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Ha la «i» davanti, come si fa per cellulari e tablet della famiglia Apple. Ma «iBreastExam», questo il nome del dispositivo, non ha nulla a che vedere con la comunicazione del terzo millennio. Si tratta di un supporto palmare senza fili in ceramica messo a punto per identificare i noduli al seno non palpabili in pochi minuti, senza radiazioni e dolore per le pazienti. Lo hanno realizzati Mihir Shah e Matthew Campisi, due ingegneri biomedici decisi a ridurre il gap di diagnosi del più diffuso tumore femminile nei Paesi meno sviluppati.

L’esame può essere eseguito in cinque minuti, sostenendo una spesa minima: compresa tra uno e cinque dollari. E i risultati è possibile custodirli in una app, in modo da poter anche effettuare nel tempo un confronto con i controlli precedenti. «iBreastExam» è attualmente in uso in Messico, Nepal, Myanmar, Indonesia, Oman e Botswana. Ma nei prossimi dodici mesi, i suoi sviluppatori vorrebbero portarlo anche in altri Paesi del sud-est asiatico e in Africa.

Opportunità per i Paesi in via di sviluppo

L’efficacia di «iBreastExam» è stata testata in diversi trial clinici, l’ultimo dei quali pubblicato sul «World Journal of Surgical Oncology»: elevatissima la sensibilità mostrata dal dispositivo, confermata nei casi sospetti dai successivi riscontri ottenuti attraverso ecografia, mammografia e biopsia.

Secondo gli esperti, «iBreastExam» rappresenta una grande opportunità per tutti quei contesti in cui la consapevolezza dell’importanza della diagnosi precoce non è ancora diffusa, laddove le risorse economiche sono limitate e nei confronti di quelle che donne che «sfuggono» alla mammografia per paura delle radiazioni, per evitare il dolore o per qualsiasi altra ragione: dalla mancanza di possibilità economiche alla presenza di un sistema sanitario lacunoso.

«iBreastExam», secondo gli esperti, potrebbe essere utilizzato anche dai medici di base durante un controllo di routine: questo è al momento l’uso che si fa in India, giusto per citare una nazione in cui non esistono programmi di screening rivolti alla popolazione e ogni anno settantamila donne muoiono per un tumore al seno (sopravvivenza al 66 per cento).

Una sorta di pre-screening , che porterebbe all’identificazione delle masse sospette da indagare ulteriormente: in ospedale, a questo punto.

«iBreastExam» non sostituisce la mammografia

Il responso del dispositivo è privo di fraintendimenti: se sulla app si accende la luce verde il tessuto mammario è considerato sano, la spia rossa indica la necessità di effettuare ulteriori accertamenti, a quel punto da uno specialista. Gli esperti sono d’accordo rispetto all’opportunità concessa da «iBreastExam», il cui eventuale utilizzo in Italia non andrebbe comunque a interferire con i programmi di screening rivolti all’intera popolazione che prevedono l’offerta di una mammografia : considerato lo standard per la diagnosi del tumore al seno nelle donne adulte. Il suo utilizzo va nella direzione della messa a punto di approcci diagnostici sempre meno invasivi e, come tali, da favorire in un approccio su larga scala. Sempre con la speranza, in un giorno non troppo lontano, di poter arrivare a riconoscere un caso sospetto attraverso un semplice prelievo di sangue.

Twitter @fabioditodaro