CIFRE
Numeri molto bassi, se si tiene anche conto del fatto che in quel 3 per cento non ancora vaccinato vanno inseriti anche coloro che magari si sono trasferiti in un’altra città, che saranno vaccinati in queste ore o che, per ragioni di salute, sono esenti dall’obbligo della vaccinazione. Su Roma, la città di Virginia Raggi, sono circa 6 mila. Tanti? No, perché poi al Dipartimento scuola di Roma hanno già un elenco molto più ristretto, che fa la scrematura dei bambini che compaiono nel 3 per cento non ancora in regola, ma hanno comunque già iniziato il percorso vaccinale. Una stima prevede che i no vax in realtà sono molti di meno, 360. Il caos, insomma, è più nella mente dei politici, i genitori hanno saputo organizzarsi per tempo.
E le altri regioni? Le percentuali non si discostano di molto. Prendiamo l’Emilia-Romagna, dove gli ultimi dati disponibili, calcolati però a settembre 2017, sono molto simili a quelli del Lazio: «Nella nostra regione la copertura al 96,6% per tutte e quattro le vaccinazioni obbligatorie introdotte dalla normativa regionale (difterite, tetano, poliomielite ed epatite B). Oltre la soglia di sicurezza del 95% indicata dall’Oms». Anche l’Umbria viaggia su percentuale simili, nel caso della polio oltre il 97 per cento, mentre nella Marche per ora il dato è più basso.
Su scala nazionale e complessiva, ancora i numeri non ci sono: nei giorni scorsi l’ex presidente della Società italiana di Igiene, Carlo Signorelli, ha ipotizzato che al 10 marzo potrebbero essere 40 mila in tutta Italia i bambini non in regola, ma è una stima che si basa sul fatto che negli ultimi cinque anni circa 120 mila bambini non sono stati vaccinati per l’esavalente e quella cifra è già diminuita del 30 per cento da ottobre ad oggi.