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È considerato l’elisir di lunga vita: per la salute cerebrale e di conseguenza per quella di qualsiasi individuo. Quando si parla di plasticità neuronale, si intende la capacità del tessuto che compone il sistema nervoso di modificare le relazioni tra i singoli neuroni: attraverso l’eliminazione di alcune sinapsi e la formazione di nuove. Il processo risente anche dell’esperienza, ma fino a pochi anni fa si era convinti che s’esaurisse nel corso dell’infanzia. O che, tutt’al più, potesse andare avanti fino all’adolescenza. Un’ipotesi da riconsiderare, a questo punto.

Il cervello è «plastico» fino a 30 anni

A consigliare maggiore prudenza è uno studio pubblicato sulla rivista «Science». Come risultato della ricerca, viene messa in relazione la capacità dell’essere umano di riconoscere i volti con lo sviluppo anatomico di una regione specializzata della corteccia cerebrale, individuabile nella faccia inferiore del lobo temporale. L’analisi, realizzata mediante tecniche di risonanza magnetica, ha permesso di verificare come un’abilità sempre maggiore nel riconoscimento dei volti si associ a un aumento delle dimensioni di questa regione del cervello. Un processo che ha inizio dall’infanzia e si protrae fino quasi ai trent’anni: ben oltre quella che era considerata la soglia massima.

«Questo studio è la prova che la plasticità del cervello continua per molti anni dopo la nascita - afferma Stefano Cappa, ordinario di neuroscienze cognitive all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e membro della Società Italiana di Neurologia -. Il fatto che l’aumento delle dimensioni del cervello sia specifico della parte che interessa il riconoscimento dei volti conferma il ruolo centrale che la capacità di riconoscere gli altri ha per la nostra specie, nello sviluppo delle relazioni sociali».

La ricerca

I ricercatori - Università di Stanford, in collaborazione con i colleghi tedeschi del centro di ricerca in neuroscienze Julich - hanno reclutato 22 bambini e 25 adulti, scansionando il loro cervello con una risonanza magnetica funzionale. Nell’analisi dei risultati, gli scienziati si sono concentrati soprattutto sulla circonvoluzione fusiforme del lobo temporale, che contiene le zone deputate al riconoscimento dei numeri, delle parole e dei volti. Confrontando l’estensione di questa area in bambini e adulti, i ricercatori hanno notato che la dimensione è crescente fino al raggiungimento dell’età adulta.

Dopodiché hanno esaminatopost-mortem il tessuto cerebrale di dieci adulti, trovando conferma all’ipotesi che l’estensione della circonvoluzione fusiforme del lobo temporale aumenta con l’età. Almeno fino a un certo punto della vita, ovvero: 25-30 anni. In un quarto di secolo il cervello aumenta di dimensioni e le sinapsi si rimodellano: anche attraverso la «potatura» di alcuni circuiti neurali, un processo necessario a rendere più efficienti funzioni come la pianificazione e il processo decisionale.

Informazioni utili anche per lo studio dell’invecchiamento

Lo studio ha due limiti: l’esiguità del campione osservato e il tetto massimo d’età, posto a 28 anni. Al momento non ci sono dati per affermare cosa accada da quel momento in avanti. Ma quanto osservato potrebbe tornare utile anche nello studio delle malattie neurodegenerative.

Lo stop al turnover delle sinapsi è infatti considerato il momento che segna l’inizio del processo di invecchiamento cerebrale. C’è un modo per fare sì che questo momento si registri il più in là possibile nel corso della vita? In che modo, eventualmente? Non è ancora dato saperlo, ma l’aver scoperto che la plasticità del cervello si mantiene fino alla terza decade di vita è un risultato che fa già ben sperare.

Twitter @fabioditodaro

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