Quello che fino all’inizio del secolo in molti temevano di affermare, oggi non fa più paura. Almeno un terzo dei tumori che si scoprono ogni anno in Italia - 120mila casi su un totale di 366mila diagnosi effettuate nel 2016: poco più di mille al giorno - potrebbero essere prevenuti adottando uno stile di vita sano: no a fumo e alcol, più spazio alla corretta alimentazione e a uno stile di vita meno sedentario.
Gli oncologi, nella giornata mondiale dedicata alle malattie oncologiche , non si nascondono. L’obiettivo mortalità zero è ancora lontano da raggiungere, in particolare per alcuni tumori che lasciano poco scampo: come quelli al polmone, al pancreas e alle ovaie. Ma rispetto al passato, si sa che l’impegno individuale può fare la differenza.
Il ruolo della dieta e dell’attività fisica
È su questo aspetto che da tempo si battono quasi quotidianamente gli oncologi. Il loro senso di responsabilità è comprensibile, a maggior ragione in Italia, dove troppi connazionali ignorano l’impatto della prevenzione. Il Codice Europeo contro il Cancro parla chiaro ed è oggi condiviso anche dalle principali organizzazioni non profit attive nel settore. In dodici punti, nel 2014, gli esperti del Vecchio Continente hanno sintetizzato quelle che sono le evidenze condivise dalla comunità scientifica. Tre i binari lungo cui si dipanano i messaggi. Il primo - racchiuso nei punti 3, 4, 5 e 6 - rimarca il ruolo dell’alimentazione e dell’attività fisica. Più perentorie le conclusioni sulle bevande alcoliche: «Per la prevenzione del cancro è meglio non consumarne».
I fattori di rischio ambientali
Altri comportamenti a rischio - che nella giornata mondiale saranno richiamati anche sui social network con due hashtag: #WeCanICan e #WorldCancerDay - sono considerati il fumo di sigaretta, le lunghe esposizioni al sole (e alle lampade solari), a sostanze cancerogene sul luogo di lavoro e al radon tra le mura domestiche. Ci sono poi i risvolti legati al fumo, ancora sottovalutati lungo la Penisola, se più di un italiano su cinque è un fumatore abituale. Il fumo di sigaretta è il più importante fattore di rischio: nel mondo causa ogni anno cinque milioni di morti e un quinto di questi è dovuto al cancro.
Vaccinazioni e screening
Nella sfera della prevenzione primaria rientrano le vaccinazioni contro i virus dell’epatite B (per i neonati) e del papilloma umano (per gli adolescenti) e gli screening oncologici. Nei livelli essenziali di assistenza ne sono inseriti tre: la mammografia (tumore al seno), la ricerca del sangue occulto nelle feci (tumore del colon-retto) e il Pap test o la ricerca del Dna del papilloma virus (tumore della cervice uterina). La copertura degli inviti da parte dei singoli sistemi sanitari regionali non è ancora eccellente, ma d’altra parte ci sono molti italiani che vengono contattati e non aderiscono alle campagne. Nel 2015 soltanto il 55 per cento delle donne ha eseguito la mammografia, il 43 per cento (uomini e donne) ha effettuato la ricerca del sangue occulto nelle feci e il 39,8 per cento ha eseguito il Pap test.
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