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Test cognitivi prima dell’intervento chirurgico consentono di predire lo sviluppo dei tumori cerebrali nei bambini, suggerendo così le migliori strategie per combattere la malattia e limitare al minimo i danni motori o di apprendimento nei piccoli.

La scoperta che promette di ridare vita agli anni di tanti pazienti oncologici in tenera età è il frutto del lavoro di neuropsicologi e neurochirurghi pediatrici del Policlinico Gemelli di Roma, pubblicato ora dalla rivista scientifica «Child’s nervous system» e presentato a fine ottobre a Kobe in Giappone, al Congresso della società internazionale di neurochirurgia pediatrica.

Lo studio ha rilevato che una valutazione neuro-cognitiva in fase pre-operatoria consente di ipotizzare una diagnosi rispetto all’entità dei tumori cerebrali in età pediatrica, che sono un quarto di tutte le neoplasie che colpiscono i bambini, la più frequente dopo le leucemie.

Gli esperti, coordinati dalla neurospiscologa e psicoterapeuta del Gemelli, la dottoressa Daniela Chieffo, hanno effettuato una valutazione neuro cognitiva prima e dopo l’intervento su 126 piccoli pazienti affetti da astrocitoma pilocitico, medulloblastoma, ganglioglioma, Pnet e glioblastoma. Test che hanno consentito di fornire ai genitori ipotesi sulla prognosi del bambino, ossia sull’andamento della malattia, suggerendo le migliori strategie rispetto all’intervento neurochirurgico da eseguire. Non solo, «dai risultati –spiega la dottoressa Chieffo- si evince che i disturbi più significativi sono presenti in bambini con tumori di basso grado a più lenta proliferazione, mentre il bambino con istologia più aggressiva avrebbe un funzionamento maggiormente preservato e conservato».

Tutto il contrario di quello che si poteva ipotizzare. Una scoperta che ora, conoscendo meglio i meccanismi di alterazione dei circuiti responsabili delle facoltà cognitive, apre le porte a trattamenti più mirati e in grado di garantire una vita meno difficile a tanti piccolo malati oncologici.

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