Ogni anno in Italia oltre 35 mila uomini scoprono di avere un cancro alla prostata. Fortunatamente, se preso in tempo, le speranze di superare la malattia sono molto elevate. Tra le varie possibili strategie terapeutiche, soprattutto quando il tumore è ben localizzato, c’è la rimozione della prostata per via chirurgica.

Oggi questo intervento può essere effettuato in modo classico mediante l’utilizzo del bisturi, per via laparoscopica o attraverso l’utilizzo della chirurgia robotica. Quest’ultima -pur essendo più costosa- sembrerebbe essere l’approccio con meno effetti collaterali.

Un esempio? Grazie ad una tecnica operatoria messa a punto dal professor Aldo Bocciardi, Direttore del reparto di Urologia all’Ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano, oggi con il robot è possibile ridurre al 20% i casi di disfunzione erettile e al 5% quelli di incontinenza urinaria associati all’operazione.

CHE COS’È IL TUMORE DELLA PROSTATA

Il cancro della prostata è uno dei tumori più diffusi nella popolazione maschile e rappresenta circa il 15% di tutti i tumori diagnosticati nell’uomo. Quando la massa tumorale cresce i sintomi sono di origine urinaria: difficoltà e dolore quando si urina, sangue nelle urine o nello sperma, sensazione di non svuotare la vescica in modo completo sono solo alcuni dei sintomi della malattia. Attenzione però a non confondere il messaggio. Tali sintomi sono simili a quelli dell’ipertrofia prostatica, un ingrossamento benigno della prostata.

COME SI INTERVIENE

Ad oggi non c’è una regola generale nel trattamento del tumore. A seconda dell’evoluzione della malattia e dell’età del paziente l’approccio cambia. Un esempio? Soprattutto per pazienti anziani o con altre malattie gravi -o nel caso di tumori di piccole dimensioni e con basso rischio- si può scegliere di non attuare nessun tipo di terapia e aspettare monitorando la malattia. Quando la massa è circoscritta si può invece optare per la rimozione dell’intera prostata. Ciò può essere fatto sia con la chirurgia classica sia con quella assistita da robot. Diversi studi indicano che ai fini della rimozione della massa tumorale non c’è una tecnica che prevale sull’altra. La vera differenza è negli effetti collaterali post-operatori. In questo caso il robot vince.

IN COSA CONSISTE LA NUOVA TECNICA

Da diverso tempo gli urologi sono al lavoro per testare nuove possibili tecniche operatorie in grado di diminuire la possibilità di andare incontro a incontinenza urinaria e disfunzione erettile post- intervento. Una di queste è stata messa a punto dal professor Aldo Bocciardi. L’approccio è differente rispetto a tutti i metodi sino ad oggi testati: «Puntando sulle potenzialità dell’ingrandimento ottico e tridimensionale e sull’ampiezza di movimento e di rotazione del braccio robotico di DaVinci -questo il nome del robot- incidiamo il peritoneo parietale, lo strato che riveste le pareti della cavità addominale nello spazio fra la vescica e il retto, accedendo così alle vescicole seminali e alla prostata nel pieno rispetto dei fasci nervosi. In questo modo i rischi non sono del tutto debellati ma decisamente minori. L’incisione è molto ridotta quindi meno traumatica, evitando l’eccessivo sanguinamento» spiega l’esperto. In altre parole si tratta di un intervento in cui si accede alla prostata con un percorso differente.

QUALI SONO I VANTAGGI

«Attraverso un percorso che passa dietro la vescica riusciamo ad ottenere una migliore preservazione della continenza urinaria ed un migliore risparmio dei nervi deputati all’erezione. Tutto ciò rispettando la priorità oncologica di eradicazione del tumore. In generale questo intervento chirurgico si attua nei pazienti con aspettativa di vita superiore ai 10 anni» spiega Bocciardi. Ad oggi sono più di 900 le operazioni eseguite con questa modalità. I risultati indicano chiaramente che il metodo è in grado di ridurre al 20% i casi di disfunzione erettile e al 5% quelli di incontinenza urinaria. Ma le novità non finiscono qui: il robot è sì costoso ma in un ottica a lungo termine il suo utilizzo potrebbe permettere di risparmiare. «Il paziente operato con il DaVinci viene dimesso dall’ospedale dopo soli 3 giorni. Con la chirurgia tradizionale “a cielo aperto” la degenza era di 8-10 giorni» conclude Bocciardi.

Twitter @danielebanfi83


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