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La varicella, malattia esantematica tipica ma non esclusiva dell’infanzia, non va sottovalutata. Essa infatti può dare origine a complicanze non banali che richiedono il ricovero in ospedale. L’incidenza della malattia è notevolmente diminuita nelle regioni che hanno introdotto la vaccinazione, anche se complessivamente in pochi sembrano esserne informati. I dati del Ministero indicano che in Italia nel 2015 solo il 30% dei bambini è stato vaccinato.

LE SCELTE DEI GENITORI

Secondo un’indagine condotta da Datanalysis per conto di GSK su 500 genitori i cui figli con varicella sono andati incontro a complicanze e conseguente ospedalizzazione, il 57% non era a conoscenza dell’esistenza di un vaccino e, tra quell’8,9% che invece lo sapeva, il 53% ha dichiarato di non averne fatto uso per “timore dei vaccini” e il 37% “perché non è un vaccino obbligatorio”. Ma l’esperienza dell’ospedalizzazione è tale, in termini di stress e di impegno, che con il senno di poi la stragrande maggioranza dei rispondenti (il 67%) consiglierebbe il vaccino.

LA MALATTIA

La varicella è una malattia infettiva estremamente contagiosa, provocata dal virus Varicella zoster (Vzv) della famiglia degli Herpes virus, e si presenta dopo un paio di settimane dal contagio con febbre e con la classica e facilmente riconoscibile eruzione cutanea che dalle classiche vescicole evolve in pustole, associate al prurito, e infine in croste. A quel punto, cessa la possibilità del contagio che era iniziata due giorni prima della comparsa dei sintomi.

LE POSSIBILI COMPLICANZE

Le complicanze più frequenti sono di tipo dermatologico, come sovrainfezioni batteriche delle pustole, ma anche polmoniti e meningo-encefaliti. Nei bambini sani, nel nostro paese, queste complicanze si presentano nel 3-5% dei casi (quindi circa 20mila all’anno) incidenza che aumenta in presenza di un quadro clinico complesso: ad esempio, «nei bambini con dermatite atopica aumenta il rischio di infezioni, in chi soffre di fibrosi cistica o nei prematuri, invece, il rischio è quello del complicanze respiratorie; negli immunocompromessi la situazione può diventare ancora più seria» spiega la professoressa Susanna Esposito pediatra del Policlinico dell’Università Statale di Milano e presidentessa dell’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici (WAidid). «I tempi di degenza possono essere anche piuttosto lunghi, con il bambino costretto all’isolamento per evitare la trasmissione della malattia».

ATTENZIONE AD ADULTI E GESTANTI

Nell’adulto, poi, dove il contagio avviene spesso sul luogo di lavoro, prevalgono le temutissime complicanze neurologiche. Se poi si tratta di una donna in gravidanza, i problemi riguardano tanto la gestante che il feto, nel quale può svilupparsi la sindrome da varicella congenita (se l’infezione è contratta nelle prime settimane di gravidanza) oppure una grave forma di varicella nel neonato (se il contagio è avvenuto negli ultimi giorni).

L’ESPERIENZA DELLE REGIONI PILOTA

Il modo per abbattere il rischio di queste complicanze è quello di prevenire il contagio. Come proteggerci dalla malattia infettiva? Con il vaccino: «In pochi sanno che abbiamo a disposizione un vaccino ben tollerato, sicuro e efficace» spiega il professor Giovanni Gabutti, ordinario di Igiene e Medicina Preventiva all’Università di Ferrara.

«L’esperienza delle Regioni pilota che hanno implementato il programma vaccinale di massa, introducendo nel proprio calendario vaccinale anche la vaccinazione anti-varicella, mostra una riduzione dei contagi e delle complicanze con ospedalizzazioni». Si tratta di Sicilia, Puglia, Toscana, Veneto Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Sardegna (seguite da Liguria, Campania e Marche): lo schema delle coperture vaccinali per vaccino antivaricella è disponibile qui (regioni) e qui (in particolare, la Fig.3) e i tassi di incidenza prima e dopo l’introduzione della vaccinazione sono disponibili qui.

IL CALENDARIO PER LE VACCINAZIONI

«I tassi di incidenza della varicella, dell’ospedalizzazione, nelle 8 Regioni italiane prima e dopo l’introduzione della vaccinazione universale indicano un calo drammatico» commenta i dati il professor Gabutti. «Queste sono le conferme che ci auguriamo consentano l’inserimento della vaccinazione per la varicella (due dosi: la prima al dodicesimo mese e la seconda intorno ai 5-6 anni) nel Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale, la cui attuazione è attesa nei prossimi mesi». Rendere obbligatoria questa vaccinazione è quanto hanno fortemente richiesto le società scientifiche di igienisti, pediatri e medici di medicina generale (SItI, SIP, FIMP e FIMMG), redattori del «Calendario per la Vita».

La vaccinazione potrebbe essere somministrata con un vaccino tetravalente (morbillo, parotite, rosolia e varicella) o con vaccino trivalente morbillo-parotite-rosolia e con quello della varicella. A chi obietta che il morbillo ha una copertura in declino (85%) Gabutti risponde che «al recente congresso SItI sono stati presentati dei dati che indicano che la varicella potrebbe fare da traino al morbillo».

RAGGIUNGERE L’IMMUNITÀ DI GREGGE

L’omogeneità dei piani regionali è fondamentale per garantire l’eradicazione della circolazione di virus e batteri responsabili delle malattie prevenibili con vaccino. Questa situazione, che va sotto il nome di «immunità di gregge» o «protezione di comunità», si raggiungere vaccinando una percentuale tale di persone (95%) da rendere difficoltoso il diffondersi dei germi da un individuo all’altro, ottenendo così il risultato di proteggere anche coloro che non sono vaccinati.

http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_tavole_20_allegati_iitemAllegati_0_fileAllegati_itemFile_3_file.pdf

http://www.epicentro.iss.it/temi/vaccinazioni/dati_Ita.asp

http://www.epiprev.it/materiali/suppl/2015/EP2015_V4S1_146.pdf

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4514224/figure/F1/

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