in cui non si abbiano particolari problemi ai piedi, invece, è sempre buona norma indossare scarpe comodamente contenitive, ovvero che sostengano il piede ma senza costrizione; per le donne possono essere utili pochi centimetri di tacco», dice d’Agostino.

«È importante prediligere calzature con suola adatta a una corretta deambulazione, ovvero non troppo sottile, ma neanche troppo rigida. Il discorso acquista particolare importanza, ovviamente, se trasferito in ambito di calzatura sportiva, ove le prestazioni richieste al piede sono più elevate», aggiunge.

Infine è importante, soprattutto nei soggetti predisposti o negli sportivi dedicarsi giornalmente «a pochi minuti di stretching e di allenamento propriocettivo di piede e caviglia per ridurre il rischio di insorgenza di patologie infiammatorie a carico della fascia plantare», conclude d’Agostino.

Fa malissimo. Per alcuni è come se il tallone e il calcagno venissero trafitti da una lama, specialmente al risveglio o quando si cambia posizione. E’ la tallonite o talagia plantare, un’infiammazione che colpisce l’area del retropiede inferiore, cioè la zona sotto il calcagno. Può interessare un solo tallone o entrambi. Generalmente, la tallonite è più frequente negli uomini con un’età compresa tra i 40 e i 70 anni e in sovrappeso. Ma colpisce anche le donne, specialmente coloro che hanno l’abitudine a indossare tacchi alti. In effetti, tra le principali cause della tallonite c’è proprio la postura errata, molto spesso legata a scarpe inadeguate. Oltre i tacchi alti, tra i responsabili ci sono anche le scarpe sportive. Altra causa può essere la “tendinopatia inserzionale”, un’infiammazione causata dagli sport nei quali viene sollecitata la zona del tallone e del calcagno. Poi ci sono fattori di rischio quale sovrappeso e obesità. E infine la tallonite può essere legata a varie patologie: dall’artrosi a malattie metaboliche, come la gotta.

RIPOSO PER 15 GIORNI E IMPACCHI DI GHIACCIO

Considerate le molteplici cause diventa importante diagnosticare il prima possibile l’origine dell’infiammazione attraverso una visita specialistica. Gli esami che di solito vengono richiesti sono: esame radiografico e posturale, ecografia e risonanza magnetica. Una volta individuata la malattia e la causa, si può procedere con le terapie che possono variare. «Solitamente si rende necessario un riposo dell’area interessata per 15 giorni, arco temporale in cui generalmente la tallonite evolve verso la guarigione», spiegano gli esperti di Humanitas Gavazzeni.

Nel frattempo si possono applicare impacchi ghiacciati sull’area interessata. In generale, è sconsigliato l’utilizzo indiscriminato di farmaci antinfiammatori o analgesici. A volta lo specialista può consigliare l’uso di pomate o gel antinfiammatori. «Nei casi più gravi si interviene con trattamenti specifici, come la mesoterapia, le infiltrazioni e la fisioterapia. Si ricorre all’intervento chirurgico - spiegano gli specialisti - solo in presenza di fascite plantare o di borsite particolarmente serie o irreversibili».

SI PUO’ PREVENIRE CON CONTROLLO DEL PESO E SCARPE ADATTE

Ma la miglior cosa che si può fare contro la tallonite è prevenirla. In primis, evitando di mette su troppo peso e poi evitando di indossare calzature poco adatte, con la suola troppo rigida o eccessivamente bassa, che non sostiene il piede nei suoi movimenti e nelle sue molteplici attività. Altro accorgimento: fare stretching prima di fare attività fisica. Inoltre, «è di fondamentale importanza riconoscere se vi siano deformità a carico del piede, per esempio piattismo o cavismo, e, se possibile, correggerle in modo adeguato con ortesi personalizzate con impronta, ovvero i cosiddetti plantari, inserite in calzature idonee», spiega Maria Cristina d’Agostino, specialista ortopedico e responsabile del Centro Terapia Onde d’Urto dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano).

«I plantari possono ridurre il rischio di recidiva dopo guarigione da fascite plantare, o potenzialmente ridurne il rischio di insorgenza nei soggetti predisposti», aggiunge.

SCARPE CONTENITIVE E CON UN PO’ DI TACCO PER LE DONNE

«Nel caso in cui non si abbiano particolari problemi ai piedi, invece, è sempre buona norma indossare scarpe comodamente contenitive, ovvero che sostengano il piede ma senza costrizione; per le donne possono essere utili pochi centimetri di tacco», dice d’Agostino.

«È importante prediligere calzature con suola adatta a una corretta deambulazione, ovvero non troppo sottile, ma neanche troppo rigida. Il discorso acquista particolare importanza, ovviamente, se trasferito in ambito di calzatura sportiva, ove le prestazioni richieste al piede sono più elevate», aggiunge.

Infine è importante, soprattutto nei soggetti predisposti o negli sportivi dedicarsi giornalmente «a pochi minuti di stretching e di allenamento propriocettivo di piede e caviglia per ridurre il rischio di insorgenza di patologie infiammatorie a carico della fascia plantare», conclude d’Agostino.